AFRICA CHIAMA


Dicembre 2006

L’Africa chiama e chiede aiuto
IN BURUNDI LA CONFERMA DELLA SOLIDARIETA’ ITALIANA

Un anno fa “Fiamme Verdi” ha ospitato un articolo di Renato Brunello sulle opere di solidarietà alpina realizzate in Etiopia e Burundi da alcuni nostri soci. Renato trattò con maggiore ampiezza l’intervento in Etiopia ed ora, con l’articolo che segue, rendiamo conto con la doverosa precisione anche dell’iniziativa realizzata in Burundi dal socio Augusto Papa. Ringraziamo Renato Brunello per la sua preziosa ed incessante opera di divulgazione della cultura alpina. Ringraziamo anche Augusto per il suo impegno di testimonianza dei valori alpini. (La Redazione)


Augusto Papa con alcuni giovani indigeni


Gli impianti per la trasformazione dell’ananas in succo

“Tutto comincia nel 2000, in un  incontro col vescovo di Mujinga e l’allora vescovo di Vittorio Veneto mons. Magarotto. Si parlò delle difficoltà dei contadini del Burundi i trasformare e conservare il frutto dell’ananas: 1° in succo di frutta; 2° un succo parzialmente fermentato; 3° in uno spumante con grado alcolico di 11° circa.
la FNP-CISL di Treviso e i pensionati del territorio coneglianese si fecero carico di questo problema burundese, e così cominciò a mettersi in moto la macchina organizzatrice. Si formò un gruppo di pensionati FNP-CISL. Siamo andati nei centri commerciale, nelle piazze, in assemblee a spiegare ed informare la gente della situazione di quella popolazione.
Il Gruppo ha raccolto nelle diverse circostanze 20.000 Euro che, aggiunti alle sottoscrizioni dei soci FNP della diocesi di Vittorio Veneto ed di altre associazioni, hanno reso possibile l’acquisto dei macchinari per la produzione e trasformazione del frutto.
I macchinari sono stati inviati nella zona di Kirundo, presso il Centro diocesano agro-pastorale di Mujinga nel nord del Burundi.
Nell’aprile 2005 gli esperti e i tecnici, che sono stati scelti in considerazione della loro specifica conoscenza del settore, e in virtù dell’esperienza acquisita in cantine o nelle fabbriche di macchinari enologi, si sono recati in Burundi.
Avendo da poco fatto pratica in Etiopia, ed essendo in possesso di regolare passaporto, nonché adeguatamente vaccinato, mi sono offerto volontario. Con me sono partiti Claudio Beltrame, ex compagno di lavoro, Roberto Mazzer enologo di Velletri (Roma), che aveva procurato i macchinari necessari.
Giunti sul posto abbiamo predisposto i macchinari per il ciclo produttivo. Non mi soffermo nell’elencare tutte le difficoltà incontrate; ne accenno solo alcune: energia elettrica mancante, acqua poca, difficoltà di comprensione della loro lingua. Per fortuna il padre missionario, capo del centro, parlava italiano.
Di fronte a tali difficoltà l’Alpino non si perde d’animo: offre tutta la sua esperienza, con lo spirito di solidarietà per il bene di questa nuova famiglia.
Nei 20 giorni trascorsi, abbiamo completato con soddisfazione tutto il ciclo produttivo che ci eravamo imposti, ed è stata per noi una grande gioia vedere il volto della gente che ci stava intorno, sorridere in segno di gratitudine, soprattutto i bambini.
Abbiamo istruito gli indigeni a produrre, con i nostri macchinari, l’acqua potabile. Il più grande loro sogno.
Esperienze del genere toccano il profondo del cuore.
Qualcuno afferma: “nessuna gara vinta, nessun record, nessuna medaglia vale quanto aiutare la povera gente che è nel bisogno…”
Vorrei, se mi è consentito, esprimere, attraverso “Fiamme Verdi”, che è anche il mio giornale, essendo io tesserato alpino nella Sezione di Conegliano, la gioia e la gratitudine verso quel Paese che mi ha ospitato. Un ringraziamento alla FNP, che mi ha dato l’opportunità di tale immensa esperienza umana.
Desidero ricordare che in ottobre dello scorso anno sono andati in Burundi Claudio Beltrame e Bernardino Aliprandi, enologo, per un ulteriore controllo e per istruire nuovamente la gente sull’utilizzo dell’impianto.
Speriamo che questo piccolo seme, che abbiamo sparso, sia caduto su terreno fertile e presto dia i frutti sperati.
Vorrei pure ricordare a tutti gli uomini e donne impegnati in sedi amministrative o politiche che “dare è più gratificante che ricevere, e che il denaro conta, ma conta di più se è accompagnato dalla nostra umile esperienza, fatta con amore.

