Sventola il Tricolore in terra d'Abruzzo,
martoriata dal terremoto. E' il Tricolore degli alpini andati lì a
compiere il loro dovere.
Anche la Sezione di Conegliano ha fatto la sua parte ed è bello sapere
che, quando la cittadinanza, le autorità, le istituzioni ringraziano
l'Associazione Nazionale Alpini, il grazie arriva anche alla nostra
Sezione per l'opera svolta dai nostri volontari. A loro va anche il
"grazie" di tutte le penne nere della Sezione ANA di Conegliano
Con 11
turni, più di 30.000 chilometri percorsi, 764 giorni, 7640 ore di
lavoro, i volontari dell’Unità Sezionale di Protezione civile hanno
fatto davvero la loro parte per
aiutare le popolazioni Abruzzesi colpite alle ore 3,32 del 6 aprile da un disastroso terremoto.
Con encomiabile slancio umanitario, i volontari hanno iniziato ad operare dal lunedì di Pasqua con la prima squadra,
alternandosi nei turni di nove giorni fino alla metà di novembre, con
9 donne aggregate e 78 uomini sono i volontari che si sono recati a L’Aquila: qualcuno anche per 5
turni.
"Ai Volontari non sono pesate le 7 ore di viaggio notturno per raggiungere all’alba L’Aquila per essere subito operativi. Si sono alternati per contribuire ad attenuare la durezza della vita dei residenti nelle tendopoli, che a causa del
terremoto delle 3,32 del 6 aprile, avevano perso affetti e cose".
La vita nei campi è dura. In situazioni d’emergenza anche le operazioni più ordinarie, possono diventare complesse. Migliaia di persone condividevano in pochi metri quadrati, dove di giorno il sole scalda e le notti spesso umide e
fredde, con le comodità un miraggio.
Contribuire nei limiti del possibile, ad attenuare la durezza della vita nelle tendopoli è stata la priorità assoluta
per i volontari.
Non è pesato preparare centinaia di pasti ogni giorno, gestire i servizi e la manutenzione del campo, tutto questo
anche per 12 o 14 ore al giorno.
Mai una lamentela, tutti, instancabilmente, hanno operato dando il meglio di loro stessi, in quanto animati dal grande
spirito alpino.
Davvero encomiabile il senso di responsabilità per l’impegno assunto in
favore dei terremotati d'Abruzzo, tanto che più di qualche volontario della
nostra Unità
non è mai uscito da campo: per loro “la tromba della libera uscita non ha mai suonato”.
Alcuni hanno potuto vedere L’Aquila solo dai finestrini del mezzo che li portava al campo o che li riportava a casa dopo
aver finito il turno settimanale.
O, come quei volontari in cassa integrazione, che si sono fatti 5 turni a L’Aquila.
Qualche volontario dell’Unità sezionale, durante la permanenza a L’Aquila, ha avuto anche l’onore di intrattenersi con
il nostro Presidente Nazionale Corrado Perona che periodicamente faceva visita ai campi, sempre accompagnato dal
Consigliere Nazionale Ornello Capannolo, anche lui con la sua casa danneggiata dal terremoto e, con il gen. Francesco
Beolchini instancabile coordinatore del 4° raggruppamento della nostra protezione civile.
Gli alpini hanno hanno dato tanto, più del semplice aiuto materiale. E dai residenti hanno ricevuto amicizia, calore, ringraziamenti e tanta collaborazione; ricordo
ancora quanto detto da Maria Antonietta, che in un momento di pausa: “se io ho dato 100, da loro ho ricevuto 200”,
parole profonde che provengono da un grande cuore.
Stando assieme con chi ha vissuto in prima persona la tragedia, ha potuto ascoltare le loro testimonianze, le paure,
come per esempio quella di una signora che raccontava che sua madre per il timore di un’altra scossa, nonostante siano
passati ormai dei mesi dal 6 aprile, ogni sera prima di coricarsi, posizionava le lancette della suoneria della sveglia
alle ore 3.30 in modo di trovarsi pronta nel momento dell’arrivo di un’altra grande scossa.
Oltre all’aiuto portato alle popolazioni dell’Abruzzo, nei mesi trascorsi in quella terra, c’è stato anche il tempo per
instaurare nuove amicizie con i volontari delle altre Sezioni e in modo particolare con quella gente forte e fiera degli
abruzzesi: sicuramente nei prossimi mesi qualche “gemellaggio”, qualche gradita visita presso i nostri Gruppi ci sarà. |
All'interno della caserma 9° Alpini a L'Aquila
TRA LE MACERIE E' SBOCCIATA UNA POESIA
Nelle bacheche dei campi, oltre agli ordini di servizio, qualcuno esponeva anche i suoi pensieri e a volte anche delle
poesie come quella di Anna intitolata “SUSSURRI”:
La tentazione è quella di spararsi nelle
orecchie la musica a palla,
violenta, acuta, stridente, scatenata.
Per non sentire il boato, il folle grido.
Del
silenzio.
Il mutismo dei mancati aliti,
la leggerezza del fiato dell’animale che cerca,
l’affannosa voce che si affievolisce,
alla
ricerca della luce,
la silenziosità della speranza di percepire un
flebile sussurro.
Il caos del vento sprigionato dalla terra: il
rombo delle viscere
che prepotentemente si scatena fuori,
annientando trecento sussurri con un solo grande respiro.
La tentazione è quella di rimanere in silenzio
davanti a tante bare,
ai quadri appesi,
alle profonde ferite della nostra umanità,
al corpo fulminato,
al crocefisso appeso sull’albero,
alle nostre vite sospese, oscillanti in un
soffio d’aria.
La tentazione è quella di urlare dopo il
frastuono,
un attimo dopo il ritorno alla vita,
gridare a piena voce la paura, il panico,
l’essere ancora qui;
Urlare per essere consapevole che con questa
supplica
sei nel dolore, nella tragedia, nel mondo.
La tentazione è quella di andare, condividere il
nostro clamore
con quello sussurrato da chi non ha più voce,
rimasta incastrata nelle scale crollate,
schiacciata dal peso degli affetti,
abbandonata nelle cose più care,
folgorata negli oggetti inutili,
inabissata nelle viscere della terra.
La tentazione è quella di non tornare nei luoghi
che ci danno gioia,
che ci regalano un sorriso,
che ci accrescono il cuore con le loro asperità,
visioni selvagge, competizioni, condivisioni, beltà unioni.
Quei posti che ci hanno donato la certezza di un
sorriso,
e oggi ci affogano di un pianto disperato,
silenzioso, ammutolito.
L’energia che ha cercato la propria libertà di
vita con un solo,
violento colpo di morte ha polverizzato trecento bisbigli di silenzio,
vociferanti in un solo urlo.
Ascoltiamolo.
Anna 6 aprile 2009 – Terremoto a L’Aquila
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