RICORDI DI NAJA |
Giugno 2001 |
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Una delle prime cose che mi
hanno fatto imparare alla Scuola del Genio è stata la motivazione della
Medaglia d'Oro al Valor Militare concessa all'Arma del Genio al termine della
Prima Guerra Mondiale.
Avevo già frequentato qualche Caserma: nei corridoi dei Comandi e delle
camerate ci sono spesso le immagini di militari premiati per essersi comportati
da eroi, qualche volta mi sono fermato a leggere le motivazioni delle medaglie
assegnate e immancabilmente ho sempre fatto le stesse due considerazioni.
La prima: i vari premiati che ricordo hanno fatto cose incredibili, come
incitare i commilitoni e proseguire il combattimento pur essendo mortalmente
feriti, il che contrasta con il naturale istinto di sopravvivenza. Probabilmente
è questo a fare l'eroe: superare se stesso in senso metafisico e diventare
qualcosa di diverso e più grande.
La seconda: fra i vari premiati che ho potuto osservare, quasi mai ho notato
Sottufficiali o Ufficiali di grado elevato. Questi ultimi si trovavano
probabilmente lontano dai combattimenti, ma i primi vi si sarebbero dovuti
trovare in mezzo.
Ma non è questo il mio tema: ero dunque a Roma, per diventare Ufficiale.
Nei corridoi della Scuola i quadretti con le immagini degli eroi erano davvero
pochi e la cosa mi rendeva curioso: "come mai?, proprio qui dovrebbero
essere numerosi". Eppure la Bandiera da Combattimento della Scuola ne
portava diverse, di medaglie.
Non potevo lasciar correre un interrogativo così pressante e un giorno esposi
il mio quesito ad un Ufficiale che ci stava tenendo una lezione di Storia
militare.
La risposta non si fece attendere: "…vedete, cari Allievi, nell'Arma del
Genio le Medaglie le danno ai reparti, raramente agli individui, perché sono i
reparti che se le meritano, in blocco."
La risposta non era soddisfacente, era troppo difficile da capire per noi
pivelli. Così un altro Allievo chiese una spiegazione più dettagliata.
Ne uscì una lezione di Arte militare che non potrò dimenticare e che riassumo
in poche righe: quando il combattimento raggiunge un fante, un alpino, un
soldato qualunque, vuol dire che ponti, campi minati e interruzioni sono stati
superati dal nemico e che quindi i genieri si sono già battuti. Quando un
fante, un alpino, un soldato qualunque, arriva a mirare il nemico vuol dire che
ponti, campi minati e interruzioni sono stati superati e ancora una volta che i
genieri si sono sacrificati.
Quindi, prima che un individuo possa guadagnarsi la sua Medaglia, un intero
reparto del Genio si è probabilmente guadagnato la sua. Per questo noi genieri
siamo convinti di essere carne da macello, i fatti lo dimostrano. Il nostro
impiego è questo e non ci sono dubbi: prima che altri possano combattere, il
Genio ha già combattuto…Detto così è riduttivo, ma un altro geniere mi
capirebbe al volo.
Così imparavamo a memoria, cosa che non facevamo per i numerosi argomenti
tecnici, quella che all'inizio ci sembrava un filastrocca: " Tenace,
infaticabile e modesta, scavando la dura trincea o gittando per ogni ponte una
superba sfida al nemico, riannodando sotto l'uragano del ferro e del fuoco i
tenui fili onde passa l'intelligenza regolatrice della battaglia, lanciandosi in
epica sfida coi fanti, prodigava sacrifici ed eroismi per la grandezza della
Patria. I Guerra Mondiale 1915/1918".
Ma filastrocca non era e ripetendo e ripetendo, man mano che il nostro
addestramento sedimentava, capivamo cosa c'era sotto. Capivamo che aprire un
varco in campo minato vuol dire sdraiarsi e tastare il terreno con il sondino,
dall'altra parte che ti spara addosso con la mitragliatrice, perché vuole
impedirtelo. Perciò aprire un corridoio fra le mine costa tante vite.
