ITALIA - MASO - FIAMME VERDI |
Maggio 2011 |
di Antonio Menegon
Nella ricorrenza dei 150 anni dell’Unità d’Italia, cadono anche i 100 anni
dalla nascita di Maso, Pietro Maset, Maso l’Alpino come amiamo chiamarlo noi
della Sezione ANA di Conegliano. E cadono anche i 50 anni di Fiamme Verdi, il
giornale della nostra Sezione che ho l’onore di dirigere.
Tre ricorrenze che devono farci riflettere sui valori nazionali che vengono
meno, sugli esempi da seguire che sono drammaticamente cambiati,
sull’informazione che, sempre più drogata da interessi e malafede, rende meno
libero il nostro Paese.
Sui valori nazionali: “Stingiamoci a coorte siamo pronti alla morte”, recita
un passo dell’Inno Nazionale, che tradotto vuol dire “siamo pronti alla morte
per quegli ideali di libertà”. E quali fossero gli ideali del Risorgimento
italiano che partorì l’Italia lo anticipa con efficacia Alessandro Manzoni nella
sua “Marzo 1821”: “Una gente che libera tutta / O fia serva tra l’Alpe ed il
Mare; / Una d’arme, di lingua, d’altare / Di memorie di sangue e di cor”.
Basterebbe riflettere sulle parole di un inno risorgimentale ed un’ode
patriottica per capire quanto devastante è per il nostro Paese la campagna di
demolizione dei valori nazionali (Patria, Tricolore, unità del territorio) e di
quotidiana delegittimazione delle Istituzioni presenti nella Carta
costituzionale, in atto da anni in Italia.
Sugli esempi da seguire: Successo (economico) e arrivismo a tutti i costi,
passando sopra la dignità delle altre persone ed anche sulla propria pur di
riuscire nell’intento, questo è l’andazzo. Personalmente preferisco guardare a
figure come Maso l’Alpino, un eroe, non solo per le sue gesta in battaglia, che
gli sono valse numerose onorificenze, ma per la coerenza, il rigore, lo slancio
ideale, i principi di fede, che ha testimoniato indossando una divisa.
Sull’informazione: Troppo facile parlare male dell’informazione italiana,
che tace alcune notizie, ne amplifica altre, apre il microfono al politico di
turno per il suo quotidiano comizio, senza contraddittorio alcuno. Preferisco
parlare di Fiamme Verdi che celebra i suoi primi 50 anni e che rappresenta la
voce degli alpini della Sezione di Conegliano. Una voce che ha bisogno di farsi
sentire di più per rafforzare la nostra realtà associativa, ma soprattutto per
promuovere i valori che sono propri degli alpini e dell’associazione nazionale
che li riunisce.
Il mezzo secolo che è trascorso da quando Mario Altarui intuì che era necessario
dare, anche agli alpini di Conegliano, uno strumento di comunicazione che
cementasse i valori, gli ideali, i propositi delle penne nere e li diffondesse
tra quanti durante la naja avevano indossato il cappello, non sono passati
invano. Il testimone di Mario è andato a Renato Brunello, che io insisto a
chiamare, con devozione, Direttore, per il lungo ed encomiabile impegno che ha
profuso nei 15 anni al timone di Fiamme Verdi.
Personalmente guardo a Mario e a Renato come modelli. Pur in un contesto che è
notevolmente cambiato Fiamme Verdi deve favorire il dibattito sulle principali
questioni associative, deve continuare a informare sulle attività della Sezione
e dei Gruppi, per accrescere la partecipazione dei soci e avvicinare i tanti
alpini che hanno dimenticato il cappello in soffitta. Lo dico a ragione, perché
io ero uno di questi.
Mezzo secolo di Fiamme Verdi, 100 anni di Maso, 150 anni dell’Unità d’Italia,
tre celebrazioni che facciamo senza enfatizzare queste ricorrenze, celebrazioni
di ideali di allora come di oggi, ideali alpini.