Alpini di pace |
2008 |
Lo spirito
di corpo degli alpini è qualcosa di quasi misterioso, che si rivela nelle cento forme della solidarietà, ma anche nei
loro famosi raduni e sfilate nelle città italiane. Grandi bevute e cantate il sabato, notti passate sotto le stelle, nei
giardini pubblici, difesi soltanto da una tenda, in un androne, in un cortile, e l’indomani dieci ore di sfilata dentro
un infinito tunnel di applausi.
Un fenomeno di enorme importanza, coi tempi che corrono, proprio perché la solidarietà degli alpini e il loro senso
dell’ordine e della pulizia si colloca esattamente al polo opposto rispetto alla nevrotica smania di mutamenti del
nostro tempo.
E grazie a Lugaresi che se ne è fatto testimone, che lo ha descritto fin nei particolari più periferici, con grande
abbondanza di notizie, di dati e di certezze.
Il libro, mai polemico, ha il potere di ridicolizzare implicitamente l’intera galassia dei chiassosi utopisti del nostro
tempo (che si credono rivoluzionari e sono soltanto dei sognatori spesso violenti) senza che una sola parola venga
pronunciata in quella direzione.
Termina così la prefazione di Carlo Sgorlon alla 4a edizione di “Alpini di pace” (Ed “il prato”, 15 euro) di Giovanni
Lugaresi, giornalista e scrittore, che, pur non alpino, sa raccontare con toni appassionati la vita delle penne nere.
Il libro ripercorre mezzo secolo di impegno degli alpini sul fronte della solidarietà, ponendo all’attenzione del
lettore le imprese più importanti e significative compiute in Italia e all’estero.
Dalla ricostruzione del ponte di Bassano alla realizzazione dell’asilo di Rossosch, dagli interventi in occasione dei
terremoti in Friuli, Umbria ed Armenia a quelli per le alluvioni, alla costruzione di case per disabili, pagine che la
dicono lunga sulla generosità, l’impegno e la capacità delle penne nere.
La quarta edizione è arricchita dalla testimonianza di nuovi interventi, intervanti nei campi più impensabili e nei
luoghi più lontani, a dire che l’impegno degli alpini non ha confini.
Toccante, poi, il momento in cui l’Autore ripercorre i sentieri della memoria nel Bosco delle Penne Mozze di Cison.
Uno dei racconti più interessanti comincia con il presidente nazionale che passa in rassegna un drappello di penne
nere più… alcune suore di clausura irrigidite sull’attenti…
Per dire che in “Alpini di pace” c’è anche la nostra Sezione.
(gfdm)