I mezzi moderni? Lanci la vipera Bofors, poi devi allargare il corridoio per
permettere il trafilamento. Ma l'avete mai vista in azione,'sta vipera? Un razzo
che percorre sibilando una traiettoria curva alta oltre 35 metri, che emette un
intensa fumata grigia puzzolente d'aglio, trascinandosi dietro un cordone
esplosivo del diametro di 5 centimetri, che esplode dopo che è steso sul
terreno al termine dell'infernale volo. Avete presente 50 chilogrammi di pentrite
il botto che fanno? Il nemico non è in vacanza e concentra il tiro delle armi
automatiche dove è esplosa la vipera! Altra strage…ma ciò avrà
probabilmente solo smosso le mine eventualmente incontrate, le quali dovranno
allora essere rimosse e il minuscolo corridoio allargato, e siamo da capo! Fai
un ponte? Ti tirano con i mortai, non si fa così. Deve ancora iniziare tutto e
sei già morto. Una volta assegnato al reparto, ho avuto il comando di un
plotone in addestramento. Come tutti coloro che mi hanno preceduto e quelli che
mi hanno seguito, puntualizzare la specificità del compito dei genieri era la
priorità numero uno: ogni tecnica, ogni strumento vengono illustrati nel loro
impiego reale. Non puoi simulare la posa di un campo minato, la costruzione di
un ponte o di una teleferica, una demolizione; tutte queste cose devono essere
fatte realmente anche in addestramento.
Altri vanno in una bella sala climatizzata e sparano per finta, o guidano un
carro per finta, i genieri non lo possono fare, non esiste simulatore.
Non si parla spesso dei genieri, fra gli alpini. Numericamente sono sempre stati
irrilevanti, tuttavia…
La 3a Compagnia Mista Genio "Julia" venne costituita nell'autunno
1935.
Negli anni seguenti l'Esercito ebbe una ristrutturazione: per migliorare la
mobilità dei reparti le Divisioni passarono da tre reggimenti d'Arma base a
due, i reggimenti d'Artiglieria persero un gruppo, i battaglioni la quarta
compagnia.
Nel corso del 1939 l'Italia occupò militarmente l'Albania, il 10 luglio 1940
entrò in guerra.
Il 1 luglio 1940 la 3a Compagnia Mista Genio "Julia" divenne 3°
Battaglione Misto Genio "Julia".Questo reparto seguì le sorti della
Divisione in quella campagna, squadre e plotoni di trasmettitori, zappatori e
artieri venivano aggregate ai vari battaglioni e gruppi per le necessità
tecniche. Le gesta che noi conosciamo sono quindi anche patrimonio dei genieri e
del loro sacrificio. Ricordo i combattimenti al Ponte di Perati, diventati ormai
leggenda; i genieri della Julia hanno minato e fatto saltare in aria il ponte,
sotto il tiro nemico, sbarrando il passo ai greci. Però di questo non si
ricordano in molti. Per i più è opera degli alpini.
Nei giorni che seguirono la Divisione subì pesanti perdite, mentre continuava
la sua ritirata, incalzata dai greci. La Divisione Julia venne ricostituita il
25 gennaio 1941 e rimessa in linea per respingere l'attacco ellenico, un'altra
carneficina.
Però tanta resistenza piegò il nemico, l'invasione tedesca da Sud sorprese i
greci il 9 aprile, il 18 la Julia avanzò e gli ellenici capitolarono il 23.
Rientrata in Patria, furono riordinati e rinforzati i reparti.
In una imponente cerimonia allo stadio "Moretti" di Udine la divisione
fu premiata dal Re Vittorio Emanuele III per il valore dimostrato nella campagna
appena conclusa: il 3° Battaglione Misto Genio "Julia" ottenne la
Medaglia di Bronzo al Valor Militare.
Altri hanno avuto la Medaglia d'Oro, per la stessa Campagna, gli stessi morti,
lo stesso sangue.
Nell'agosto 1942 la Divisione Julia partì per la Russia.
Il 3° Battaglione Misto Genio era così composto: Comando, 123a Compagnia
Artieri, 113a Compagnia Telefonisti Radiotelegrafisti, 103a Compagnia
Fotoelettricisti.
Anche l'alpino distratto conosce lo svolgimento di quella campagna.
I genieri furono distribuiti fra i reparti e ne seguirono le gloriose gesta.
I tedeschi persero Stalingrado ed il 12 dicembre i russi attaccarono per
l'ennesima volta le linee italiane, la Divisione Julia dovette abbandonare le
posizioni ottimamente attrezzate per tamponare la falla.
