CIMAVALLONA: 40° ANNIVERSARIO


Luglio 2007

40° ANNIVERSARIO DELL’ECCIDIO A CIMA VALLONA

A 40 dall’eccidio di Cima Vallona nel comune di San Nicolò Comelico il dolore non si placa. Il 24 giugno in quel lembo di terra veneta confinante con l’Austria per ricordare i nostri morti, assassinati dal furore terrorista. La cronaca del pellegrinaggio

I fatti del 25 giugno 1967

Sono passati ormai quarant’anni da quelle prime ore del 25 giugno 1967, quando un ordigno ad orologeria di circa 10 chili di dinamite faceva saltare un traliccio dell’alta tensione nei pressi del Passo di Cima Vallona nel comune di San Nicolò Complico, in quel lembo di terra veneta confinante con l’Austria. Conseguentemente a ciò, un reparto del Btg. Alpini Val Cismon composto da volontari fu inviato sul posto per dare la caccia agli autori  dell’attentato di chiara matrice alto atesina.
L’alpino radiofonista di Vidor (TV) Armando Piva fu dilaniato brutalmente da una mina antiuomo vilmente collocata sul terreno perdendo la vita dopo dieci ore di agonia. Dopo poche ore sul luogo dell’attentato giunse trasportata da un elicottero AB 412, la pattuglia di Forze Speciali antiterrorismo comandata dal Capitano dei carabinieri paracadutisti “Tuscania” Francesco Gentile, con il compito di perlustrare il territorio e all’occorrenza bonificarlo da altri potenziali ordigni.  Verso le 15 del pomeriggio, quando sembrava che fosse stata completata la perlustrazione, una violenta esplosione investì il gruppo. A circa 300 m. dal punto ove era caduto l’alpino Armando Piva furono feriti a morte da una mina a strappo il Cap. Francesco Gentile ed i parà incursori del Btg. “Col Moschin” S.Ten. Mario Di Lecce ed il Serg. Olivo Dordi. Un altro componente, il Serg. Maggiore Marcello Fagnani, anch’egli paracadutista incursore, fu ferito gravemente ed ancora oggi porta nel suo corpo i segni indelebili di quella tragica esplosione. Sul luogo dell’efferato e vigliacco eccidio furono trovate due tavolette di legno con incisa la rivendicazione dell’attentato a firma del BAS (Befreiungs-Ausslhuss-Sudtirol) in italiano “Comitato di liberazione del Sud Tirolo”. Questa entità terroristica seminatrice di sangue, aveva lasciato il seguente messaggio: “Voi non dovete mai avere la barriera di confine al Brennero. Prima dovete ancora scavarvi la fossa nella nostra terra” Per quest'attentato e per altri compiuti fra l’agosto ’66 e l’agosto ’67 vennero condannati in contumacia dalla Corte d’Assise di Firenze il 14 maggio 1970:
Norbert Burger, all’ergastolo per strage continuata e pluriaggravata, vilipendio di cadaveri, danneggiamento aggravato e banda armata, quale ideatore dell’attentato ed leader della cellula terroristica;
Peter Kienesberger, all’ergastolo per strage, vilipendio di cadaveri, banda armata, danneggiamento ed attentati,  quale artificiere;
Erhard Hartung, all’ergastolo per strage e banda armata;
Egon Kuftner, a 24 anni di reclusione per strage e banda armata. Pene che effettivamente non scontarono mai grazie ai notevoli aiuti e alla protezione da sempre ricevuta dal governo d'oltreconfine. Alcuni di questi individui sono ancora in vita e si dice abbiano chiesto la grazia al nostro Presidente della Repubblica. Noi speriamo che non sia mai concessa perché oltre al dolore ancora vivo non si aggiunga la beffa.
Al Cap. Francesco gentile venne concessa la medaglia d’oro al valor militare alla memoria, al S. Ten. Mario Di Lecce, al Serg. Olivo Dordi, all’Alpino Armando Piva e al Sergente Maggiore Marcello Fagnani la medaglia d’argento al valor militare.


