MILOVICE |
Dicembre 2006 |
Siamo partiti in pullman nelle prime ore della fredda mattinata di venerdì 3 novembre, quando il
termometro era sceso di qualche grado sotto lo zero e le annunciate previsioni meteorologiche non promettevano niente di
buono. Già sopra Pontebba scendevano i primi fiocchi di neve. Più avanti in Austria ci aspettava un vero paesaggio
alpino dai contorni tipicamente invernali. Costretti ad una lunga deviazione con alcune difficoltà siamo transitati
sulla sommità di un passo ove alcuni tir erano finiti di traverso e la neve raggiungeva i trenta centimetri. Nonostante
l’attesa obbligata per il ripristino della viabilità ed il prolungamento del tragitto, compiuto quasi interamente sotto
copiose precipitazioni nevose l’atmosfera era serena e rallegrata dai canti del “Coro Adunata” di Sedico (BL) e dalle
barzellette del capo corriera v. presidente della sezione di Belluno Angelo Dal Borgo. Mancava l’altro organizzatore, il
nostro Lino Chies, rimasto a casa perché non voleva mancare all’ultimo saluto di un fraterno amico perito il giorno
prima. Lino, sommessamente, ci aveva accompagnato al punto di ritrovo con gli amici bellunesi e per tutto il week-end
si è messo in contatto con noi telefonicamente. Era come se egli fosse assieme a noi e al ritorno domenica sera è venuto
a riprenderci all’autoparco di Pieve d’Alpago.
Alle ore 14.00 un buonissimo minestrone preparato dagli alpini bellunesi, accompagnato dallo speck, dallo strudel
abbinati al vino sincero di Lino, aveva riscaldato il nostro stomaco nella sosta fatta 20 chilometri dopo Salisburgo:
Circa 6 ore dopo siamo arrivati finalmente a Praga, la bellissima capitale mitteleuropea sopravvissuta alla decadenza
dell’impero asburgico, all’annichilimento dell’annessione nazista e del comunismo sovietico. Così surreale per i suoi
mirabili palazzi e monumenti, Praga sta a poco a poco risorgendo, facendo leva sulla forza di carattere della sua gente,
memore di avere alle spalle una limpida cultura ed un'inalterata civiltà. A Praga ad aspettarci c’era la signora Zdenka
Skvorova Ferrari, praghese di nascita e coneglianese d’adozione, vero passpartout per la nostra visita alla repubblica
Ceca. Così gentile e disponibile ella ha pianificato il nostro soggiorno, aggiungendo al vero motivo del viaggio “la
solenne commemorazione” la connotazione culturale e gastronomica. In una caratteristica birreria artigianale del centro
della capitale abbiamo consumato la cena. Accanto ai piatti saporiti troneggiava la birra bionda e d ambrata che lì è
una vera specialità. Nel ritorno verso il pullman, non potevamo mancare di soffermarci commossi davanti alla lapide di
Jan Palach e di Jan Zajic immolatisi nel 1969 al “fuoco della libertà e dell’autodeterminazione”.
Da Praga abbiamo raggiunto Podebrady famosa città del cristallo di Boemia per il pernottamento in albergo.
Alle ore 8 di sabato 4 novembre ci siamo diretti a Milovice, cittadina distante circa 54 chilometri da Praga. La
giornata fredda e nuvolosa, conferiva ulteriore grigiore a quei luoghi che ormai da qualche secolo sono simbolo di pena
e di sacrificio inenarrabili. Milovice, anticamente Milowitz, che nel XV/XVI secolo era il capoluogo di una Contea con
un annesso maniero, divenne fin dalla campagna di Napoleone contro la Russia nel 1800 luogo di deportazione dei
prigionieri di guerra. Nella prima guerra mondiale, almeno ventimila prigionieri transitarono per questo campo di
concentramento. Essi erano di molte nazionalità, tantissimi gli italiani. Si sa per certo che i caduti italiani sono
stati come minimo 5180, di loro sono registrate precise annotazioni biografiche, circa il 10% erano alpini. Si ipotizza
comunque che siano morti forse in settemila, morti per ferite di guerra, per le malattie epidemiche causate dall’assenza
totale d’igiene, morti soprattutto di fame perché alle scarse scorte alimentari somministrate dagli austro/ungarici ai
prigionieri quasi mai si aggiungevano i viveri che per accordi internazionali avrebbero dovuto giungere dall’Italia. E’
assodato che qui anche nella seconda guerra mondiale, altri nostri connazionali trovarono la morte ma di ciò non abbiamo
le cifre ufficiali. Dal 1948 Milovice divenne una base corazzata sovietica di notevole importanza. Fino al 1990, circa
85000 sovietici fra militari e familiari vi soggiornarono. Milovice era lo scalo diretto per i convogli ferroviari