Senza riparo nel terribile inverno russo, la Divisione Julia resistette ai
reiterati attacchi, fino a quando, il 15 gennaio 1943, i russi giunsero a
Rossosch, sede del Comando del Corpo d'Armata Alpino.
Era la ritirata. Alla Divisione Julia venne assegnato il compito di ritardare
l'avanzata russa e di proteggere il resto dei reparti che la precedevano nel
movimento.
La Gloria di quei giorni è immensa, rientrarono dalla Russia una frazione di
quelli che vi erano andati. Della 123a Compagnia Artieri ne erano rimasti in
tutto 17; fra loro il Ten. Petti, 12 ferite nella campagna di Russia e cieco di
entrambi gli occhi, pluridecorato. L'ho conosciuto: finché visse organizzava un
incontro annuale di quei 17 superstiti. Voleva sempre qualcuno degli eredi del
suo reparto e noi onoravamo l'invito, partecipando alla rimpatriata.
Di tutto il battaglione sono oggi vivi 14 reduci. Il 15 ottobre 1949 venne
ricostituita la Brigata Alpina "Julia".
Durante il 1951, erede della 123a Compagnia Artieri, venne costituita la
Compagnia Genio Pionieri "Julia" che operò come supporto di Brigata a
tutte le esercitazioni e operazioni che seguirono. Personale della Compagnia
partecipò alle operazioni di soccorso successive ai fatti noti come
"Disastro del Vajont", ottenendo decorazioni individuali per
l'abnegazione dimostrata.
Nel novembre 1966 le copiose precipitazioni crearono ingenti danni alle
popolazioni della Carnia, del Canale del Ferro e della Valcanale: il personale
ed i mezzi della Compagnia furono intensamente impegnati nel salvataggio di
persone e bestiame, ma soprattutto nel ripristino della viabilità compromessa.
Il terremoto che devastò il Friuli il 6 maggio 1976 colpì pesantemente la
Compagnia Genio: la Caserma "Goi-Pantanali" di Gemona del Friuli, sede
del reparto e del 3° Reggimento Artiglieria da Montagna, crollò quasi
interamente. La Compagnia ebbe 7 caduti. D'iniziativa propria, i genieri alpini
iniziarono immediatamente l'attività di ricerca e salvataggio dei superstiti a
Gemona del Friuli e alle sue frazioni, destinando ai lavori in Caserma una forza
minima. Ufficiali, Sottufficiali e militari di truppa impiegarono senza
risparmio ogni mezzo a disposizione per scavare tra le macerie e ripristinare un
minimo di viabilità. Negli spazi rimasti agibili della Caserma vennero montate
tende da adibire a dormitorio per i civili, in attesa di essere ricoverati nelle
tendopoli che solo successivamente furono fornite, una cucina campale funzionava
ininterrottamente e l'infermeria prestava i primi soccorsi ai sopravvissuti. In
quei momenti concitati lo sforzo dei genieri, pur duramente provati, fu senza
pari. Per l'opera prestata in queste drammatiche circostanze la Compagnia Genio
Pionieri "Julia" venne premiata con la Medaglia d'Argento al Valore
Esercito, che è sta consegnata alla Bandiera del 2° Battaglione Genio Pionieri
"Iseo" di Trento: la Compagnia, in quanto tale, non possiede Bandiera.
In realtà la Compagnia sfoggiava, e ne andava fiera, uno stendardo, copia di
quello impiegato dalla 123a in Russia. Personale e mezzi della Compagnia
parteciparono alla campagna di soccorso alle popolazioni terremotate dell'Irpinia,
per le solite demolizioni di edifici pericolanti e i vari ripristini
infrastrutturali.
Ufficiali, Sottufficiali e soldati della Compagnia parteciparono ai soccorsi e
ai lavori di riatto infrastrutturale seguenti al disastro di Tesero, in Val di
Stava, in una vasca di decantazione dei fanghi provenienti da una cava cedette,
causando ingenti danni e numerosi morti, ottenendo una decorazione individuale
ciascuno.
Sono stato assegnato alla Compagnia Genio della "Julia" il 23 giugno
1986 e vi ho terminato il mio servizio il 9 aprile 1989.
Nel novembre 1986, a seguito del riordinamento dell'Arma del Genio, la Compagnia
cambiò denominazione e impiego operativo, diventando Compagnia Genio Guastatori
"Julia".
