ALPINI E SOCI DORMIENTI |
Maggio 2011 |
Da un certo momento della mia vita ho iniziato, nonostante ne facessi parte
da tempo, a vivere maggiormente questa associazione: le celebrazioni, i
pellegrinaggi, gli incontri, gli appuntamenti di vario genere, e a tutti i
livelli associativi.
Ho avuto modo di approfondire quanto già conoscevo della nostra associazione e
della storia del nostro Paese, di conoscere tante persone che, per quanto poco,
mi hanno regalato un sorriso, una testimonianza, e comunque sempre un po’ del
loro spirito alpino. Oggi, grazie a questo, mi scopro più alpino di qualche
tempo fa e, mi auguro, meno che in futuro.
Lo sono da quando da piccolo mio nonno mi cantava canzoni alpine e mi raccontava
degli alpini, ma oggi in maniera diversa, mi sento alpino dentro, come sento
dentro il dovere di essere rispettoso delle regole, delle gerarchie associative,
ma soprattutto degli scopi che questa associazione ha dalla sua nascita e per i
quali è riconosciuta ovunque.
In riferimento a quanto deliberato dal nostro Consiglio Nazionale presieduto da
Corrado Perona, quando si afferma che il Gruppo è il nucleo fondamentale
dell’associazione, credo sia più che vero.
Per questo motivo ritengo che l’impegno che i singoli Gruppi (poi uniti come
Sezione) mettono per affrontare i nostri impegni e doveri debba essere totale,
ma a volte viene meno perché distratti da altre faccende non propriamente
alpine, o perché dimentichiamo di appartenere ad un’associazione nazionale e non
ad una realtà puramente locale con le conseguenze che ciò determina.
Questo perché spesso ci affianchiamo ad altre realtà locali nate con scopi
ovviamente differenti da quelli della nostra associazione, e spesso ci
immedesimano in queste realtà perdendo così di vista il nostro essere.
Credo ci sia da lavorare per far sì che nei Gruppi ci riappropriamo della nostra
identità alpina. Non è sufficiente partecipare all’Adunata nazionale o di
raggruppamento per sentirsi apposto con l’associazione.
Associazione che, peraltro, ho sempre ritenuto minata internamente dalla
presenza degli amici degli alpini.
Timore dovuto al fatto che con troppa facilità e/o troppo spesso le iscrizioni
come amico possano essere elargite, passatemi il termine, per interessi diversi
da quelli associativi.
Sono oggi pienamente cosciente della necessità della loro presenza, ma non in
questi termini.
Benvenuti quindi agli aiutanti, come selezione di veri amici, con
l’auspicio che tale qualifica sia determinata da un reale merito e per questo
conferita unicamente a persone che manifestano un reale spirito di appartenenza
all’associazione “per la quale vivono, soffrono gioiscono”.
Vorrei dire tante cose, ma già mi sono dilungato troppo. Mi auguro che quanto
stabilito dalla delibera venga recepito dai più, e chiudo con una provocazione:
dobbiamo recuperare gli alpini dormienti (così suggerisce il Consiglio
Nazionale), sarebbe un bene recuperare anche i soci dormienti.