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Giugno 2003

Ricordi di guerra di Piero Minet

QUASI UN MIRACOLO
Nella mattina di Nikolajewka gli italiani lanciano un primo attacco, infruttuoso, alle postazioni russe, e quindi di ritirano.
Anche Piero, che aveva partecipato all’attacco si ritira.
Deve salire 1a collina innevata, allo scoperto. Inizia allora il fuoco di una mitragliatrice russa su di lui. La rosa dei proiettili si conficca attorno nella neve sollevandone piccoli spruzzi.
Piero si acquatta ad ogni raffica e sba1za negli intervalli.
E’ solo, sotto il tiro, per 15 minuti, un bersaglio facile.
I proiettili continuano a cadergli attorno, vicini, ma non lo colpiscono. Arriva finalmente alla sommità del colle e si salva: un vero miracolo!.

IL TEMPO DI VIRGES
Dopo l’Armistizio Piero viene internato in Germania, nel campo di Virges. Le condizioni della sua prigionia furono forse più fortunate che per altri italiani, e vogliamo presentarne alcuni dettagli:
Giornata tipo: “Virges era un piccolo centro in mezzo alla campagna. Si dormiva in una baracca con letti a castello, servizi e lavatoi, sempre sorvegliati. Sveglia alle 6,00, piccola colazione (viene distribuito, per tutto il giorno, un fi1one carrè di circa 25 cm per 3/4 uomini), 10 g di burro ed un cucchiaio di marmellata.
Si partiva quindi a piedi per la fornace in cui lavoravamo, 4/5 Km a piedi, portandoci a turno sulle spalle la marmitta con il rancio di mezzogiorno, una brodaglia di barbabieto1e o cavoli. Arrivavamo verso le 7,30 e lavoravamo quindi 8 ore l’inverno e 9 l’estate. La nostra fornace produceva terracotta per l’industria, ma faceva un lavoro più pulito delle altre fornaci sempre della filiera refrattari e forni. Infatti per fortuna nessuno di noi si è ammalato per il tipo di lavoro. Il trattamento era decente ma bisognava lavorare ed il mangiare era poco.
A cena ci davano qualche patatina lessa più un alcunché.
Tempo libero: il sabato lo passavamo ad uno spaccio e compravamo, con i soldi per i prigionieri, un fusto di birra (25 litri per 30 di noi) e stavamo nella baracca tutta la domenica.
In seguito, per il patto tra la Repubblica di Salò e il Governo tedesco, ottenemmo i1 diritto di uscire un po’ prima di cena e la domenica potevamo passeggiare per il paese. Nel dopolavoro potevamo aiutare i contadini ottenendone in cambio qualcosa da mangiare.
(ndr: Una volta, Piero approfittò da solo, sempre con discrezione, di un piatto di pezzi di dolce, postogli davanti, mentre tutti erano fuggiti per un bombardamento, tanto era la fame).
Il lavoro offerto dai contadini era proposto più per cordialità, per aiutare i prigionieri, che per stretta necessità.

Silvestro Barro