LETTERE LETTERE LETTERE |
Maggio 2004 |
Caro Renato Brunello,
ti scrivo in un momento molto triste della mia vita.
Come tu ben sai in pochi mesi ho perso tutta la mai diletta famiglia.
Mi corre l'obbligo, in questo momento, di ringraziarti per aver voluto
partecipare sia come amico, sia come direttore del periodico "FIAMME
VERDI", al mio dolore.
Ringrazia te e tutta le Redazione per aver inviato per lungo tempo a mio padre
copia della vostra rivista alpina.
Mio padre la leggeva con vivo interesse, perché diceva ben fatta e soprattutto
perché per un lungo periodo della sua vita militare portò il cappello alpino.
Nella campagna greco-albanese del 1941 apparteneva infatti al 3° Gruppo di
artiglieria someggiata del 15° Reggimento Art.
Amava raccontare tanti episodi vissuti durante quel periodo di guerra, ricordava
il fango dell'Albania, i sacrifici e gli eroismi di tantissimi soldati italiani.
Ricordava con nostalgia gli “amati” muli che furono per i soldati dei veri
fedeli compagni di vita, l'attaccamento quasi morboso del conducente con il suo
inseparabile MULO.
Finita la guerra fu congedato, intraprese la professione d'avvocato, ottenendo
successi e riconoscimenti; ricordava però, con una certa nostalgia, quella
indimenticabile parentesi della sua vita militare. Ricordo, quando venne
promosso ufficiale superiore, l'orgoglio di poter fregiare il cappello alpino
con la penna bianca.
Ora mio padre non c'e più, voi ALPINI dite che è “Andato Avanti”. Lui
amava ripetere la frase del gen. Mac Arthur, che riprendeva una vecchia
canzoncina dei cadetti dell'accademia militare americana di West Point: “i
vecchi soldati non muoiono mai”.
Ti ringrazio ancora e ti abbraccio.
Maurizio Bianchi