BREVE CONSUNTIVO IN CIFRE DEL TERRORISMO ALTOATESINO

In trentadue anni di attentati e di guerriglia, dal 20 settembre del 1956 al 30 ottobre del 1988, ci furono 361 atti eversivi con esplosivi, raffiche di mitra e mine antiuomo. Ventidue morti di cui sedici rappresentanti delle forze dell’ordine (assieme al nostro alpino Armando Piva quattro carabinieri, sette finanzieri, due poliziotti e due paracadutisti) due civili innocenti e quattro terroristi dilaniati dagli stessi ordigni che stavano preparando per gli attentati, ci furono inoltre cinquantasette feriti dei quali ventiquattro fra le forze dell’ordine e trentatré fra privati cittadini. La magistratura italiana in diciassette sentenze passate in giudicato condannò centocinquantasette persone di cui centotre sudtirolesi (cittadini italiani di lingua tedesca), quaranta austriaci e quattordici tedeschi della Germania Federale. Trentadue anni in cui le nostre forze dell’ordine vennero impiegate strenuamente combattendo un nemico che operava nell’ombra facilitato dall’appoggio dell’ambiente ostile alle divise dello Stato italiano.
Tutto ciò se non riuscì a far annettere all’Austria il Sud Tirolo, contribuì a dare all’Alto Adige ulteriori prerogative e concessioni rimaste inalterate anche dopo la guerra fredda e che attualmente creano una certa disparità fra le varie genti di montagna.


L'arrivo del Presidente Corrado Perona


LA CRONACA DI DOMENICA 24 GIUGNO 2007

Assieme al mio Capogruppo, Claudio Barnardi, mi inoltro in auto di buon’ora lungo la strada che da Sega Digon nel comune di San Nicolò Comelico porta a Forcella Cima Vallona a due passi dall’Austria. Sono posti che vedo per la prima volta e gli splendidi colori e tipici umori della nostra montagna in questa bella domenica di giugno, contribuiscono a farmeli scoprire ulteriormente incantevoli. La strada è percorribile senza alcun problema sino agli oltre 1600 metri di Malga Melin, una casera storica dell’alto Complico. Da lì i non autorizzati salgono a piedi e abbiamo modo così di apprezzare i morbidi sentieri profumati dai fiori che dopo un’ora e mezza di cammino ci portano ai 2532 metri di Cima Vallona. La passeggiata è stata veramente piacevole e tutto ciò stride pensando che qui in tempo di relativa pace qualcuno abbia voluto deturpare e profanare la vita altrui senza alcuna valida giustificazione. Scorgo il Sacello che l’Amministrazione comunale di San Nicolò assieme al vari gruppi ANA della zona ha voluto erigere alcuni anni fa per commemorare sul luogo dell’eccidio quei ragazzi che sacrificarono la propria vita mettendola al servizio della Patria.  Più in alto c’è la croce posta dove cadde Armando Piva, a fianco del capitello le altre tre di Francesco Gentile, Maio Di Lecce e Olivo Dordi. Più su, dove il vento ti abbatte con la sua forza veemente, a circa 2600 metri c’è l’Austria.
Siamo giunti quassù circa in un centinaio, con i gonfaloni ed i rappresentanti dei Comuni di San Nicolò Comelico e di Vidor, con i vessilli sezionali di Cadore e di Valdobbiadene, con i tricolori delle associazioni di Carabinieri e Paracadutisti, con tanti gagliardetti ANA tra i quali quello di Santa Lucia di Piave e quello di Susegana portato da Antonio Morbin.
C’è Padre Hippy cappellano della Sez. Cadore e Palmanova, che invoca parole semplici eppur profonde benedicendo chi è salito quassù a portare il saluto a questi sfortunati ragazzi.
C’è il Presidente della Sez. Cadore Antonio Cason, che plaude commosso alla presenza sempre più numerosa quassù.
C’è soprattutto la paterna presenza del nostro Presidente nazionale Corrado Perona, che percorre assieme a Gabriella Piva, sorella di Armando, un tratto del sentiero che ci riporta a valle.
In tarda mattinata, presso la Cappella Tamai a Sega Digon, eretta tre anni dopo la strage, Monsignor Giuseppe Andrich, Vescovo di Belluno, celebra la Santa Messa solennizzata dalle voci del Coro Comelico. Eccezionale è la presenza delle associazioni d’arma, con il labaro dell’ANA, con il V. Comandante dell’Arma dei carabinieri Gen. C.A. Goffredo Mencagli, il V. Comandante delle TTAA Gen. di Divisione Primiceri e con i picchetti armati delle tre specialità. Non mancano il Prefetto di Belluno Raimondo Provvidenza e varie cariche politiche regionali e provinciali. Parlano in tanti, forse in troppi, ma chi coglie l’attenzione dei presenti fra i quali molti familiari delle vittime, è il nostro Presidente Perona che dice testualmente: …LASSU’ A FORCELLA CIMA VALLONA HO RIVISSUTO I SILENZI CHE A CASA MIA, ASSIEME ALLA MIA FAMIGLIA, ACCOMPAGNAVANO LE NOTIZIE DI TRAGICI ATTENTATI, DI MORTI ASSURDE FRUTTO DELL’ODIO E DELLA STUPIDITA’. LASSU’ HO AVUTO LA FORTUNA DI TRASCORRERE QUALCHE MINUTO ASSIEME ALLA SORELLA DI ARMANDO PIVA, GABRIELLA, CHE MI HA DETTO LE PAROLE PIU’ BELLE CHE POTESSI SENTIRE “COME AVREI VISSUTOIN QUESTI QUARANT’ANNI SENZA LA VICINANZA, L’AFFETTO, LA SOLIDARIETA’  DEGLI AMICI ALPINI?” QUESTA E’ L’ESSENZA DEI NOSTRI IDEALI, QUESTA E’ L’ESSENZA DELLA NOSTRA ASSOCIAZIONE…
Questa giornata che doveva essere l’escursione sezionale annuale ha registrato la presenza di 13 fiamme dei gruppi coneglianesi. Una partecipazione sufficiente ma non esaltante, siamo tutti impegnati a fare meglio nelle prossime occasioni.

