GLI ALPINI DANNO I NUMERI... |
Aprile 2005 |
Si sa che gli Alpini preferiscono il fare piuttosto che il
dire, è nel loro stile. Fieri solo del loro lavoro, sono indifferenti alle chiacchiere, spesso indifferenti anche agli
elogi ed alle critiche mosse nei loro confronti. Ciò li porta a non curare come si converrebbe la loro immagine, con le
inevitabili
conseguenza che tutti sappiamo. Perché lo sappiamo tutti quali sono gli stereotipi che circolano sugli Alpini. Provate a
pensare: gli Alpini sono uomini che dedicano il proprio tempo libero ad opere di solidarietà, a raccogliere fondi per
questa o quella azione od ente benefico; impegnati in opere di restauro o di difesa dell’ambiente; organizzatori
instancabili di manifestazioni per tener vive la cultura e le tradizioni popolari; uomini che si distinguono per il loro
senso civico, che danno vita a luoghi di aggregazione sociale espressione di quel volontariato civile che rappresenta
uno degli aspetti più
nobili e generosi della nostra vita nazionale; gente pronta a correre dove l’emergenza chiama, anche fuori del
territorio nazionale, incuranti delle barriere geografiche e culturali, spesso in luoghi di cui prima non conoscevano
nemmeno la collocazione sul mappamondo. Eppure la loro immagine sembra
buona solo per reclamizzare, come è successo, il lancio di qualche vino da supermercato. E, per giunta, ignobilmente
confezionato in cartone...
E’ vero, gli Alpini bevono, pochi poco, tanti tanto, talvolta troppo. Ma a chi lo spieghiamo che per gli Alpini il rito
del bicchiere di vino condiviso non è baccanale ma il suggello di una relazione maschia, il richiamo della libera
appartenenza; che il vino ha una sua dignità culturale fatta di tradizione e di fantasia, di cura quotidiana e di
appassionata ripetizione di gesti. E come potrebbero farsene una diversa, di immagine, quando il loro operare è segnato
da contraddizioni, dall’essere spesso controcorrente. Così l’alpino pulisce l’alveo del torrente e gli mettono la
multa; è colui che riesce ancora a commuoversi ad un’alza bandiera, che si atteggia ad uomo dalla scorza dura e poi può
lasciarsi scappare una lacrima quando le note
improvvise di una canta alpina lo colgono impreparato; che non si rassegna a staccare la sua immagine da quella di
quell’animale chiamato mulo, che si ostina ancora a far sfilare alle adunate; é testardamente legato a valori,
tradizioni e coreografie semplici che, in un mondo che cambia vorticosamente, sembrano fuori moda: e nemmeno il giorno
dell'adunata, nonostante i grandi numeri, riesce a fare audience.
Indifferente alla sua immagine ed abituato più al fare che al dire. Ecco perché, anni fa, l’idea di un libro con l’elenco di
tutti gli interventi dei gruppi dell’Associazione fu colta con scarso entusiasmo e non ebbe la piena adesione da tutte
le Sezioni. Furono espressi dubbi da più parti: si pensava che mettere sulla carta i numeri della solidarietà alpina
avrebbe potuto essere letto come una sorta di autoglorificazione che avrebbe finito con lo sminuire la valenza morale del nostro impegno.
Il Libro Verde è risultato invece un documento che serve a dare a coloro che ci stanno vicino la dimensione del nostro
operato. Può essere la risposta più efficace a chi continua a pensare che gli Alpini sono buoni solo ad organizzare
feste, pastasciutta e vin brulè, e potrà contribuire a toglierci dal groppone quei fastidiosi stereotipi che falsano la
nostra immagine.
L’edizione 2004 del LIBRO VERDE DELLA SOLIDARIETA’ ALPINA sarà presentata nel corso di una conferenza stampa al Teatro
Accademia sabato 18 aprile, in occasione della trasferta nella nostra Sezione del Presidente Perona e del Direttivo
Nazionale. Saranno presenti Istituzioni regionali, provinciali e comunali, rappresentanti delle Sezioni del Triveneto,
autorità militari e religiose.
Il Libro Verde è un elenco inimmaginabile, i numeri fanno davvero colpo. Possiamo dire con
orgoglio che nessun’altra associazione può esibire un biglietto da visita così pesante. Moltiplichiamo il numero delle
Sezioni per quello dei Gruppi e il numero di questi per la miriade di interventi messi in atto solo nell’ultimo anno e
ne escono numeri impressionanti: e ci troviamo davanti ad una lista che non basterebbe il tempo di una sfilata per
essere letta. Altro che pastasciutta e vin brulè.
Colpisce come gli Alpini possano operare in un contesto così vasto e variegato, a dimostrazione anche della loro
smisurata fantasia, e come il loro impegno non abbia né limiti né confini.
Bastano poche pagine del
LIBRO VERDE DELLA SOLIDARIETA’ ALPINA ed emerge subito quella che, secondo noi, è la vera immagine delle penne nere:
Serve qualcosa? Chiamate gli Alpini. Essi arrivano ovunque. Sempre.
Gianfranco Dal Mas