PERICOLO DI GUERRA NEL 1953


Maggio 2009


Novembre 1953: In basso a destra: Francesco Perinot
In alto da sinistra: il secondo è Carlo De Riz di Susegana,
che portava il rancio con la cingoletta alle squadre dislocate
sul confine; il terzo è Vittorio Piai di Ponte della Priula;
Carlo e Vittorio sono andati avanti…


Novembre 1953: Il pozzo storico all’esterno del Santuario
di Castelmonte.
I cucinieri in posa con un amico frate.
In seconda fila da sinistra Francesco Perinot.

FINITO IL SECONDO CONFLITTO MONDIALE, NEL 1953 C’ERA ANCORA PERICOLO DI GUERRA?

La seconda guerra mondiale terminava nella primavera del 1945. Nel 1953 c’era ancora il timore che non fosse finita; nell’ottobre dello stesso anno vennero richiamate in particolare le varie specializzazioni delle classi del 1929 e del 1930. Nell’aprile del 1953 il secondo scaglione del 1930 era appena stato congedato. Lo scaglione del 1931 doveva congedarsi in ottobre ed invece veniva trattenuto. La cartolina di precetto riportava che il richiamo alle armi era giustificato dai nuovi metodi di tiro per i mortaisti da 81.

All’adunata del Battaglione Belluno il comandante, con voce ferma, nonostante la tensione del momento, disse: “l’aggiornamento può essere effettuato anche in zona diversa da Belluno”. Aggiunse inoltre che la Jugoslavia era stata conquistata in otto giorni, e che adesso si poteva fare più presto.

Partiti da Belluno e diretti ai confini della Jugoslavia, anche se non lo si sapeva ufficialmente, passammo con una decina di camion alla polveriera di Fossamerlo (in San Vendemmiano), per caricarli di casse di munizioni, e delle ben conosciute casse di bombe da mortaio da 81.
In quei giorni vi era una grande movimentazione di truppe verso la Jugoslavia, sia su strada che su ferrovia.

La Compagnia Comando e la Compagnia Mortai da 81 del Belluno fecero base al Santuario di Castelmonte di Cividale del Friuli, posizione strategica soprattutto visiva distante circa due chilometri dal confine. A 500 metri dal Santuario erano state scavate varie postazioni di mortai da 81 e piazzate anche alcune mitragliere antiaeree. Dall’osservatorio a lato del Santuario di potevano guardare dei carri trainati da buoi con cui alcune donne portano munizioni lungo il confine con la Jugoslavia.

Una delle squadre di fucilieri era comandata dal sergente maggiore Mario Minet, allora sindaco di Colle Umberto, (il quale aveva partecipato alla seconda guerra mondiale, come anche gli altri ufficiali e sottoufficiali). Il congedo avvenne il 10/12/1953. Dopo questo periodo di presidio del confine protrattosi circa due mesi, Trieste nel 1954 tornò ad essere tutta italiana.

Francesco Perino