Renzo Sossai


UNA POESIA IN MUSICA PER CIMA VALLONA

Francesco Guccini, cantautore e poeta sensibile, su questi drammatici fatti scrisse una canzone cantata da Caterina Caselli nel 1968 che è una vera struggente poesia.

CIMA VALLONA

Ci fu un tuono secco però non pioveva,
un lampo di fuoco da terra veniva.
E l’eco veloce si sparse lontano
riempiendo di fumo le valli ed il piano.

Ma il vento quel giorno era dolce e veloce
portò via quel fumo ogni grido e ogni voce,
e là sulla cima il silenzio tornava
e tutto tranquillo di nuovo sembrava.

Tornò dell’estate il rumore leggero
tornarono i falchi a volare nel cielo.
Restarono i quattro che a terra straziati
guardando quel cielo con gli occhi sbarrati.

Guardando le nubi vicine lassù
con occhi che ormai non vedevano più,
l’odore di morte era in quella giornata
soltanto una grande bestemmia insensata. 

Portate dei fiori, portate parole,
portate canzoni, portategli il sole,
portate ogni cosa che serva per loro
e fare più dolce il sereno riposo.

Portategli il vostro sincero rimpianto,
portategli il vostro ricordo soltanto,
che sappiano loro che sono partiti
che noi tutti noi siam rimasti feriti.

Portategli i fiori, portategli il sole,
un bacio di donna, un ricordo d’amore.
Chi sa maledire o chi sa pregare
Quei quattro ragazzi dovrà ricordare.

Voglio saper se la mano assassina
Che ha mosso la terra, che ha messo la mina,
sa stringere un’altra, se sa accarezzare
se quella d’un uomo può ancora sembrare.

Francesco Guccini



I Vessilli sezionali


Un vecio, un mezza e una bocia: presenti!


Il Presidente con i famigliari delle vittime e le autorità.


La benedizione di Padre Hippy tra la commozione di tutti


Renzo Sossai e Antonio Morbin hanno portato le Fiamme di Santa Lucia e Susegana a Forcella Cima Vallona.