QUALE FUTURO PER LA NOSTRA ASSOCIAZIONE |
Giugno 2002 |
L’11 aprile 2002.
Nella sede di Via Beccaruzzi si tiene un incontro con Vittorio
Costa, consigliere e vice presidente nazionale. Il consiglio sezionale,
convocato in seduta straordinaria, è presente quasi al completo. Come subito
chiarito dallo stesso Costa, avvocato bolognese, non si tratta di una visita
di cortesia ma di un incontro programmato a livello di Consiglio Nazionale.
Precisamente l’incontro si inquadra in una serie di
iniziative messe in atto da Milano per favorire un legame più stretto tra il
Direttivo della Associazione e le Sezioni. E’ stato constato, infatti, che
per svariati motivi la sede di Via Marsala risulta essere sempre più lontana.
Ciò finisce per creare delle difficoltà di coordinamento, a tutto discapito
dei rapporti di dialogo che dovrebbero intercorre tra il vertice e la base
dell’Associazione.
L’unica occasione di incontro tra le Sezioni ed il
Direttivo è l’assemblea nazionale, dove però non tutti riescono a dire la
loro. E quando le istanze delle realtà periferiche non hanno voce, il rischio
è che si creino tante piccole repubbliche, fenomeno pericoloso e da non
sottovalutare.
Da qui la necessità di un più stretto dialogo con le
Sezioni, per sentirne e valutarne i problemi, per ascoltare osservazioni e
critiche, ed anche per mettere le stesse al corrente di ciò che a Milano si
dice e si fa in questo delicato momento di transizione dell’Associazione
Alpini.
E’ presente all’incontro anche il sindaco di
Conegliano, che nel suo saluto ringrazia gli Alpini per ciò che hanno fatto
in città e per la città in occasione della recente esercitazione di
Protezione Civile. Esprime il compiacimento, dei cittadini,
dell’amministrazione e sua personale, per la compostezza, l’impegno, la
generosità e passione con cui gli Alpini hanno lavorato, sottolineando come
quella delle Penne Nere sia una presenza sempre più vitale ed amata nel
Coneglianese.
Costa apre il dibattito e gli interventi dei
consiglieri sollecitano chiarimenti su vari aspetti della realtà ANA.
Gabriele Mion pone subito l’accento su un aspetto
scottante: tutte, o quasi, le entrate del tesseramento vanno a finire a
Milano. Ed il nostro Nucleo di Protezione Civile si è trovato ad organizzare
una esercitazione di grande portata, come quella appena conclusa, senza una
lira in tasca.
Dello stesso tono l’intervento di Toni Speranza, che
lamenta la totale assenza della sede nazionale nel contribuire
finanziariamente alle esercitazioni di P. C.
Sempre in tema di Protezione civile, Carlo Sala lamenta
come questa sia gestita nella sede di Milano. Ciò crea difficoltà nei
rapporti tra nuclei sezionali ed amministrazioni locali.
Battista Bozzoli chiede chiarimenti sulla situazione di
Costa Lovara.
Silvestro Barro chiede informazioni sugli indirizzi del
Direttivo e sulle novità di Milano in questo momento molto particolare della
nostra Associazione.
Giovanni Carlet riprende una critica già più volte
mossa nei confronti dei responsabili della logistica della adunate, e cioè la
negligenza che si sta manifestando negli ultimi anni nell’organizzazione
degli alloggi atti ad ospitare le fanfare.
Lino Chies ringrazia l’avvocato Costa della sua
presenza, affermando che la presenza di un vicepresidente nazionale è la
dimostrazione che il CDN funziona. Sono proprio questi incontri che
favoriscono il dialogo e migliorano i rapporti tra Milano e le Sezioni.
Nino Geronazzo fa notare che le difficoltà dei
rapporti tra Milano e le Sezioni sono gli stessi che le Sezioni incontrano con
i Gruppi. Vanno quindi create le occasioni di dialogo, favorendo, soprattutto,
il coinvolgimento dei giovani nelle realtà dell’Associazione.
Claudio Lorenzet lamenta che, mentre il resto del mondo
viaggia ormai in rete, ancora non sia possibile il tesseramento ANA tramite
internet. Al di là del fatto che ciò semplificherebbe e ridurrebbe il carico
del lavoro della segreteria, Claudio si dice preoccupato di questa resistenza
al nuovo.
Taglia corto, Costa, sulle questioni economiche,
facendo notare che a Milano arrivano, per ogni tesserato, 12.000 delle vecchie
lire, con le quali devono essere garantiti il funzionamento della sede
nazionale e la stampa de “L’ALPINO”.