Augusto PAPA


Luigi Mazzer
Vittorio Veneto: 26.02.2007

...Diamo a Cesare quel ch’è di Cesare...

Pregiatissimo direttore Antonio Menegon
Da degli amici del Sindacato Pensionati CISL di Conegliano ho ricevuto in regalato il numero 3, di dicembre 2006, della vostra bella rivista “FIAMME VERDI”.
Questi amici mi hanno fatto notare l’articolo a pagina 21 dal titolo: “L’Africa chiama e chiede aiuto – gli Alpini rispondono: presenti!”
Ammiro moltissimo il vostro spirito di corpo, la disponibilità e propensione del vostro corpo ad aiutare il prossimo - qualsiasi prossimo. Mi affascina poi la vostra dinamicità, compattezza, capacità organizzativa – siete sempre pronti a dare una mano per far qualcosa di concreto. Rappresentate il meglio delle associazione di ex componenti di corpi militari.

Tutto ciò premesso vengo al motivo di questo mio intervento. Alcuni operatori della FNP Cisl trevigiana, qualche settimana fa mi hanno suggerito di  puntualizzare alcuni aspetti del contenuto del citato vostro articolo che si riferisce proprio alla operazione “Burundi” realizzata della medesima  FNP Cisl Provinciale.
La storia di questa operazione copre un arco di tempo che va dal 1998 al 2006 (e non è ancora del tutto conclusa).
E vengo alla storia!
Per conto della “Diocese de Muyinga”, presso la quale diversi sacerdoti della Diocesi di Vittorio Veneto hanno, per lunghi periodi di tempo, “prestato servizio”,  l’Abbé Gèrard Ngendahayo, verso la fine del 1998, contattò la ditta TMCI Padovan di Conegliano al fine di ricevere un preventivo per dei macchinari da destinare alla lavorazione dell’ananas. Naturalmente l’Abbé non aveva la minima idea di che cosa ottenere di commercializzabile, ma chiaro era lo scopo delle sua richiesta: promuovere presso il “Centre Agro-Pastoral de Mutwenzi” (una specie di cooperativa creata e gestita dalla stessa Diocesi di Muyinga) una attività, che poggiando principalmente sulla produzione dei contadini/soci del territorio che non ha mercato, in grado di ricavare qualcosa che commercializzata produca dei benefici economici a favore dei conferenti.
Gli abitanti del Burundi, in particolar modo gli agricoltori che rappresentano circa il 95 % della forza lavoro del paese, sono estremamente poveri. Il reddito medio pro capite non supera 1 euro il giorno.
La succitata ditta TMCI Padovan, presso la quale ho operato per oltre un ventennio come tecnologo e responsabile grandi impianti, non potendo esaudire le richieste dell’Abbé, me lo ha inviato con la  preghiera di interessarmi delle sue problematiche.
Nel mentre in Burundi una serie di avvenimenti, come le guerre tribali che hanno causato centinaia di migliaia di morti, hanno congelato per un lungo periodo di tempo qualsiasi rapporto con quel paese. In secondo luogo la difficoltà di reperire sul mercato le attrezzature necessarie per sviluppare i programmi di produzione.
Anzitutto ho dovuto puntare, per la maggior parte, su del macchinario di seconda mano da rimettere a nuovo, e ciò per risparmiare notevolmente sui costi doganali; quindi, trattandosi di un impianto sperimentale, sulla contenuta capacità produttiva delle singole unità e sulla loro estrema semplicità di conduzione. Compito ingrato: ho bussato, con scarsi risultati, a molte porte di costruttori e installatori nazionali. Per reperire le sedici macchine componenti l’impianto (trituratore, presse, pastorizzatore a piastre con caldaia e bruciatore di gasolio, autoclavi, filtri, centrifughe, serbatoi, centrale frigorifera, lavabottiglie, riempitrice, tappatrice, pompe, compressore d’aria, attrezzature di laboratorio bio/chimico, attrezzature varie) mi ci sono voluti ben due anni.  Infine nessuno voleva assumersi il compito di capocommessa – cioè responsabilizzarsi dell’intera fornitura, giustificando la loro non disponibilità col fatto che il paese era considerato estremamente pericoloso (anche l’ambasciata italiana sconsigliava contatti con quell’area geografica).
Con molta difficoltà finalmente raggiungo un accordo di massima con la Tecnal di Velletri, ditta specializzate nel settore dell’impiantistica enologica (il titolare della quale è Giuseppe Mazzer).
Ottenuto da questa ditta il preventivo con le quotazioni dell’intera fornitura e dei servizi correlati, si è presentata la necessità di reperire i fondi per far fronte ai costi dell’operazione. L’Abbé Gérard, interpellato in proposito, candidamente confessa di non disporre neppure degli importi per pagare il trasporto dei macchinari.
Intanto passa il tempo e la corrispondenza con il Burundi si ingrossa: fax, lettere di incoraggiamento e di auguri a Natale e Pasqua, telefonate, si susseguono per anni. Non mancano le visite sia dell’Abbé Gérard che del Vescovo Ioachin Ntahondereye nelle parrocchie dove operano i sacerdoti che hanno fatto i missionari in Burundi.
Non perdo occasione di guardarmi intorno alla ricerca di qualche anima buona, provvista di disponibilità finanziarie, con l’animo del benefattore. Attraverso l’Abbé Gérard e Don Gabriele Secco, parroco di San Giacomo di Veglia, uno dei sacerdoti che hanno fatto la gavetta proprio in Burundi (dove si è anche fatto diversi mesi di galera – nelle infernali galere burundesi – a causa della sua predicazione contro il regime sanguinario), è stata anche interpellata la Caritas diocesana di Vittorio. Risultati? - non proprio esaltanti.
