30 ANNI DAL TERREMOTO DEL FRIULI


Maggio 2006

Il tragico 6 maggio 1976

Quasi mille morti, 2200 feriti nei 119 Comuni colpiti in misura diversa dal sisma. Una tragedia che Fiamme Verdi ricorda in queste pagine. Tanti gli Alpini morti sotto le macerie della loro caserma

Per le generazioni del Nord Est con oltre trent'anni di età la sera del 6 maggio 1976 è impossibile da cancellare dalla mente. E' rimasto il ricordo più nitido ahi me fatto di tristi e desolate sensazioni. Il 6 maggio 1976, alle ore 20,59, con epicentro a Majano del Friuli, la terra tremò più volte per oltre un minuto sino a raggiungere la magnitudo di 6.4 pari al 10° grado della scala Mercalli. Le scosse, che si sentirono in maniera inconfondibile anche nel Coneglianese provocando danni evidenti, devastarono il Friuli facendo sparire decine e decine di paesi sotto le macerie. Drammatica testimonianza ed esempio di tutto ciò fu la prima pagina de "IL Gazzettino" dell'8 maggio corredata da una foto aerea della zona disastrata ed intitolata "Fu Osoppo" Morirono in quel doloroso frangente 978 persone con circa 2200 feriti nei 119 comuni più o meno colpiti. I soccorsi partirono immediatamente, mentre il movimento tellurico continuava nei giorni successivi nella fase detta di assestamento seguendo comunque nella giornata di domenica 9 maggio un'altra scossa con magnitudo 5.8 pari al 9.1° della scala Mercalli.
In prima fila vi fu la Brigata Alpina Julia che non ebbe quasi il tempo di versare le lacrime di pianto per i 29 morti (con 46 feriti) della Caserma Alberto Goi di Gemona distrutta dal sisma. In totale le caserme della Julia disastrate furono 4 con altre 7 più o meno danneggiate.
Il Generale De Acutis, Comandante della Julia, partì immediatamente per un giro d'ispezione dalla sede della Brigata a Udine verso le località della provincia friulana constatando di persona la vasta e drammatica situazione. Egli mobilitò i vari comandanti di reparto, i quali mandarono quanti più alpini possibile a collaborare al recupero dei morti e al salvataggio dei feriti ancora sotto le macerie. Furono allestite per i senza tetto 73 tendopoli con 1416 tende militari e 2967 di altro tipo che alloggiarono complessivamente 20575 persone. I militari s'impegnarono a garantire un adeguato vettovagliamento ed una efficiente assistenza sanitaria, portando l'acqua potabile e l'energia elettrica nei vari accampamenti. Adoperarono nei giorni successivi al sisma settanta cucine da campo e una decina di quelle delle caserme preparando e distribuendo un totale di 114663 pasti. Inaspettatamente e crudelmente a settembre vi fu un'altra ondata sismica di terrificante entità. Fu registrata tra le altre una scossa di magnitudo 5.6 pari al 9° grado della scala Mercalli, l'11 settembre alle ore 18,40 e quattro giorni dopo alle ore 5,15 un'altra del medesimo grado. Nella stessa giornata del 15 settembre, alle ore 11.21, si dovette registrare una successiva scossa con durata di 26 secondi, di magnitudo 6.1 pari al 9.5° della scala Mercalli per forza devastante seconda solo a quella dei 6 maggio. Vi furono altri 8 morti fra la popolazione friulana e la Brigata Julia tornò a prodigarsi nell'evacuazione dei senza tetto, nell'assistenza sanitaria, nei rifornimenti idrici ed alimentari come già aveva fatto in precedenza. Nei centri più isolati intervennero gli alpini della Julia a far opera di convincimento con affetto e solidarietà affinché i residenti, per lo più anziani, lasciassero le proprie abitazioni diroccate e pericolanti per il sisma. Fu un'azione che avvicinò e legò in maniera indissolubile le penne nere ai friulani. I terremotati furono temporaneamente alloggiati nei centri balneari friulani. L'Associazione Nazionale Alpini venne mobilitata dall'allora Presidente, il compianto Franco Bertagnolli, sin dal giorno dopo il manifestarsi del sisma. Di persona coordinò l'opera di primo soccorso della Sezione A.N.A. di Udine. Poi, da settembre, furono aperti undici cantieri di lavoro ai quali gli alpini in congedo prestarono il loro impegno e la loro opera gratuitamente.. Furono individuate le aree adatte per poter installare le basi logistiche ove vennero predisposti gli impianti idrici ed elettrici. Franco Bertagnolli e l'A.N.A. ebbero uno stretto rapporto con il Commissario straordinario governativo On. Giuseppe Zamberletti e con i due comandanti della Brigata Julia Gen. De Acutis ed il successivo Gen. Rizzo. La Brigata supportò gli alpini volontari in congedo e con le proprie cucine da campo preparò i loro pasti. Le sedi dei cantieri furono: Magnano in Riviera, Attimis, Buia, Gemona, Villa Santina, Majano, Moggio Udinese, Osoppo, Cavazzo Carnico, Pinzano e Vedronza. Responsabile e coordinatore dei vari cantieri fu il friulano Ernesto Siardi che ebbe carta bianca nello scegliere i propri collaboratori. Fra di essi il geometra Alberto Raimondo che diresse tra l'altro il cantiere di Pinzano ove operarono i Gruppi della Sezione di Conegliano. Tra i principali assistenti di Alberto Raimondo emerse il nostro Lino Chies che già aveva dimostrato in precedenti interventi la sua abilità di geometra e la totale disponibilità nell'ambito del vero volontariato alpino. Il risultato fu eloquente ed eccezionale: 3280 case riparate, 76 case ristrutturate, 50 case ricostruite totalmente. Globalmente furono rifatti 63000 metri quadrati di tetti. Tutto ciò nonostante che le scosse di settembre avessero invalidato circa un terzo del lavoro sino allora profuso. Gli stessi osservatori internazionali rimasero ammirati davanti all'azione degli alpini in congedo. L'A.I.D., ente statunitense aiuti internazionali intervenne concretamente con 55 milioni di dollari circa 118 miliardi di lire, affidando questa ingente somma di denaro proprio all'A.N.A. ed assieme ad essa concertando progetti ed obiettivi, realizzando 13 scuole e 7 centri residenziali per anziani nelle varie località friulane. Il lavoro durò sei anni (dal 1977 al 1983) e si realizzò nella più rigorosa trasparenza, con periodici controlli da parte di un'apposita commissione americana che riscontrò sempre il massimo ordine nei conti ed elogiando la nostra Associazione. Anche il Vescovo di Udine Mons. Battisti volle consegnare personalmente agli alpini 500 milioni di lire e l'A.N.A. stessa raccolse nelle sue fila quasi un miliardo. Servirono per costruire a Paularo un centro residenziale per anziani, un vero fiore all'occhiello nell'ambito del volontariato alpino.
Lo Stato si ricordò dell'alpinità in armi ed in congedo
Il 15 maggio 1977 durante la 50^ adunata nazionale di Torino il Presidente del Consiglio Giulio Andreotti appuntava sul glorioso labaro dell'A.N.A. una medaglia d'oro al merito civile con la seguente motivazione: "Associazione di soldati della montagna in congedo, in cinquantasette anni di feconda attività, ha posto in luce le nobili tradizioni delle truppe alpine, indirizzando la propria azione verso obiettivi di fraterna concordia, di rispetto delle Istituzioni e di amor di Patria. Sempre presente là dove le necessità delle genti montanare o le improvvise sciagure ne richiedevano l'aiuto, ha impiegato numerosissimi suoi Soci nelle operazioni di immediato soccorso alle popolazioni colpite dal rovinoso terremoto del Friuli, mobilitandoli successivamente, tra enormi difficoltà e perigli, nell'umanissima e meritoria opera di assistenza e di ricostruzione. Gli alpini in congedo, che nella circostanza hanno dato un contributo di sangue per alleviare le sofferenze delle comunità terremotate, si sono ancora una volta rivelati in possesso delle più elette doti di solidarietà e di generosa abnegazione, riscuotendo l'ammirazione e la gratitudine più ampia della nazione".
Meno di un mese dopo, il 5 giugno 1977 il Presidente della Repubblica Italiana Giovanni Leone conferì a Roma nella sacralità dell'Altare della Patria, un'altra medaglia d'oro al valore civile alla bandiera del Battaglione Gemona della Brigata Alpina Julia con la seguente motivazione: "Unità tragicamente e duramente colpita negli uomini e nelle infrastrutture dal rovinoso terremoto del 6 maggio 1976, iniziava con prontezza un'instancabile ed efficace opera di soccorso a favore delle popolazioni del Friuli e della Carnia devastate, con gli stessi reparti che, toccati dalla calamità, avevano già versato un contributo di sangue. Continuava nella sua azione con generoso slancio e profondo impegno, fornendo ogni possibile sostegno ai sinistrati, in fraterna ed incondizionata dedizione. Fulgido esempio di virtù militari e di altissimo senso di abnegazione".


