RICONOSCIUTO IL SACRIFICIO DELLA POPOLAZIONE |
Dicembre 2004 |
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Piave e Montello 3 novembre 2004
Cari ragazzi delle scuole, Cari Soldati, Cari Cittadini dei Comuni del Piave e del
Montello, siamo su un suolo sacro alla Patria.
Il tempo non ha consumato l’emozione, non ha affievolito i sentimenti dei nostri cuori.
Sentiamo dentro di noi il dovere della memoria. Avvertiamo la riconoscenza per i milioni di soldati e di
uomini, che qui, su questa linea di ultima resistenza, dissero per sempre che l’Italia voleva esistere come
Nazione.
A distanza di tanti anni, ci emozioniamo ancora ascoltando le note della Leggenda del Piave. Quelle
parole e quelle note non erano un canto aggressivo contro quei popoli allora nemici, oggi nostri concittadini
nell’Unione europea; ai loro morti, ai loro caduti va il nostro commosso ricordo: li combattemmo lealmente,
su questi altipiani. Esse esprimevano il libero voto degli italiani di voler continuare
ad essere italiani, uniti in uno Stato, in una comunità nazionale orgogliosa e libera.
Ho voluto essere qui, a Isola dei Morti, a Nervesa e a Moriago, perché questi luoghi ci ricordano l’inizio
silenzioso dell’offensiva della Vittoria - la sera del 26 ottobre 1918 - ma
anche la gloriosa resistenza nel solstizio 1918, quando la linea del Piave era stata in più
punti sfondata.
In quei giorni, si consumò il destino di quella guerra terribile. La tenuta sul Piave e la controffensiva italiana
furono possibili, e vittoriose, solo impiegando l’ultima riserva, gettando nella mischia i ragazzi del 1899.
Siamo orgogliosi di poter contare ancora tra noi decine di loro: ragazzi di centocinque, centosei anni, ai quali
va la nostra ammirazione e ai quali dedichiamo tutti insieme un grande applauso.
Per noi il 4 novembre è il giorno della Vittoria che riportò all’Italia Trento e Trieste, rendendo compiuti il
Risorgimento e l’indipendenza nazionale.
Come disse il Presidente Saragat il 4 novembre 1968, celebrandone il 50° anniversario: “L’autentico
significato di quella vittoria non fu tanto di dare Trento e Trieste all’Italia, quanto piuttosto di
dare l’Italia a Trento e Trieste”.
Non possiamo, non vogliamo, tuttavia dimenticare i lutti, le
sofferenze che quella terribile strage provocò, il dolore, lo sconvolgimento degli animi, i
risentimenti che furono poi sfruttati da regimi dittatoriali per trascinare l’Europa e il mondo in
un’altra, ancor più spaventosa, guerra.
Pochi giorni fa abbiamo firmato a Roma una Costituzione che
unisce indissolubilmente 25 Nazioni, un tempo nemiche. Questa Costituzione è il frutto della volontà
di Nazioni che nei secoli si sono formate, ciascuna, come comunità di valori e di storia, e che,
insieme, hanno saputo creare un’area di democrazia e di solidarietà sociale fondata su radici
comuni: l’Unione europea.
Fortificati da questa più larga cittadinanza, continuiamo a onorare i
nostri caduti, gli eroi del Piave, i ragazzi del 1899. Abbiamo il dovere di dare ai soldati di
quella guerra il posto che meritano nella costruzione di un’Italia libera e unita e al tempo stesso
animata da un anelito di pace tra i popoli europei.
Impegniamoci a far conoscere ai giovani le
drammatiche vicende che i giovani di allora affrontarono con dignità, le loro eroiche gesta. Come
potrebbe non commuovere anche le nuove generazioni una storia nobile e tragica come quella del
Maggiore di cavalleria Francesco Baracca, che il 19 giugno 1918, nel pieno della eroica resistenza
sul Montello, cadde con il suo aereo contrassegnato dal cavallino rampante?
Onoriamo con lui tutti i caduti della Grande Guerra. Viva l’Italia!