PERCHE' SI STA BENE IN MEZZO AGLI ALPINI |
Dicembre 2006 |
E' da
parecchio tempo che mi pongo una serie di domande, frequentando il nostro ambiente da alpino: ma come siamo fatti noi
alpini? Cosa hanno trovato di affascinante in noi le nostre Signore? Esiste un tipo o carattere morfologico da alpino?
Avete mai notato, alle nostre adunate, ai nostri raduni o alle nostre cerimonie:
siamo quanto di più eterogeneo la mente possa immaginare!
Quello alto (nessun riferimento casuale o voluto) e magro, quello basso e largo, quello con la faccia larga, quello con
le mani grandi e forti (tanti!), quello che deborda nei vestiti, quello che …“al par picà”. È inutile continuare, penso
che tutti coloro che stanno leggendo queste righe abbiano già in mente alcune persone o una foto di gruppo che conferma
le nostre caratteristiche morfologiche più disparate.
Faccio queste considerazioni pensando ad altri Corpi. I paracadutisti? Tutti livellati sotto una certa altezza, sennò
battono con la testa sul portellone durante il lancio! I Lanceri di Savoia? Tutti belli, alti, aitanti, fatti in
fotocopia.
Quelli della Cavalleria? Di nuovo belli, eleganti, nobili.
E noi alpini? Riusciamo a fare degli abbinamenti nel vestiario altamente pericolosi, lontani, spesso da schemi di buon
gusto o dalla moda del momento. Quando siamo schierati sembriamo, spesso, i pistoni di un motore a 20 cilindri: nessuno
di noi è alto come quello in fianco nello schieramento. E mi fermo qui, perché se dovessi passare alle varie canottiere
“ingrumate” sulla pancia, beh, allora potremmo essere, il più delle volte, definiti il “campionario della trottola”.
Ma forse questo è proprio nel nostro DNA fin dal servizio militare. Ricordo di aver comandato un plotone di alpini nella
cerimonia di commemorazione dell’ultimo generale americano (Darby) morto nella seconda Guerra Mondiale a Torbole, Lago
di Garda. In fianco al mio plotone di alpini, un magnifico plotone di Rangers americani, comandati da un magnifico
capitano. Tutti alti uguali, con le stesse facce incazzate sotto il basco con la stessa piega uguale per tutti. Belli
nelle loro divise. Noi il massimo che potevamo fare, con le nostre drop modello anni ’70 in lana (a giugno!), era di
schierarci, come da addestramento formale: i grandi davanti, i piccoli dietro. Risultato: il plotone, seppur elegante
sembrava uno xilofono, con le canne di varia lunghezza, ed in fianco agli americani facevamo la figura di Gassman e
Sordi ne “la Grande Guerra” o di Totò ne “i due Colonnelli”. Ecco, forse il nostro DNA nasce o si forma proprio lì. Per
poi continuare sulla stessa lunghezza d’onda il suo sviluppo negli anni seguenti, quando entriamo a far parte della
grande famiglia dell’ANA. In un mondo che sempre più negli ultimi tempi ha fatto dell’apparenza e dell’esteriorità una
regola fondamentale dei rapporti umani e del vivere in società, l’alpino medio ha continuato per la propria strada,
fregandosene altamente di tutto questo e curandosi solo della sostanza. A volte dimostrandosi come un lupo solitario,
anticonformista. Ma non perché il suo atteggiamento facesse tendenza! No! Semplicemente perché l’alpino è così: cosa
importa se le scarpe che indossa cozzano con il colore dei pantaloni o sono in contrasto con la cintura.
O la giacca è di tre taglie più grande e copre fino alle ginocchia. L’alpino è unico. Dentro. E questo, forse, in questa
disquisizione ad alta voce costituisce la nostra essenza e la nostra attrattiva nei confronti di chi ci guarda e, forse,
all’inizio ride di noi, del nostro essere apparentemente naif, salvo poi rivalutarci per i nostri risultati e perché,
senza tanti new age, training autogeni per ritrovar se stessi, frequentandoci, soprattutto nelle nostre feste, si
riscopre quel dolce piacere di stare insieme legati da cose umili e semplici.
Legati da cose umane, come un canto in coro, con un bicchiere di vino in mano, davanti ad un fuoco che, d’improvviso, fa
riscoprire a chi corre dietro ad una vita sempre più veloce e spesso frivola, schiavo di questo sistema, quanto
benessere fisico e mentale gratuito e quale gioia ci siano nello stare con gli alpini.
Alti o bassi, belli o brutti, alla moda o fuori moda, ringraziamo le nostre mogli per averci scelto e ricordiamoci che
da oggi è ufficiale anche la nostra “civile missione terapeutica”!
Francesco Tuan