IL "CONEGLIANO" A CASELLE


Dicembre 2005

VISITA AGLI ALPINI DEL GRUPPO CONEGLIANO DI STANZA ALL'AEROPORTO DI CASELLE


Le 4 alpine del "Gruppo Conegliano" impegnate nell'operazione "Domino"
all'aeroporto civile "Sandro Pertini" di Caselle Torinese


Caselle Torinese: Scambio di doni:
Cap. Andrea Barzotto, gr. "Conegliano",
Cons. Sezionale Giuseppe Benedetti,
Col. Silvio Biagini, vice comandante "Taurinense", ex comandante del
3° artiglieria "Julia",
Vice Presidente Giorgio Visentin


Caselle Torinese: L'ennesimo "alziamo il bicchier, facciamo cin cin", proposto
dall'indistruttibile "Bepo" Benedetti nella fornita cantina del Gruppo di Caselle
A sx. il Presidente della sezione di Torino, Giorgio Chiosso.
Sullo sfondo, tra il Col. Biagini e Luciano Barzotto, il capogruppo di Caselle
Ajmone Gigio Michele.

Sabato 16 luglio, una delegazione della nostra Sezione si è recata a far visita agli alpini del “Gruppo Conegliano” attualmente comandati alla sorveglianza armata antiterrorismo all’aeroporto civile “Sandro Pertini” di Torino-Caselle, come previsto dall’operazione “Domino”6
Ne facevano parte il vice presidente Giorgio Visentin, il consigliere sezionale Giuseppe Benedetti e Luciano Barzotto, padre del capitano Andrea Barzotto di San Fior, comandante in campo.
La visita, programmata dall’efficiente Benedetti, si è conclusa con un caloroso incontro conviviale presso l’accogliente sede del Gruppo alpini di Caselle, guidato da Aimone Gigio Michele.
Un Gruppo, quest’ultimo, da anni legato da profondi vincoli di amicizia e di scambio con il Gruppo di Codognè e con la Sezione di Conegliano.
Numerosa, infatti, è stata la partecipazione di penne nere e loro familiari di Caselle alle cerimonie inerenti all’80° di fondazione della nostra Sezione lo scorso aprile.
La visita, quindi, ha voluto rinsaldare tali legami con la promessa, da parte nostra, di ricambiarne la presenza il prossimo 8 e 9 ottobre quando gli alpini di Torino organizzeranno il loro 85° “compleanno”.
Alla cena, oltre al consiglio direttivo del Gruppo con le solerti e brave consorti, erano stati invitati tutti i giovani volontari, una ventina circa tra cui quattro belle alpine, del “Gruppo Conegliano” quella sera liberi dal servizio all’aeroporto.
Ospiti d’onore il col. Silvio Biagini, già comandante del “3° Rgt Artiglieria Terrestre da Montagna” della Julia, di stanza a Tolmezzo, ed ora assurto al prestigioso incarico di vice comandante della brigata Taurinense; il presidente della Sezione A.N.A. di Torino, Chiosso, con i vice Castello e Gatti; il presidente della Sezione di Susa, Giuliano; il comandante della locale stazione carabinieri, luogotenente Sini.
Al momento dello scambio dei doni e dei saluti il col. Biagini, visibilmente commosso, rivolgendosi ai suoi ex ragazzi, ha ricordato il periodo in cui ha guidato il 3° nelle varie missioni in Italia e all’estero, tra cui quella particolarmente delicata in Afghanistan, portata a termine in modo brillante. E qui, rivolgendosi a Visentin e Benedetti, ha rammentato con gratitudine la grande e calorosa accoglienza ricevuta dai suoi reparti due anni fa, proprio a Conegliano, in occasione del loro rientro in Patria, nonché la presenza della Sezione a Tomezzo, l’anno scorso, quando i reparti si accingevano a partire per il Kossovo nell’ambito dell’operazione “Joint Forge.”
Quindi ha proceduto alla consegna dei gradi di “primo caporale” a due giovani volontari spronandoli a servire il Tricolore sempre con forza ed onore.
Portando a tutti i presenti il saluto del presidente Antonio Daminato, assente per motivi di lavoro, e dell’intera Sezione, Giorgio Visentin ha ringraziato il gruppo di Caselle e la grande Sezione di Torino per l’ospitalità e per la partecipazione alle nostre manifestazioni. Si è complimentato con il col. Biagini per il servizio svolto alla Julia ed ora per il nuovo incarico augurandogli altre soddisfazioni, e lo ha ringraziato per l’amicizia che continua a legarlo con la Sezione di Conegliano e la sua gente.
Infine, rivolgendosi direttamente al cap. Barzotto e ai suoi alpini in servizio, ha sottolineato l’importanza di mantenere sempre alto il nome del “Conegliano” davanti al quale, come dice il leggendario e bellicoso motto, “o si s-ciampe o se mür” (Davanti al Conegliano o si scappa o si muore).
“Oggi la leva non c’è più, - ha continuato il vice presidente – l’esercito, e quindi anche le brigate alpine, ha subito una radicale trasformazione passando dal reclutamento popolare e geografico a quello volontario, professionistico. Spetta ora a voi, cari ragazzi, che venite da ogni regione d’Italia tenere fede ai radicati valori dell’alpinità più pura e solidale. Siate fieri del cappello che portate, siate orgogliosi di essere entrati nella grande e straordinaria famiglia delle Penne Nere. Voi oggi portate le nostre bandiere e le nostre nappine e perciò rappresentate l’ideale continuità con il nostro glorioso passato. In noi, alpini e veci in congedo della sezione di Conegliano, troverete sempre sostegno e amicizia perché oggi voi siete il nostro orgoglio e il nostro futuro.”
Sentimenti ed affetti radicati nella storia e nella memoria di tanti presenti quella sera, non solo perché nel “Conegliano” vi svolsero il servizio militare ma soprattutto perché proprio nella nostra città il reparto ebbe il battesimo e si fregia della cittadinanza onoraria. Una storia straordinaria che è sempre bene, seppur brevemente, ricordare e tramandare.