In tempi di pace la Compagnia ha partecipato a tutte le attività addestrative
della Brigata, sia come unità organica che distaccando personale ad altri
reparti alpini, fossero queste esercitazioni, manovre, campi d'arma o lavori.
La quotidianità vedeva assistenza antincendio ai battaglioni alpini impegnati
con le lezioni di tiro o gli assalti a fuoco e fornitura agli altri reparti
della Brigata di mezzi speciali con i relativi operatori per lavori edili
condotti in economia. Le operazioni propriamente militari comprendevano
l'addestramento dei plotoni guastatori, con la prova valutativa, e del personale
del plotone attrezzature speciali, con l'abilitazione alla guida degli
autoveicoli e dei mezzi del Genio.
Al termine dell'addestramento il personale veniva utilizzato operativamente nei
servizi di guarnigione e nei compiti operativi propri dell'incarico assegnato.
Durante l'estate la Compagnia provedeva ad eseguire importanti lavori per
esigenze militari o per interesse pubblico: asfaltatura di piazzali e campi
sportivi di caserme, ricarica con materiale ghiaioso di strade di montagna e di
mulattiere, riparazione di muri di sostegno e di canali di scolo.
Ricordo per la gravosità del lavoro che ha comportato, la costruzione di un
muraglione in cemento armato nel Comune di Sauris, lungo 30 metri, alto 5 e
spesso un metro e mezzo alla base, il getto è stato eseguito a mano con i
secchi, per le difficoltà di transito dei mezzi pesanti. Questo lavoro è
durato tutta l'estate 1986: il personale ivi destinato lasciava la Caserma alle
6.00 del lunedì e rientrava alle 18.00 del venerdì. Dormivano nelle tende e
non è stata una passeggiata.
L'asfaltatura della rotabile che porta al ripetitore radiotelevisivo di Monte
Tenchia, nel Comune di Paluzza, comportò innumerevoli salite al monte in
retromarcia per poter versare l'asfalto nella vibrofinitrice: la strada era
troppo stretta e non aveva piazzole per fare manovra. Questo lavoro durò due
estati, 1987 e 1988. Caricavamo l'asfalto all'impianto della Carnia, per strada
raffreddava e ci volevano un sacco di viaggi: allora viaggiavamo sempre con
carico doppio, la macchina andava, ma le balestre soffrivano. Le riparammo
tutte, nessuna esclusa. Ma finimmo il lavoro. Contemporaneamente, il plotone
guastatori in quel momento prossimo al congedo, rinforzato da personale del
plotone attrezzatura speciali, effettuava la demolizione dei prefabbricati non
più utilizzati dopo l'esigenza del terremoto, ed erano centinaia; questa
occupazione durò cinque anni, ininterrottamente. Il problema più grosso era la
lana di vetro, era dappertutto, d'estate era un dramma, si lavorava anche a
petto nudo, per il caldo e il prurito era terribile.
Un altro lavoro importante è stata la costruzione del poligono per
l'addestramento al combattimento nei centri abitati che il Comando Brigata ha
voluto nella ex-caserma di Artegna: le operazioni durarono circa un anno e alla
fine un piccolo paese era stato ricostruito nei minimi dettagli; quest'opera è
un piccolo gioiello ed è stata in tutti i suoi aspetti opera esclusiva di
personale militare.
Uno dei fiori all'occhiello della Compagnia è stata la demolizione di un
edificio industriale, richiesto dall'Amministrazione Regionale, in Comune di
Magnano in Riviera. L'operazione fu eseguita mediante esplosivo, sperimentando
una nuova tecnica che prevede l'uso di una quantità ridotta di esplosivo, in
quanto il vicino centro abitato avrebbe probabilmente subito dei danni se si
fosse impiegata la quantità prevista dalle tabelle dell'Ispettorato dell'Arma.
Il sottoscritto, quale Vice Comandante della Compagnia, supervisionò i lavori
di preparazione delle cariche, la loro posa al manufatto, la correttezza e
completezza del circuito detonante. Il "lavoro" fu eseguito da un
plotone guastatori al termine dell'addestramento e servì da prova valutativa,
numerosi Ufficiali Generali e Superiori vi assistettero, da un osservatorio
opportunamente costruito.
