SAN QUIRICO |
Maggio 2009 |
Lino Chies
La cronaca di un evento è sempre stata una cosa ingrata per chi la deve scrive; è un susseguirsi di date, tempi e
luoghi che poco possono interessare chi li legge. Questa di Assisi la si può chiamare una rimpatriata di quanti, 10 anni
or sono, alpini delle Sezioni di Conegliano e Vittorio Veneto, si sono adoperati per il ripristino del Monastero di San
Quirico. A parte l'ottimo pranzo approntato dal Gruppo San Fior, addolcito dalle gustose crostate offerteci dalle
sorelle Clarisse, potrei e dovrei soffermarmi sul perché della giornata, lasciando da parte la cronaca. Quale “reporter”
della 5^ squadra (15-22 novembre '98), lascio da parte il programma e mi son chiesto ancora una volta perché siamo stati
qui, e chi o cosa ci aveva spinto.
Si potrà affermare che quell'opera di volontariato su un monastero anziché su case disastrate poteva apparire a volte
astratta e limitativa. Astratta per chi esattamente non sa cosa stia dietro il concetto di volontariato; limitativa per
chi volesse entrare maggiormente con attenzione e sezionare nei singoli dettagli queste attività di volontariato. Per
capire meglio questa realtà estremamente variegata e capillare, mi sembra doveroso intraprendere una specie di viaggio
dentro la nostra Associazione, i Gruppi, veri protagonisti del quotidiano, per conoscere la nostra peculiarità, la
fondamentale, senza ovviamente la pretesa di dire tutto. Spero, così facendo, di poter almeno abbozzare una sepur
pallida idea della complessità e della varietà di ciò che facciamo noi alpini. Chi, invece, sa vedere le cose in modo
meno superficiale, capisce subito che non è possibile che tante persone siano mosse a riunirsi, a ritrovarsi non solo
per casuali banalità, ed avverte che la spinta è più seria. A muovere il “nostro mondo” sono le idee ed i sentimenti e
così è anche per quanti, alpini e non, si sono mossi per tendere una mano. L'amicizia che lega chi ha vissuto, insieme,
l'affiatamento e la fratellanza, che ha sempre caratterizzato il nostro spirito, è il sentimento che spinge gli alpini a
ritrovarsi, a dare,senza nulla ricevere. Non è possibile tutto ciò se dentro non vi è quell'amore per il prossimo che
ogni alpino porta dentro al cuore. Occupo ancora un po' di spazio in questa semplice foglio per riportare quanto
affermato dal presidente Bozzoli a chiusura della S. Messa. “Carissime sorelle Clarisse, amici Alpini delle Sezioni di
Conegliano e Vittorio Veneto, sembra quasi che il tempo, la storia,.si ripetano. Il 18 aprile 1999, con una grande
cerimonia alla quale erano presenti le più alte cariche della nostra associazione, abbiamo concluso il nostro intervento
al monastero di San Quirico. Oggi avrebbero voluto essere qui in molti per vedere cosa è stato fatto da chi è venuto
prima di loro. Si è preferito riservare questa visita, nel 10° anniversario, ai solo volontari che hanno partecipato ai
lavori. Alcuni sono impegnati in Abruzzo a soccorso delle popolazioni terremotate, qualcuno si è perso, altri non sono
più tra noi, come usiamo dire nel nostro gergo, sono “andati avanti” e certamente ci stanno preparando il posto per
quando verrà la nostra ora. Sono cambiate invece le leggi; oggi con quelle in vigore e le normative prossime a diventare
esecutive, ciò che gli Alpini hanno fatto dieci anni fa, non sarebbe più possibile. Sono cambiati gli uomini che guidano
la nostra associazione, non è cambiato l'impegno di onorare i nostri morti con opere di solidarietà. Care sorelle li
avete conosciuti i nostri alpini! Uomini solidi, abituati al lavoro, anche duro,ruvidi come la corteccia di una quercia,
ma, vi assicuro, dentro ognuno di loro pulsa il cuore che sa amare, il cuore dell'alpino. Grazie per averci accolto nel
vostro mondo di silenzio e di preghiera: qualcuna riservatela anche per gli alpini!”. A chiusura della S. Messa,
l'officiante ci ha chiesto un canto alpino. Commossi e con un groppo in gola abbiamo intonato “Signore delle Cime”.
Steno
I volontari di Conegliano e Vittorio Veneto posano davanti al Monastero delle Clarisse