PASSO SENTINELLA |
Dicembre 2011 |
Non poteva esserci miglior conclusione di una stagione ricca di pellegrinaggi
nei più significativi luoghi della storia alpina nel 150° anniversario dell’
unità d’ Italia.
Domenica 11 settembre abbiamo partecipato al pellegrinaggio al Passo della
Sentinella nella splendida cornice delle montagne del Comelico, in uno dei
luoghi dove si è svolta una delle battaglie più cruenti e tragiche della 1°
guerra mondiale. Un pellegrinaggio per molti versi insolito, lontano dal
circuito dei classici pellegrinaggi nazionali, che si svolge solo ogni 5 anni e
che ha voluto tenere una linea molto sobria, con solo il vessillo di Conegliano
ad affiancare quello della sezione Cadore e pochi gagliardetti al di fuori dei
gruppi della valle ma, a differenza degli altri pellegrinaggi, con una numerosa
presenza della gente locale, a testimonianza dell’ attaccamento di queste genti
alle loro radici e ai loro ricordi.
Arrivati di buon’ ora al parcheggio del rifugio Lunelli (1568mt s.l.m nel comune
di Padola) quando ancora era buio, ci siamo presto incamminati, io e il mio
capogruppo Claudio Bernardi, su una ripida mulattiera al chiaro di una piccola
torcia. Sopra di noi un cielo stellato che toglieva il fiato e che, da lì a
poco, ha lasciato lo spazio ad una suggestiva alba. Le montagne hanno iniziato a
colorarsi di un rosso fuoco e mostrare tutto il suo maestoso splendore. Il
manifesto della manifestazione introduceva con una citazione tratta dal libro
“Guerra in Cadore” di Antonio Berti quei magnifici luoghi e il significato di
questi in tempo di guerra“Un rivo, che mormora lento tra larici e abeti, e solca
a metà del suo corso una idilliaca oasi prativa. Ai due lati alte ripide rampe
fittamente boschive. Sopra il bosco e nello scenario di fondo, sei moli rocciose
titaniche, di non superabile solennità e grandiosità di linee. Due abitazioni
soltanto. Silenzio. Questa è la Val Fiscalina. Nelle pagine che qui stiamo
scrivendo, due di queste moli titaniche, Croda Rossa e Cima Undici, ci danno la
straordinaria visione di centinaia di uomini che in ogni senso le salgono o
scendono, per canaloni e per camini e per cenge, e in esse hanno fissato dimora
e vi hanno trasfuso la straordinaria vita di guerra: ne sentiamo le rocce
tremare sotto le granate scoppiettanti, ne udiamo tutti gli anfratti e i meandri
rintronare dai rombi. Tra le due moli, profondamente inciso, il Passo della
Sentinella: una finestra che guarda da un lato oltre metà della Val Padola e,
dall'altro, quasi metà della Val di Sesto. Da ciò la straordinaria importanza
che esso presentava sia per gli austriaci che per gli italiani. (...)”.
Passato il rifugio Berti (1950 mt s.l.m.), dopo circa un’ora di cammino, la
mulattiera ha lasciato spazio ad un più tortuoso sentiero che passato il
bellissimo laghetto di Popera si inerpicava su un ripido ghiaione creato da un
vecchio ghiacciaio ancora in piccola parte visibile. Qui abbiamo potuto scorgere
reperti di quel periodo di guerra, con reticolati, postazioni e residui bellici
disseminati sul percorso. Durante il cammino spesso ci affiancavamo a gente del
posto che raccontava quelle montagne e gli avvenimenti li successi come se li
avessero vissuti in prima persona, scandendo i nomi di ogni cima e di ogni
vallone e narrando le dinamiche degli avvenimenti come probabilmente narrate dai
loro padri o nonni che li hanno combattuto.
Raggiunto il passo della sentinella (2717mt s.l.m.), da li a poco ci ha
raggiunto il consigliere sezionale Giovanni Traina che con il vessillo e il
gagliardetto del gruppo di Vazzola ha voluto rappresentare l’intera sezione.
La santa messa, ufficiata dal mons. Sandro Capraro, si è svolta su un piccolo
altare improvvisato all’ ingresso di una grotta/postazione posta a ridosso del
passo. Il splendido sole che fino a li ci aveva accompagnato, iniziata la
cerimonia ha lasciato lo spazio a un gelido vento e a una fitta nuvola che ci ha
coperti fino a rendere tutto più suggestivo e toccante. I canti del coro, a
partire dal “Signore delle Cime”, hanno pensato a raggelare i nostri cuori nel
pensiero di chi li ha perso la vita per la propria patria. Una cerimonia davvero
toccante per la sua semplicità e compostezza consona a quei luoghi e a quelle
genti che li si sono sacrificate.
Terminata la cerimonia, un lunga processione si è ridiretta a valle e da li a
pochi minuti il sole è ritornato a splendere sulle nostre teste.
Simone Sanson
La delegazione della Sezione di Conegliano