Quale “volontario” della FNP CISL, che svolge delle mansioni presso la sede di Vittorio, ad un certo momento mi scatta l’idea che la organizzazione dei Pensionati FNP Cisl Provinciale potrebbe fare qualcosa per finanziare questa benefica iniziativa. Ho interpellato in merito l’allora Segretario Provinciale Nando Checchin e il suo vice, l’amico Luigi Buratto i quali si dicono disposti ad esaminare il problema. Passa parecchio tempo ma la risposta non arriva.
Un bel giorno l’Abbé Gérard mi comunica di avere in programma di venire a Roma per un corso di studi e che potrebbe essere dalle nostre parti per incontrare i responsabili dell’FNP CISL trevigiana. Da Treviso mi perviene l’OK per una riunione plenaria al fine di chiarire degli importanti aspetti collegati all’iniziativa.
Il colloquio con Checchin, Buratto, e Gianni Bortolato - il terzo componente la segreteria (attualmente Segretario Generale) - avviene in una atmosfera di fattiva comprensione. Alla fine la Segreteria, all’unanimità, decide di assumersi l’onere sia della spesa, preventivata in circa 80.000 € (ottantamila euro) sia del coordinamento dell’intera operazione.
Da questo momento parte una intensa campagna intitolata “un euro per il Burundi”.
Tutte le Leghe Cisl della Provincia vengono attivate ed i risultati non si sono fatti attendere. Una squadra di pensionati Cisl del coneglianese, capeggiata da Gianni Barro, dopo aver ottengono le necessarie  autorizzazioni, impiantano tavoli di raccolta fondi presso i più importanti centri commerciali e supermercati della Provincia. La campagna “un euro per il Burundi” sortisce dei risultati sorprendenti.
Poi con i contributi provenienti dalla stessa Cisl Provinciale e Regionale, dagli iscritti all’FNP CISL, da imprenditori privati, anche di San Vendemiano contattati da Giorgio Mazzer, da associazioni e banche (molto pochi), permettono la realizzazione del progetto.
Con i fondi a disposizione l’operazione entra nella fase esecutiva. Quindi:
- Contratti di acquisto.
- Sistemazione e assemblaggio degli impianti.
- Prova di collaudo degli stessi, condotta a Velletri, per effettuare la quale abbiamo utilizzato diversi quintali di ananas acquistati ai mercati generali di Roma.
- Imballo e sistemazione nel container, assieme ad una scorta di prodotti per uso enologico, diversi pallet di bottiglie con i relativi tappi e pezzi di ricambio.
- Spedizione.
- Arrivo dei macchinari.
Da questo momento sono partite le operazione di l’installazione dei macchinari e l’avvio della produzione.
Per dei problemi famigliari non sono potuto andare in Burundi. Ho però un giovane nipote – Roberto Mazzer – che è enotecnico (oltre che architetto) che ha accettato di andare al mio posto. A lui, in accordo con la Segreteria FNP CISL, si decide di abbinare un paio di meccanici, specialisti in enomeccanica. Per questo lavoro di “volontariato” ho interpellato diversi ex montatori, giramondo, della TMCI Padovan, che si dichiarano, con motivazioni varie, non  disponibili. Alla fine l’ho chiesto ad Augusto Papa che entusiasticamente accetta. Lo stesso entusiasmo l’ho trovato in Claudio Beltrame – ambedue iscritti all’FNP CISL.
Ho fornito al terzetto una dettagliata descrizione della tecnologia e le indicazioni per l’utilizzo dei macchinari per ottenere il succo e lo spumante di ananas (tipo Charmat) come da programma.
Il gruppo è rimasto in Burundi per una diecina giorni – tempo che si è rivelato insufficiente per un corso di istruzione del personale e per completare un ciclo di dimostrazioni con dei risultati soddisfacenti. La carenza in loco dei servizi essenziali (Acqua, elettricità e, perché fuori stagione, anche poca disponibilità di frutta), che si sono rivelati più critici delle più nere previsioni, hanno complicato la faccenda.
A seguito delle relazioni fatte al rientro dai volontari Papa e Beltrame la FNP CISL decide di inviare all’Abbé Gérard  i fondi per l’acquisto di un nuovo generatore di corrente di adeguata potenza.
Dopo circa sei mesi, analizzando le notizie che pervengono, attraverso canali diversi, dal “Centre Agropastoral di Mutwenzi”, ci risulta chiara la necessità di inviare una nuova squadra di tecnici per riavviare l’impianto e per “tentare” nuovamente di istruire il personale.
Per questa missione sono partiti l’enologo Bernardino Aliprandi (fratello dell’ex direttore generale della TMCI Padovan) e Claudio Beltrame. Costoro sono rimasti in Burundi oltre un mese. Aliprandi, esperto di fermentazioni condotte in paesi della fascia equatoriale, ha preparato il personale da vero esperto. Ha scoperto poi che l’acqua che sta utilizzando in cantina per le operazioni di lavaggio proviene da una vicina montagna – si tratta di vera e propria acqua minerale (con proprietà medicamentose come sostenuto da qualche personalità del posto). Ma è un’acqua bacteriologicamente molto inquinata. Ha, quindi, deciso di utilizzare gli impianti per produrre acqua minerale sterile, filtrata e frizzante. Risultato: un grande successo!

