55 secondi, una eternità


Aprile 2006

di Davide Maria Turoldo

Perché pure i cimiteri sono scoppiati per i… troppi morti e lo stesso cuore del Friuli pare un solo cimitero di rovine, e la terra è ferita a morte, spaccata da una fessura fonda e nera come se l’inferno avesse cercato una via d’uscita proprio tra queste dolcissime colline: in quella maledetta notte di luna del 6 di maggio! E tutto nello spazio di 55 secondi: un tempo meno di un minuto e che un uomo mi ha detto: “ora sappiamo cosa è l’eternità, mai pensato che un minuto fosse così eterno!”…
…Certo siamo stati colpiti tutti, e non ci crediamo, non vogliamo credere. Forse questo è il vero spazio del terremoto, e non sappiamo ancora dire di che natura siano le rovine, cosa è rotto: forse ci è saltato il cuore dentro. Io ho visto platani squarciati e pioppi spezzati a metà; e le rubinie un disastro nella poltiglia e nel fango: quelle che profumavano così bene quando tornavi sul carro del fieno la sera. Ho visto squarciate le montagne; e montagne che sembravano in attesa di franare ancora.
Ho visto Maiano distrutta, Osoppo distrutta, Gemona distrutta, Artegna distrutta, Magnano distrutta e Carnia distrutta, e Venzone e Tarcento e Trasaghis e Montenars e Mels e Buia e Collaredo, una casa dietro l’altra come una impazzita via di croci fatte di travi e di cornicioni; e fieno tra le macerie, e le pannocchie franate insieme ai mattoni, e i letti delle camere squarciate a metà impudicamente esposti; quelle camere che erano per noi tabernacoli di ricordi e di segreti gelosissimi: e il cuore delle nostre case sepolto sotto le montagne di detriti, e case e case che non ci sono più; tutte fatte con le nostre mani, dove mattone aderiva a mattone e sasso a sasso con calce bagnata dal sudore di generazioni. Sì, questo ed altro, e chiese e campanili e castelli e vie di secoli e intreccio di civiltà e ricordi di morti, tutto distrutto, ed ora non è che un panorama unico di macerie...
…Una donna mi ha detto: “Sono stata messa al muro durante la guerra, ebbene né tedeschi né cosacchi mi hanno fatto mai paura, ma il terremoto!...”…
…E c’è della gente che ha rifatto già tre volte la propria casa; una volta distrutta dai tedeschi, un’altra volta dall’inondazione, e un’altra volta dall’incendio. E così è successo per paesi interi al tempo dei Cosacchi di Hitler. E perché dunque non doveva venire anche il terremoto? Noi siamo abituati a essere poveri, noi siamo quelli che devono sempre ricominciare. Anche Dio è friulano e diciamo spesso bonariamente che è “un disgraziato come noi”, infatti Cristo…
…Dunque così: il terremoto è venuto. E’ vero: un Friuli di secoli non lo vedremo più; e voi italiani non sapete nulla di ciò che abbiamo perduto: paesi dove io andavo per pulirmi gli occhi. Ebbene, ne rifaremo uno nuovo, domani. Appena il terremoto lo permetterà. E gli emigranti continueranno a tornare; e chi è rimasto cercherà di disturbare il meno possibile, come ha fatto sempre: anche Dio!...