La Protezione Civile, ribadisce poi, rappresenta il
futuro (e forse già il presente) dell’ANA. La sua organizzazione è in
evoluzione, e, forte del fatto che i sindaci cominciano a corteggiarla, il suo
ruolo comincia ad aver sempre maggior rilevanza.
La vera emergenza della nostra Associazione resta
sempre il problema della sua esistenza. Stando così le cose gli iscritti
cominceranno inevitabilmente a calare. Il problema è molto sentito a Milano.
Una delle strategie è orientarsi verso i non soci, gli amici degli alpini. Ma
è importante, soprattutto, aumentare la nostra attenzione verso i giovani.
Non basta più dire “se ti interessa vieni”, è necessario contattarli,
dobbiamo fare opera di proselitismo.
Grande è l’attenzione verso le Sezioni estere.
Alcune stanno morendo per mancanza di iscritti. Tra le novità, quella di
trasferire in Italia giovani argentini, figli di italiani, e far loro
espletare il servizio militare nella nostro paese come alpini. Assolverebbero
così il servizio di leva in 12 mesi anziché in 3 anni, e sarebbe una gesto
di attenzione nei confronti dei nostri sfortunati connazionali dell’America
Latina.
Costa si sofferma sulle varie iniziativa a livello
nazionale (importante, tra le tante, “Zaini alpini per i bambini
dell’Africa”). Spesso, e questo a suo dire è molto pericoloso, ciò che
viene da Milano è snobbato dalle Sezioni. Le iniziative a livello nazionale
devono essere considerate con un’ottica particolare perché sono quelle che
riescono a darci visibilità. Quella visibilità che le manifestazioni locali
non possono avere, quella visibilità che è importante per la nostra immagine
e che ci permetterà di avere quella voce che, fin quando permane la pur
suggestiva teoria dell’ alpino tasi e tira, non avremo mai. Per questo
bisogna aggregarsi per attività di ampio livello.
Dopo aver fatto notare che questo nuovo atteggiamento
va decisamente in senso inverso al tradizionale spirito degli alpini, abituati
da sempre a lavorare senza aspettarsi ritorni o risonanza per quello che
fanno, Francesco Tuan porta il discorso su una questione molto dibattuta
all’interno della nostra Associazione: le recenti disposizione in tema di
lavoro (legge 626 e 494) sono una forte limitazione a tante attività di
volontariato, e precludono il ripetersi di quegli interventi con cui gli
alpini hanno scritto belle pagine delle loro storia. Non potrebbe quindi
l’Associazione chiedere che vengano riviste alcune norme della legge sul
volontariato?
Gli fa eco Chies, secondo il quale, stando così le
cose, sarà impossibile programmare interventi simili a quelli che hanno visto
la nostra Sezione impegnata negli ultimi anni. La 494 non prevede il
volontariato, e sarebbe opportuno che la sede nazionale trovasse una soluzione
a questo problema che potrebbe mettere in discussione un tratto fondamentale
ed importante della nostra fisionomia.
Costa: lo Stato quando ha bisogno ci cerca, poi ci
snobba, prima asseconda il volontariato e poi lo frena. Il problema è
irrisolto. Ma i comuni hanno bisogno di noi, della nostra Protezione Civile, e
noi dobbiamo sfruttare questa occasione. Ecco perché la PC può rappresentare
la nostra carta vincente.
Geronazzo chiede informazioni sui deputati amici degli
Alpini e sui rapporti con le autorità militari, dal momento che tali rapporti
non sembrano idilliaci, avendo avuto la sensazione che, per l’esercito,
l’ANA rappresenti una palla al piede. Costa assicura che noi siamo aperti al
dialogo, ma i rapporti con i vertici militari sono quelli che sono. I deputati
amici degli Alpini sono 54, ma pochi partecipano alle adunate.
Per quanto riguarda le critica di Carlet, il
vicepresidente nazionale promette di attivarsi affinché la situazione sia
migliore a Catania.
Costa Lovara: la struttura è ormai un peso perché la
sua gestione è in perdita. Potrebbe anche essere alienata.
In conclusone Costa ritorna su quelli che sono i nuovi
orientamenti dalla sede nazionale. Tasi tira è un motto cui siamo affezionati
ma che non serve più a qualificarci: se vogliamo contare vanno adottate nuove
strategie. La cosa importante è stare uniti alla sede nazionale che è
l’amalgama e il cuore pulsante dell’Associazione. Da soli non possiamo
fare nulla. Non dobbiamo chiuderci, non dobbiamo continuare ad essere
un’isola. Poche manifestazioni, fatte bene e visibili,
Sarà questa la maniera più efficace per divulgare il
nostro spirito alpino.
Gianfranco Dal Mas