Il reparto fu impiegato nella guerra Italo-Turca del 1911-12; nella Grande Guerra dapprima in Carnia e, dopo Caporetto, sul Montello; nella Campagna d’Etiopia 1935-36; allo scoppio della II Guerra Mondiale, il “Conegliano” venne inviato nella zona operativa del fronte greco-albanese (1940-41) e quindi sul fronte russo (1942-43) dove, pur subendo pesantissime perdite, scrisse fulgide pagine di valore meritandosi l’elogio dell’alleato tedesco e l’ammirazione del nemico, superiore in uomini e mezzi.
Rientrato in Italia decimato, il “Conegliano”, stanziato in Friuli, venne sorpreso e travolto dal precipitare della situazione politico-militare interna seguita all’Armistizio dell’8 settembre 1943.
Il Gruppo riprese ufficialmente vita nel 1951 incardinato nel 3° Reggimento Artiglieria da Montagna su due Batterie.
Nel 1975, in seguito allo scioglimento del 3°, il Gruppo passò alle dipendenze dirette della Brigata alpina “Julia”. Oggi, il reparto che ha ereditato la storia, la bandiera e le tradizioni del 3° Reggimento di Artiglieria da Montagna, inquadra, oltre la Batteria Comando e Servizi, le originali Batterie: 13ª,14ª e 15ª.
La bandiera del “Conegliano” si fregia della Medaglia d’Argento al Valor dell’Esercito per le operazioni di soccorso alla popolazione friulana colpita dal terremoto del 1976, nonostante l’unità stessa, conseguentemente al crollo della caserma Goi di Gemona, fosse stata duramente e tragicamente colpita dal sisma.
Inoltre, alla ricompensa collettiva vanno aggiunte 4 Medaglie d’Oro individuali al Valor Militare, tra cui il serg. Giovanni Bortolotto di Orsago caduto in Russia, che fanno del “Conegliano” il Gruppo di Artiglieria più decorato d’Italia:
Oggi, quindi, il vecchio e bellicoso motto del “Conegliano” viene messo a disposizione non solo della sicurezza interna, ma anche nel nome della pace, dell’impegno solidale e umanitario verso popolazioni da lungo tempo sfibrate da lunghe e feroci guerre civili, per di più imbarbarite da tensioni etniche e religiose.
E proprio in quest’ottica di speranza e di augurio va interpretata la visita a Caselle della Sezione di Conegliano: dimostrare che il paese reale, quello che si riconosce più di tutti nell’impegno sociale e nel volontariato più disinteressato, crede ancora nei valori che Patria e Bandiera rappresentano, dentro e fuori i confini nazionali.
Un messaggio chiaro ed inequivocabile in tempi incerti come questi.
Una presenza che vuole ribadire la continuità di ideali e di valori etici, umani e morali trasmessi da una generazione di alpini in congedo ad un’altra in servizio effettivo e oggi in armi, ma non per aggredire o sottomettere bensì per proteggere genti e comunità inermi ed indifese di fronte all’immanente minaccia di un cieco, indiscriminato, vigliacco e brutale terrorismo.

La serata, o meglio nottata, non poteva concludersi se non nella fornitissima e tipica cantina del Gruppo di Caselle in cui si conservano i migliori vini piemontesi e dove si è distinto per la sua contagiosa e coinvolgente esuberanza il nostro Benedetti (qui meglio conosciuto semplicemente come “il Bepo”) che più volte ha sollecitato i presenti al brindisi intonando il classico “aaaa....aaaa....alziamo il bicchier, facciamo cin cin...” con il risultato, alla fine, di intorpidire la testa, annebbiare la vista, impastare la parola e sfasare l’equilibrio a più d’uno.
Ma certamente ne valeva la pena!

Vise