L'esperienza fu propizia e il filmato che riprende i dettagli dell'operazione è
utilizzato alla Scuola del Genio quali ausilio didattico. Le tabelle già citate
hanno in seguito subito una revisione, che ha adeguato le quantità di esplosivo
necessarie, prevedendo anche questa nuova tecnica. Contemporaneamente a tutto
questo la compagnia provvedeva ad integrare e completare i lavori
infrastrutturali di completamento della caserma "Goi-Pantanali", quali
l'asfaltatura dei vialetti interni e delle aree di parcheggio, la costruzione e
manutenzione di aiuole, la costruzione delle nuove linee di fognatura a raccordo
con il collettore della fognatura comunale. Ogni inverno, personale e mezzi
della compagnia veniva distaccato presso i vari reparti della Brigata, per
rimuovere la neve dai viali e piazzali delle caserme e per contribuire al
ripristino della viabilità interna dei paesi. Personale della Compagnia Genio
partecipò all'operazione "Vespri Siciliani" e "Forza Paris"
in Italia, e alle operazioni multinazionali in Mozambico e Somalia.
Nel 1992 la Compagnia perse l'autonomia amministrativa ed operativa, per
diventare parte del neo-costituito Reparto Comando e Supporti Tattici
"Julia". Un plotone guastatori partecipò alle operazioni
internazionali in Bosnia, in Kosovo la Compagnia ha fornito personale
specializzato per la bonifica di ordigni esplosivi e il ripristino della
viabilità.
Ho reincontrato i guastatori della "Julia" in occasione della
cerimonia per il 50° anniversario di ricostituzione della Brigata, a Udine.
Pochi, molto pochi, e tristi. Tirava brutta aria, davvero gelida. E però ancora
fieri, orgogliosi del proprio passato, saldi nel loro presente, formalmente
ineccepibili, come sempre lo sono stati, anche quando erano sporchi, laceri e
stanchi per il lavoro pesante. Purtroppo la certezza del futuro veniva meno, in
quei giorni.
Ho incontrato in questo Reparto Comandanti eccezionali e pieni d'esempio per i
subalterni, colleghi e Sottufficiali preparati e militari incredibili: tanti
risultati e poche chiacchiere. Siamo sempre stati così, fare la pace in sé,
allegramente, lavorare forte, cantare, prendere la sbornia e il resto.
Poco più di un anno dopo, il 30 novembre 2000, la Compagnia Genio Guastatori
"Julia" è stata sciolta, non ebbe il tempo di festeggiare Santa
Barbara per l'ultima volta.
Il Battaglione Genio Guastatori "Iseo" di Trento fornirà alla Brigata
Alpina "Julia" il necessario supporto tecnico-tattico, in virtù di
una ristrutturazione che dovrebbe dare maggiore efficienza e sulla quale nutro
pesanti perplessità.
Se la Brigata Alpina "Julia" è in Friuli e in Carnia, con un
reggimento a Feltre e quello di Belluno da supportare, che efficienza può
venire dall'impiego di un reparto che ha sede a Trento? E' arduo comprenderlo...
Purtroppo il ricordo di chi ha dato la vita in guerra ed in tempo di pace, di
chi ha tanto lavorato, senza l'onore della prima pagina, la fatica di quei pochi
nell'adempimento del loro compito rischia di andare perso.
I genieri hanno avuto un grande esempio nel Col. Paolo Caccia Dominioni,
"padre" del mausoleo ai Caduti di "El Alamein" (egli steso
combattente in quel luogo al comando del "31° Battaglione Guastatori del
Genio) e immenso guastatore alpino: a chi gli obbiettava l'esigua consistenza
numerica dei reparti del Genio egli rispose: "Non dite che siamo pochi.
Dite forse che due o tre ciuffi di nubi sono pochi in un angolo del cielo
d'estate? In un momento si estendono ovunque, guizzano i lampi, scoppiano i
tuoni e piove su tutto.
Non dite che siamo pochi, dite solamente che siamo.".
Per questo i genieri alpini della Compagnia Genio "Julia", di ogni
categoria e grado, pionieri e guastatori, intendono riunirsi a Udine nel
prossimo settembre, a festeggiare quello che sarebbe stato il 50° anniversario
di fondazione della Compagnia, celebrare i propri caduti e onorare un reparto
glorioso.
"Fin che gò fià"!
Grifo
Pausa lavori per foto di gruppo nel poligono tiri di Rivoli Bianchi (Tolmezzo).
A destra l'autore dell'articolo.