FORTE VERENA LUOGO DI STORIA


Dicembre 2005

FORTE VERENA LUOGO DI STORIA

Rievocato il primo colpo di cannone della Grande Guerra sull’Altopiano di Asiago. Lo sparo rende onore a tutti i caduti novant’anni dopo


La possenza del Forte Verena

Si imbastano i muli alla partenza


Pronti per il colpo di cannone




Foto in notturna per gli escursionisti al Forte Verena


Una lapide in ricordo



Al Forte Verena, posto ai 2015 metri della sommità dell’omonimo monte, è attribuito l’onore di aver sparato, alle ore 4 del 24 maggio 1915, il primo colpo di cannone sul fronte italiano. Sicuramente il miglior forte costruito dagli italiani, a prima vista solidamente attaccato alla montagna, ha avuto diversi soprannomi, il più famoso dei quali è “dominatore dell’Altopiano”. In effetti chi si reca oggi a visitarlo può rendersi ancora conto della sua importanza come centro di osservazione sulle linee allora nemiche: la piana di Vezzena si stende davanti con tutte le opere difensive austroungariche: il forte Spitz di Vezzena, il forte Verle, il Basson, il forte Luserna. In fondo lo sguardo spazia fino alle dolomiti di Brenta e all’Adamello.

Esattamente 90 anni dopo, un gruppo di alpini rende omaggio al ricordo di un evento che ha cambiato il corso della storia, ripercorrendo la strada e le gesta degli eroici combattenti del primo conflitto mondiale.

La serata, organizzata dalla Sezione di Marostica, ha inizio nel tardo pomeriggio del 23 maggio con il ritrovo presso la Casera di Campovecchio in località Roana (Altopiano di Asiago). Purtroppo il tempo non è clemente, freddo e pioggia ci attendono al “campo base” ma, com’è ovvio quando gli alpini si ritrovano, ingegno e buona volontà non mancano: si accende un fuoco con qualche pezzo di legno, e davanti ad un panino casereccio accompagnato dall’immancabile bicchiere di vino, ci si scalda e si canta per tenere alto lo spirito. L’idea di passare tutta la notte in piedi non è simpatica a nessuno, ma basta la consapevolezza di prendere parte ad una rievocazione più unica che rara per far scomparire ogni accenno di sonno.

Una lunga tavolata ci accoglie al nostro arrivo, mentre nella stalla riposano alcuni partecipanti speciali che hanno il merito di rendere ancora più emozionante ed unico l’evento: rispondono (non sempre) ai nomi di Iso, Laio, Iroso e Fina e sono quattro dei pochi muli rimasti della Brigata Alpina Cadore, presenti grazie al Reparto Salmerie della Sezione di Vittorio Veneto.

Caffé a volontà per tutti ovviamente con la dovuta correzione di grappa, un cambio al volo indossando rigorosi abiti militari, e sul fare della mezzanotte iniziano le operazioni per la partenza. I muli vengono imbastati e caricati del cannone (modello 75B), gli zaini preparati e mentre qualcuno controlla il lento ma costante cadere della pioggia, si estraggono gli impermeabili per ripararsi alla meglio dalle avverse condizioni climatiche. La preparazione dei muli viene seguita da molti con grande interesse visto che molti dei partecipanti sono ancora in giovane età ed al momento di prestare il servizio militare i cari muli erano già stati mandati in pensione, ed avviene anche con qualche simpatica arrabbiatura da parte dei conducenti causa la ben nota testardaggine dei robusti quadrupedi.

Poco prima dell’una di notte, cappello in testa, si parte da quota 1600 metri in ordinata colonna: in testa i muli, di seguito gli alpini. La destinazione è la cima del monte Verena, dove si erge il Forte.

Probabilmente le nostre intenzioni sono talmente ammirevoli che da lassù qualcuno ci vuole dare un grosso aiuto, tanto che dopo pochi metri di cammino la pioggia cessa di cadere ed in pochi istanti le nubi vengono spazzate via lasciando posto ad una lucentissima luna che sarà il nostro faro naturale durante tutto il cammino. Non sarebbero le condizioni ideali per l’inizio di un attacco militare, con tutto il reparto ben in vista sul fianco della montagna, ma a noi va decisamente meglio così!

La marcia è scandita dal passo dei muli e non tutti riescono a tenerlo, ma di tanto in tanto si fa qualche breve sosta per dar loro fiato e per serrare le fila. La salita non è molto impegnativa ed in poco più di due ore raggiungiamo la vetta dove ci aspetta un forte vento ed un cielo meravigliosamente stellato. I muli vengono scaricati del loro peso, coperti e messi al riparo, mentre gli artiglieri iniziano le operazioni di assemblaggio del “pezzo”. C’e uno strano ed affascinante silenzio durante le operazioni: dall’alto del forte si vede l’intera vallata che riposa, e tante penne nere che lavorano in perfetta collaborazione quasi fossero degli esperti. Prima dell’ora X c’è il tempo per rendere omaggio ai caduti con una piccola ma significativa cerimonia davanti alla lapide che ricorda le decine di artiglieri uccisi da un’unica granata austriaca da 305 mm. che distrusse il forte centrando il deposito munizioni, e poi, all’avvicinarsi del momento, ci spostiamo nella postazione di tiro in attesa del “botto”.

Simpaticamente qualcuno controlla le coordinate di tiro ed al grido “Tenente il pezzo è pronto” ci mettiamo tutti sull’attenti mentre il servente innesca la miccia.

Ore 4 in punto del 24 maggio 1915, ore 4 in punto del 24 maggio 2005: il colpo parte, l’emozione è trattenuta a fatica. Abbiamo reso i dovuti onori ai nostri eroi.

Pochi istanti di attesa e di silenzio e poi si iniziano le operazioni di rientro: il pezzo viene smontato, i muli caricati e via di nuovo per la stessa strada che ci ha portato fin quassù. Nel cammino verso il punto di partenza inizia ad albeggiare e lo spettacolo è senza commento. Alle 6 del mattino siamo già tornati in malga, i muli vengono portati in stalla, si beve un caffè e poi via verso la normalità, chi a riposare e chi al lavoro con tanta stanchezza in corpo ma con il sorriso e l’orgoglio di chi può dire “io c’ero”.

E’ stata una notte unica ed irripetibile, sono stati attimi indimenticabili, è stata un’ulteriore conferma (anche se non era necessaria) che portare il cappello alpino non ha eguali, per storia, per tradizione, per gloria.

Ai caduti, ai reduci, a tutti gli alpini, grazie.

Omar Gatti