Manca qualcosa?
A si! Mancano le etichette per le bottiglie.
Sempre l’FNP CISL Provinciale di Treviso, fatte fare le bozze da specialisti volontari, fornisce anche questo materiale caldamente richiesto dall’Abbé Gérard.
Attualmente l’impianto opera con la direzione di un volontario, ingegnere agricolo, belga.

Conclusione:
Con questa lettera intendo far chiarezza su un capitolo nel quale l’organizzazione degli alpini non c'entra proprio per niente. È un caso che un vostro associato abbia partecipato all’operazione Burundi.
Se lo ritenete possibile gradiremmo poter leggere nella vostra bella rivista una nota integrativa al vostro precitato articolo. Grazie.
Con tanta simpatia ed ammirazione per il vostro corpo di volontari.
Distinti saluti.
Luigi Mazzer


Caro Luigi Mazzer
Ti ringrazio della precisazione e dei complimenti che ci rivolgi, questa volta immeritatamente.
L'articolo, come si capisce, leggendone il contenuto, voleva essere solo la cronaca di una esperienza vissuta da un nostro socio ed un ringraziamento alla FNP che gli ha dato l'opportunità di viverla.
Nell'impaginazione del giornale, abbiamo aggiunto qualcosa di nostro alla titolazione, che, come dici Tu, faceva apparire gli alpini come organizzatori. Non è giusto che ci attribuiamo meriti che non abbiamo. Da Alpini bisogna riconoscere gli errori.
Chiediamo venia sia a Te che alla FNP, ed anche ad Augusto che della titolazione non ha colpa.
Su questa pagina appare ora il titolo originale, così come era nello scritto originale di Augusto.