"OPERAZIONE SPERANZA" |
Giugno 2001 |
Siamo partiti sabato 25 novembre 2000 di buon'ora, sotto una pioggerellina
insistente e noiosa che ci ha accompagnato fin quasi alla nostra destinazione:
Parrocchia di Don Luca a Zenica, vicino a Sarajevo, dove gli Alpini sono
impegnati nell' "Operazione Speranza". Il viaggio è avvenuto
comunque nel migliore dei modi e qualche sprazzo di sole al tramonto ha reso
meno impressionante la visione dei disastri lasciati dai feroci combattimenti
nei villaggi bosniaci. I fantasmi delle case distrutte sono là che testimoniano
i giorni di violenze e solo la vegetazione invadente riuscirà a
cancellare in breve tempo lo spettro di quei muri vuoti e silenziosi, un tempo
pieni di vita.
Lungo la strada è situato, tra i declivi di una collina, il primo dei quattro
cimiteri con le fosse di chi perse la vita durante il conflitto. Con questa
triste immagine arriviamo da Don Luca che ci riceve con particolari attenzioni e
calorosa amicizia, come se ci conoscesse. Veniamo accompagnati ai nostri
alloggi e ci prepariamo per la cena. Sulla qualità dei servizi qualcuno
avrebbe qualcosa da dire... ma gli Alpini sono abituati a tutto e la loro
capacità di adattamento è proverbiale. La camerata comunque è spaziosa e ben
riscaldata.
Prima della cena Don Luca ci invita ad un brindisi di benvenuto che, secondo la
tradizione locale, consiste in un distillato di prugne, che noi gradiamo
moltissimo e che predispone nei migliore dei modi alla conversazione. La cena,
a base di specialità della cucina locale, molto gradite, è l'occasione per una
maggior conoscenza tra i componenti del gruppo, alpini che prima non si erano
mai visti e tra i quali fin dal primo momento si è instaurata una vera
amicizia. La notte, si sa, è il regno dei taglialegna… e la prima notte è il
turno di Lucio, da Enego, che lo fa, a suo dire, in modo particolarmente gentile
e discreto e quasi inconsistente se non fosse che qualcuno veglia ed
ascolta…
Il giorno dopo, durante l'omelia della Massa veniamo presentati da Don Luca che
illustra brevemente ai fedeli lo scopo della nostra presenza. All'esterno delle
chiesa accenniamo ad un saluto ma l'incontro dei reciproci sguardi ci imbarazza
un po'. Si tratta di gente molto umile e buona, legata alle proprie origini e
tradizioni familiari, la cui maggior ricchezza sembra essere la grande,
straordinaria dignità. Subito facciamo visita alla scuola che sarà oggetto del
nostro intervento. Veniamo circondati da una schiera di ragazzi che ci
rivolgono domande in inglese e tedesco, lingue con cui hanno dovuto
confrontarsi nei luoghi dove sono stati profughi con le famiglie durante la
guerra. Dopo il pranzo Don Luca ci accompagna a Sarajevo per una breve visita
alla città simbolo della guerra. E qui incontriamo i nostri Alpini in armi. Ci
raccontano la loro esperienza, stanno in ottima salute, sono contenti di
incontrarci. Ci lasciamo con grandi strette di mano ed auguri per le prossime
feste di Natale.
E' trascorsa veloce la settimana per la squadra impegnata
nell'"Operazione Sorriso", è trascorsa veloce sia per il cuoco che
per i volontari impegnati nella ristrutturazione della scuola di Don Luca. Hanno
lavorato con la passione che gli Alpini sanno mettere in tutti i loro
interventi, con un impegno ed una velocità che meravigliava chi frequentava il
cantiere, senza badare a difficoltà ed orari.
L'ultimo giorno si decide di ritornare a Zenica e mentre i miei compagni fanno
shopping io decido di entrare in una chiesa. All'apparenza il tempio è deserto,
ma poi nel buio vedo quattro donne, forse nonne, inginocchiate sul pavimento ai
piedi di un grande crocifisso. Ed in silenzio pregano con le loro corone.
Chissà cosa chiedono a Dio. In questo momento queste donne rappresentano per me
tutte le donne di Bosnia, la Bosnia e tutta la sua immane tragedia, ma forse
anche la speranza di questo popolo martoriato. Esco in silenzio.
Prima di rientrare per cena si fa il pieno di benzina. Ma trovare un
distributore non esaurito non è cosa facile, e le scene di macchine in panne
sulla strade per mancanza di carburante non si contano più. Alla fine della
giornata Don Luca ci sta aspettando in canonica e prima del brindisi di
commiato chiama il Vescovo al telefono. Noi non comprendiamo il dialogo ma il
giovane sacerdote desidera informare S.E. della nostra partenza. Il Vescovo
chiede di parlare con Lucio per ringraziare gli Alpini del loro lavoro. Anch'io
voglio ringraziare il Vescovo di Zenica per la squisita ospitalità ricevuta.
Partenza per l'Italia sabato 2 dicembre alle ore 6. La giornata è bella e piena
di sole e favorisce le soste. Dopo la dogana decidiamo di fermarci per un
meritato espresso "made in Italy". All'ultima fermata, dopo Trieste,
telefoniamo alle nostre famiglie per avvisare che stiamo arrivando. Ad un
tratto Lucio lancia un grido "sono diventato nonno" e la sua felicità
è alle stelle e si brinda per l'avvenimento. Contagiati, alla maniera alpina,
di questa felicità, ripartiamo verso casa.
Si è trattato di una esperienza toccante che ci ha fatto apprezzare una
volta di più il valore dell'amicizia, della solidarietà e della condivisione.
Complimenti ai miei colleghi: loro sì hanno lavorato sodo, per me invece si è
trattato di una breve vacanza.
Non sarà facile dimenticare i cimiteri di Bosnia, i fantasmi delle casa
distrutte, la grande dignità che leggevo negli sguardi della gente, il
silenzio di preghiera nella chiesa di Zenica, e il cielo triste di Bosnia che
sembrava negare anche la speranza.
Ciao a tutti da Eliseo Cal detto il cuoco
(… ma io, vi ripeto, il cuoco non l'ho mai fatto).