Foibe: un buco nella memoria


Aprile 2006
di Enzo Faidutti

Il 10 febbraio è stato celebrato il Giorno della Memoria dedicato alle vittime delle foibe. Le foibe sono voragini rocciose create dall’erosione delle acque piovane che raggiungono la profondità di 200 metri situate sul Carso triestino. Le foibe furono utilizzate per gettare migliaia di italiani colpevoli di essere italiani e di rappresentare, come tali, un ostacolo all’espansionismo di Tito.
Le salme esumate nella Venezia Giulia, in Istria e in Dalmazia, vittime militari e civili del periodo tra l’8 settembre 1943 e la fine della guerra, furono 10.317, i dispersi che ora possiamo definire morti sono 6363. Molto spesso gli sventurati venivano gettati nelle foibe, ancora vivi o legati a un cadavere che li trascinava nel vuoto! Una vera e propria pulizia etnica che costrinse migliaia di persone a lasciare le terre dove erano nate e vissute da generazioni, a riparare in Italia: solamente con il bagaglio a mano.
Ci fu anche chi preferì restare e subire le angherie del regime di Tito.
La mattina del giorno 10 febbraio, le più alte cariche dello Stato, hanno deposto all’Altare della Patria delle corone di fiori, di fronte alle Rappresentanze delle Forze Armate. Riportiamo qui di seguito, il messaggio inviato dal Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, al Sindaco di Trieste Roberto Di Piazza: “La Giornata Nazionale del Ricordo rinnova nella nostra coscienza collettiva la memoria di una delle grandi tragedie della seconda guerra mondiale.
Il dramma delle foibe con il suo doloroso retaggio di orrore e di lutti, è parte integrante della storia della Nazione. La nascita della Repubblica, la rifondazione dello Stato e delle sue istituzioni sono costate enormi sacrifici: gli Italiani nelle terre d’Istria, del Quarnaro e di Dalmazia, furono colpiti da una violenza cieca ed esecranda, ancora oggi viva e presente nella nostra memoria.
Dobbiamo continuare a trasmettere alle nuove generazioni il monito di queste vicende per rendere più salda la Democrazia nel suo cammino di crescita verso un futuro di pace e di piena integrazione tra le nazioni e tra i cittadini del mondo. E’ questo il modo per onorare quanti hanno perso la vita, gli affetti, i loro beni. Con questa consapevolezza, invio a Lei, egregio Sindaco, all’Amministrazione Comunale, alle Autorità e a tutti i presenti un saluto partecipe e solidale.”
In questi giorni, la vicenda dei deportati ha avuto una svolta storica: il ministro sloveno Rupel ha consegnato gli elenchi al sindaco di Gorizia, Brancati che li consegnò poi al Comitato parenti degli infoibati. Il primo elenco contenente 1048 nominativi di goriziani deportati nel maggio-giugno del 1945 durante i giorni dell’occupazione titina del IX Corpus, dei quali, per oltre 60 anni, non si ebbero notizie certe sul loro destino. Le schede messe a disposizione dalla Prefettura di Gorizia riportano invece, i dati anagrafici, il luogo e la data dell’arresto il luogo e il momento nei quali ciascun scomparso ha dato l’ultima segnalazione di sé.
Il IX Corpus era una unità partigiana di Tito che perseguiva il progetto di annettere alla Jugoslavia il Friuli e la Venezia Giulia. Le vittime dimenticate ora avranno di nuovo un ricordo e i loro familiari sapranno dove piangere i loro morti! Un monito per i nostri giovani: chi non conosce la Storia è destinato a riviverla.