SUL COL DI LANA |
Dicembre 2003 |
La prima domenica di Agosto,
lassù sul Col di Lana di Livinallongo, da molti anni si ricordano, con una
cerimonia, le vittime del primo
conflitto mondiale.
Il Col di Lana, sembra starsene
nel mezzo delle montagne dolomitiche, in un posto così strategico durante il
conflitto bellico, così straordinario per bellezza paesaggistica dove si sono
scritte pagine di storia crudele e funesta per molti soldati.
Dopo circa tre ore di marcia da Livinallongo, raggiungere la sommità è una
gioia anche perché il percorso è tutto “dritto”, si inerpica sul fianco,
passa il “capel di Napoleone” e su.
La bandiera italiana sembra ti aspetti svolazzante, mossa da un vento che i
camminatori di questa calda estate hanno continuamente cercato anche in
montagna, lassù finalmente si troverà.
Lungo il cammino, in compagnia della mia famiglia, incontro prima gli amici
alpini di S. Lucia, Claudio Bernardi e Renzo Sossai con il figlio, più avanti
Lino Chies, Antonino Cais e Lauro Piaia che da saggi, come solo loro possono
essere, affrontano con passo “montanaro”, lento e continuo, la salita. Pochi
passi ed ecco gli amici di Pieve di Soligo e Solighetto, anche loro non mancano
mai sul Col di Lana.
Alle 11 inizia la S. Messa celebrata dal cappellano militare di Bolzano.
Cala il silenzio nella “buca”
creatasi dallo scoppio del deposito munizioni, i 15 metri della sommità non ci
sono più. Il silenzio per la S. Messa, il coro femminile di Livinallongo che
canta e ci fa commuovere, tutto assume una atmosfera particolare, una sensazione
triste ma di una grande speranza che tutto ciò che ci sta attorno sia il nostro
passato, un sacrificio che non deve ripetersi più.
Alla cerimonia erano presenti quattro labari Sezionali, decine di gagliardetti,
e una rappresentanza dei reparti alpini austriaci. Dopo la cerimonia e i
discorsi celebrativi, fare un giro della cima è d'obbligo, poco lontano si vede
il Monte Sief ancora ferito dalla dinamite, parti di montagna fatte saltare,
ghiaioni artificiali fatti con il materiale di scavo delle gallerie che si
trovano al suo interno, e attorno da sinistra la Marmolada a destra il Lagazuoi,
le Tofane, le Cinque Torri, così belle da far dimenticare tanta sofferenza.
Mi giro ed ecco che dove c'è un piccolo gruppo di persone è spuntata una
bottiglia di vino, o forse anche più di una, storie da alpini, attorno
naturalmente ci sono i nostri con il “Candeot” che svetta e lancia parole di
invito, “fioi qua le el vardiso”. Da buoni Alpini non ci tiriamo indietro.
Che giornata indimenticabile, per me e per la mia famiglia, momenti che hai
voglia di tenere sempre nel cuore e di trasmettere agli altri.
Silvano Armellin
Le rappresentanze durante la S. Messa
Scendiamo dal costone di Salesei portandoci appresso un bagaglio di sensazioni che emotivamente ci
accompagneranno per molto tempo; a riprova che vivere direttamente
l’esperienza dell’appuntamento annuale sulla cima del COL DI SANGUE appaga e
ripaga con gli interessi l’impegno fisico profuso per portarci a quota 2462.
Quest’anno a proporci considerazioni di altissimo contenuto,
nell’esposizione dell’omelia, ci ha pensato don Giampaolo Manenti,
cappellano capo del Comando Truppe Alpine di Bolzano, che, complici la stupenda
sequenza di vette dolomitiche e il coro femminile di Pieve di Livinallongo, ci
ha fatto vivere momenti di vera commozione. Una nutritissima presenza di Alpini
e appassionati di montagna ha fatto da cornice a un notevole numero di
gagliardetti (37) disposti a semicerchio in un riuscito effetto coreografico.
Alcuni volteggi di un aliante che incrociava da quelle parti ci ha offerto un
gradito fuori programma che però, confrontato con l’esibizione propostaci da
un’aquila 2 anni fa, ci è sembrato quasi un sottoprodotto. Esperienza
positiva per Lino Chies che ha finalmente imparato la formula che consente di
degustare a temperatura ideale il prosecco in altura.
Giornata piuttosto nera invece per le marmotte, rintanate, disturbate dal
continuo via-vai di strani bipedi che ostentavano un originale, accattivante
copricapo.
Darci appuntamento al prossimo anno sul Col di Lana è d’obbligo, nessuno vorrà
rinunciare a risentire i rintocchi che accompagneranno la recita di una
coinvolgente PREGHIERA DELL’ALPINO.
Renato Gumier
Folta presenza di fedeli alla cerimonia commemorativa.
Don Giampaolo Posa con i rappresentanti dei nostri gruppi