CIMA VALLONA |
Ottobre 2004 |
La Messa per onorare i caduti |
Il Labaro nazionale a Cima Vallona |
Carlo Sala regge due pezzi di storia degli Alpini d'Italia |
Come consuetudine, ogni anno, l'ultima domenica di giugno, alcune penne nere della Sezione di
Conegliano partecipano alle cerimonie (santa Messa e discorsi commemorativi) in ricordo delle
vittime del terrorismo di Cima Vallona. Quest'anno la nostra Sezione era rappresentata da numerosi
soci, tra i quali il vicepresidente Giordan, Sala, Maretto, Luca, Perenzin e Frare
Cima Vallona è una delle pagine-storia degli alpini, ma forse non a tutti è nota. Riteniamo, soci,
sia utile ricordarla.
ALTO ADIGE 1961-1969
Numerosi furono i militari che, inquadrati nel IV Corpo d'Armata, perirono o rimasero feriti a
seguito di 346 attentati terroristici avvenuto in Alto Adige tra il 1961 ed il 1969.
L'inizio del terrorismo in Alto Adige si identifica con quella che fu definita la "notte dei
fuochi", nel giugno 1961, quando attentati dinamitardi contemporanei vennero portati a termine a
danno di diversi installazioni nella regione.
Per opporsi ai terroristi che attaccavano utilizzando armi ed esplosivi, furono impiegati 3.000
militari, che operarono in difficili condizioni ambientali. Erano giovani di tutte le Brigate
Alpine, Tridentina ed Orobica in prima linea. Fu costituito anche un "Reparto Speciale" formato da
personale della Brigata Paracadutisti "Folgore" (carabinieri Paracadutisti e Reparto Sabotatori),
della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza, che aveva il compito di svolgere vigilanza nei
punti sensibili, pronto intervento e antisabotaggio. Furono gli uomini di questo "Reparto
Speciale" ad essere colpiti il 25 giugno 1967 a Cima Vallona (Alto Comelico). Infatti mentre
effettuavano rilievi ad un traliccio abbattuto la notte precedente e dove nella mattinata, per
l'esplosione di una trappola, era stato ferito a morte l'Alpino Armando Piva, l'esplosione di una
seconda carica, occultata allo scopo, causava la morte del Capitano dei Carabinieri Francesco
Gentile, del Sottotenente sabotatore paracadutista Mario Di Lecce, del Sergente sabotatore
paracadutista Olivio Dordi. Gravemente rimase ferito pure il Sergente Maggiore sabotatore
paracadutista Marcello Fagnani, che lottò tra la vita e la morte per un mese ed alla fine, pur
fortemente segnato, si salvò.
LA CHIESETTA DI "TAMAI" (1970)
Tra le abetaie ed il lieve scrosciare delle acque cristalline del Digon, con la fede e la pazienza
dei "montanini" cadorini, 34 anni fa gli Alpini costruirono una chiesetta per ricordare i caduti,
tutti i caduti, che hanno offerto il sacrificio supremo per la salvaguardia di valori che oggi, come
non mi, vengono confermati.
La chiesa, che ricalca vagamente la sagoma di una tenda piantata nel bosco, rimane luogo di raccolta
puntuale per coloro che, pur fedeli ai principi di una civile convivenza, non vogliono, non possono,
non devono dimenticare.
Oltre che luogo di riflessione, il piccolo tempio è un simbolo di meditazione e di unione delle
diversità etniche ed ideologiche.
Luigi Maretto