Cun te, par te, fradi furlan. Mandi!” da una parte e “Friùl, fede che non crolla” dall’altra.
Sono le scritte che compaiono sui lati della medaglia quadrata che l’ANA ha fatto distribuire
alle migliaia di Alpini che durante il servizio militare hanno prestato soccorso alle popolazioni
terremotate del Friuli nel 1976.
Una penna alpina spezzata e il campanile del Duomo di Udine a simboleggiare la ferita che il
terremoto ha inferto ad una terra dura e carica d’orgoglio com’è la Carnia. Una terra che
trent’anni fa è stata messa in ginocchio dalla forza più brutale della natura, quel terremoto
che non puoi prevedere e dal quale non puoi difenderti. Case, scuole, chiese e caserme crollate
o piegate su se stesse. Gente morta, gente ferita e gente che, sepolti i suoi morti e curati i
suoi feriti, si è rimboccata subito le maniche per ricostruire le comunità.
E poi gli Alpini, quelli in armi e quelli dell’ANA a portare il loro aiuto con gli altri volontari.
Per tutti un “grazie non lo dimentichiamo” detto in friulano ed una medaglia quadrata da mettere sul
cappello finita la naja.
C’è chi, come me, che quella medaglia se l’è porta-ta a casa e l’ha appuntata sul cappello, e chi,
come il mio amico Pierantonio Mutti da Vazzola, Artigliere da Montagna a Gemona, non l’ha ricevuta
perché è rimasto lì, sotto le macerie. La stessa sorte è toccata a Guido Da Re da Godega e ad altri
ragazzi trevigiani, friulani, italiani, morti insieme alla popolazione civile a causa del terremoto.
Me lo ricordo Pierantonio Mutti, alto, biondo, carnagione chiara, allegro e un po’ timido, quando
eravamo nella stessa classe all’Istituto Tecnico. Poi, come succede, le strade si dividono e tornano
a ricongiungersi nel servizio militare. Con una sola differenza che io da Chiusaforte sono stato spedito
a Udine al Reparto Comando e Trasmissioni e lui invece da Pontebba è stato mandato a Gemona a fare
il corso conduttori. La differenza (enorme) è che io ho portato a casa la pelle e lui no.
Con il ricordo di Pierantonio e Guido morti mentre compivano il loro dovere nel servizio militare
in Friuli,
Fiamme Verdi
ricorda tutte le vittime di quell’evento catastrofico che è stato il terremoto in terra di Carnia.
A trent’anni di distanza il pensiero di noi Alpini vada soprattutto ai morti, ma rendiamo omaggio
anche a chi ha sofferto, a chi ha perso i suoi cari, a chi non ha più rivisto un amico.
Il Friuli ringrazia e non dimentica, ci è stato detto il giorno della consegna della medaglia nel
piazzale della caserma. Nemmeno noi abbiamo dimenticato il Friuli e il 6 maggio dovremo essere alla
Caserma Goi-Pantanali di Gemona, davanti al Labaro Nazionale, a commemorare gli Alpini morti nel crollo
della Caserma. Nel pomeriggio a Pinzano per la sfilata fino al monumento ai caduti. Una cerimonia per rinsaldare i valori che hanno spinto tante persone a precipitarsi in Carnia quando
ce n’è stato bisogno. Una lezione di umanità e di efficienza che ancora oggi, a trent’anni di distanza,
viene portata ad esempio.