provenienti da Mosca verso la repubblica cecoslovacca. Ogni giorno arrivava il treno con il pane fresco per la base
militare. Da Milovice, nell’agosto 1968 partirono i carri armati sovietici che posero fine alla speranza della
“primavera di Praga” di Dubcek. Quando l’armata rossa smobilitò, i cittadini di Milovice poterono finalmente accedere
alle zone che per oltre quarant’anni erano state loro interdette. In quelle piccole abitazioni e nei terreni circostanti
trovarono la desolazione più evidente. Anche il substrato del suolo in tutta l’area risultò altamente contaminato dagli
oli e dai carburanti dispersi dagli imponenti mezzi corazzati sovietici. Fortunatamente il monumento recante la scritta
“AI SOLDATI ITALIANI MORTI IN PRIGIONIA LA FRATERNA PIETA’ DEL POPOLO CECOSLOVACCO ” rimase indenne a tutte
queste varie circostanze drammatiche e del 1991 fù ricostruito il cimitero ove riposano le già dette salme italiane. La
strada che conduce al cimitero è stata intitolata Via Italia ed un piccolo museo è sorto accanto al monumento. Di anno
in anno l’opera dell'Onor Caduti e dell’Ambasciata italiana ha restituito dignità a questi luoghi. Principale fautore di
ciò è stato il Console Filippo Imbalzano che qualche anno fa, incontrando l’ex compagno di scuola al Dante di Vittorio
Veneto Lino Chies, lo invitò a presenziare a questa sobria ma sentita cerimonia. Lino Chies accettò e s’impegnò
strenuamente, riuscendo a portare anche il labaro dell’ANA con l’allora v. presidente Corrado Perona nel 2002.
Sabato 4 novembre la cerimonia è cominciata alle 10. Ha registrato una folta presenza di ex ufficiali superiori cechi
tra cui un generale premiato un mese prima con la massima onorificenza ceca, che per il suo patriottismo venne
incarcerato dai russi. Erano presenti un picchetto ed una fanfara militare ceca che nel corso della cerimonia ha
accompagnato il “Coro Adunata” nell’esecuzione dell’Inno di Mameli e del Piave.
Davanti al sindaco di Milovice, all’ambasciatore italiano nella Repubblica Ceca Radicati, al funzionario signora
Giuffrè, al rappresentante dell’Onor Caduti col. De Ponti, con il passo cadenzato dell’occasione i militari cechi hanno
onorato i caduti italiani e delle altre nazioni, deponendo gli omaggi floreali davanti al monumento che li ricorda.
Nessun discorso, solo un lungo e sentito pensiero a coloro che qui hanno consumato la loro giovane vita, che oltre alla
fame, alle malattie e alla ferocia dei carcerieri hanno subito l’indifferenza da agonizzanti e da morti.
I gonfaloni dei comuni di Conegliano, Pieve d’Alpago, Canale d’Agordo e Tambre erano attorniati dai vessilli sezionali
ANA di Belluno e Conegliano e dalle fiamme di Pieve d’Alpago, Città di Conegliano, Santa Lucia di Piave e Val Zoldana.
Presenziavano il sindaco di Tambre Claudio Corrado Azzalini, il sindaco di Pieve d’Alpago Erminio Mazzucco, il v.
sindaco di Canale d’Agordo Rinaldo De Rocco, il v. sindaco di Conegliano e l’assessore Enzo Perin e Marino Fabbris. Le
sezioni ANA di Belluno e Conegliano erano degnamente rappresentate dai rispettivi v. presidenti Angelo Dal Borgo e
Battista Bozzoli. Terminata la cerimonia, ci siamo recati in centro di Milovice, ove si è tenuta nella chiesa cattolica
la santa messa che il giovane parroco ha voluto celebrare in ceco ed in italiano. L’ambasciatore Radicati presso la
“casa del popolo” ha offerto il pranzo a cui sono seguiti alcuni brevi discorsi e la consegna di alcuni doni da parte
della nostra delegazione.
Lasciata Milovice nel primo pomeriggio ci siamo diretti a Praga ove abbiamo colto alcuni degli stupendi angoli della
città e alle 18,30 si è tenuto il concerto del “Coro Adunata” nella chiesa di Sant’Antonio a due passi dal centro
storico. Dopo le evoluzioni canore degli alpini di Sedico abbiamo partecipato alla santa messa. Negli occhi del
celebrante, come del resto in quelli del parroco di Milovice nella precedente funzione, c’era la felicità di ospitarci.
Domenica 5 novembre siamo ritornati a casa passando per la Germania lungo la strada che porta al Brennero.
In questi tre giorni abbiamo percorso più di 2000 chilometri con diverse ore di corriera avvolti dalla stanchezza ma
nello stesso tempo consci d’aver acquisito un nuovo spessore umano.
Renzo Sossai
Lauro Piaia |
Renzo Sossai |
Milovice |
Una veduta di Praga |