L’attenzione è focalizzata sul
perchè è necessario
cancellare il debito con i paesi in via di sviluppo.
Era un tema caro anche a Giovanni Paolo II. E’
una questione di giustizia non di beneficenza.
La domanda che ci si pone è: “Perchè i governi dei
paesi più ricchi devono cancellare il debito dei paesi in via
di sviluppo?”.
Quello del debito non è un problema solamente del
Terzo Mondo, ma è un problema urgente di tutto il Mondo
Occidentale sviluppato perché la povertà, le epidemie, le
catastrofi ambientali, lo scontento e la rabbia sempre crescenti
dei paesi poveri, sono sempre più pericolosi anche
per noi, per la nostra salute, per il nostro ambiente, per la
nostra sicurezza.
In pratica i motivi trovano risposta negli gli Obiettivi
del Millennio per lo Sviluppo delle Nazioni Unite: sono otto
obiettivi che tutti i 191 stati membri dell’ONU si sono
impegnati a raggiungere entro l’anno 2015.
Le cause per cui il debito si è formato, sono vaste e
complesse e certamente impregnate di interessi avidi
ripartiti in parti uguali tra il debitore e il creditore.
Dobbiamo inoltre accettare il principio secondo il quale
esistono debiti talmente illegittimi e impossibili da estinguere
che non dovrebbe essere chiesto di onorarli.
Contemporaneamente la determinazione negoziale
di ciò che un paese dovrebbe o non dovrebbe pagare è
delicatissima e la definizione di termini come “illegittimo”
è un’operazione molto complessa concettualmente e
politicamente che richiederebbe di addentrarsi su un terreno
inesplorato e irto di insidie.
Il debito di uno stato dovrebbe essere ritenuto illegittimo quando si presentano contemporaneamente
tre condizioni: |
1) Il regime debitore è privo di
consenso democratico, o lo era al
momento in cui è stato effettuato
il prestito;
2) Il denaro è stato usato contro
gli interessi della popolazione;
3) I creditori, quando hanno
concesso il prestito, sapevano che
il denaro sarebbe stato usato in
quel modo.
I fondamenti del diritto contrattuale
prevedono che i contratti siano validi solo se le parti
contraenti abbiano la capacità e l’autorità per stipularli.
Molti governi dei paesi in via di sviluppo vantano un
curriculum nient’affatto pregevole in tema di utilizzo
delle risorse messe loro a disposizione per i bisogni dei
poveri, degli emarginati, dei malati. E’ necessario impedire
che ci siano paesi obbligati a rimborsare debiti illegittimi
e non esigibili e nello stesso tempo far sì che i
fondi così risparmiati finiscano laddove sono più necessari.
Se vogliamo davvero garantire ai nostri figli e ai nostri
nipoti, un pianeta in cui giocare e che ogni bambino
ovunque nasca, abbia la prospettiva di una vita decente,
il mondo ricco dovrà limitare il desiderio di “proteggere”
le proprie industrie se vuole dare al mondo povero la
possibilità di affrancamento dalla miseria e la capacità di
generare ricchezza in modo autonomo e di avere i mezzi
sufficienti per garantirsi la salute, l’istruzione e per aiutare
i poveri.
Un mondo migliore, più sicuro e più giusto per tutti è
possibile. L’indifferenza e l’apatia nei confronti delle
avverse condizioni dei paesi in via di sviluppo, non sono
più tollerabili. Il pericolo che si allarghi la frattura tra ricchi
e poveri, è sempre più evidente.
Queste proposte rappresentano un programma per
un nuovo futuro: discutiamole, raffiniamole, miglioriamole.
Ma non possiamo ignorarle.
Per saperne di più leggete Noreena Herz docente di
Business and management a Cambridge nel suo ultimo
lavoro “Un pianeta in debito”. Enzo Faidutti |