ORTIGARA |
Dicembre 2005 |
|
Come da copione. L’oggetto del nostro impegno assunto in primavera,
mirante a portare il nome della nostra ottantenne Sezione a
quota 2106 dell’Ortigara, è stato
regolarmente deposto ai piedi della
colonna mozza. Missione compiuta dunque, lo striscione ha fatto bella
mostra di sé sull’Ortigara.
Nelle primissime ore del mattino
col termometro a più 3 ci siamo lasciati alle spalle Piazzale Lozze, i
polpastrelli delle dita resi insensibili e un passo forzatamente accelerato
per favorire la circolazione scalda-membra.
La Chiesetta e l’Ossario, col sagrato a quell’ora ancora deserto,
ci vedono puntare decisamente alla forcella di Monte Lozze dove la
Madonnina, dall’alto del suo osservatorio, sopporta i refoli gelidi provenienti
dal Vallone della morte.
Il tratto che porta alla baita è
tutto un saliscendi tra mughi, rododendri, anemoni e bottoni d’oro. La
parte finale, il costone dei Ponari, porta quel toponimo, come ci spiegava
anni fa Mario Rigoni Stern, perché le pernici se ne sono appropriate
destinandolo a personale pollaio.
La sommità di questo monte è tutto un susseguirsi di camminamenti,
trincee, postazioni che ci portano a considerarlo un luogo da
visitare in silenzio.
Col pensiero a quanti non fecero ritorno a casa immaginiamo di
quali tragiche bestialità fu testimone quel martoriato paesaggio lunare.
Durante la Messa ci scostiamo dalla colonna spezzata quel tanto
necessario per sentirci isolati avvertendo in questo modo la presenza
dei caduti stretti attorno alla loro montagna.
Il loro essere materiale
riposa in una delle molte fosse comuni o nell’anonimato di qualche
Ossario ma il loro spirito è qui nel posto esatto del “passaggio” da
una vita all’altra. E’ per questo che ogni anno ci diamo appuntamento
lì, ormai è un incontro fra vecchi amici. Dopo il Rito Sacro una doverosa
puntata al cippo austriaco pone fine alle cerimonie.
I rintocchi
della campana aggiungono un brivido al nostro già pressato stato
emotivo.
Tanti gli Alpini che si sono spinti in quota per rendere onore ai
protagonisti del primo conflitto mondiale. Il botto di un tappo che
vola alto ci riporta al banale quotidiano; entriamo in un’altra dimensione
e ci avviamo giù verso Piazzale Lozze dove qualcuno sta
portando in ebollizione un pentolone d’acqua con buone prospettive
per gli affamati.
Renato Grumier