Pubblicazioni consultate:
"Alpini di Pace" 2002 di Giovanni Lugaresi ed. Arti Grafiche Padovane
"L'Alpino" Febbraio 1992
"L'Alpino" Aprile 1996
"L'Alpino" Settembre 1996
"Osoppo '86" Comune di Osoppo ed. Pietro Mario Toniutti

Renzo Sossai


Le Commemorazioni a Gemona e Pinzano

Sono passati 30 anni dal terremoto che ha sconvolto il Friuli. Ricordare i morti, i feriti e le persone che in quell’occasione hanno sofferto è un dovere. Il 6 maggio 2006 sono in programma a Gemona e a Pinzano le commemorazioni del tragico evento da parte delle Sezioni ANA di Pordenone, Conegliano, Vittorio Veneto, Treviso, Valdagno, Imperia e Savona che hanno partecipato alle ricostruzioni nel cantiere 10 di Pinzano.
Ecco il programma:
Domenica 6 maggio 2006 - ore 10.00 Caserma Goi-Pantanali di Gemona.
Commemorazione a cura del Comando della Brigata Alpina Julia, con la partecipazione del Labaro Nazionale e dei Gonfaloni dei Comuni terremotati. .: Messa e commemorazione degli Alpini deceduti a causa del terremoto.
Domenica 6 maggio 2006- ore 16,30 a Pinzano. Ritrovo presso la sede del Gruppo Alpini, S. Messa nella Chiesa parrocchiale, Commemorazione dell’anniversario con intervento delle autorità sul sagrato della chiesa.
Rancio alpino presso le strutture appositamente allestite