PASUBIO |
Dicembre 2011 |
Anche quest’ anno la nostra sezione ha voluto essere presente al
pellegrinaggio al Monte Pasubio nonostante le numerose concomitanze della
giornata come al commemorazione al Bosco delle Penne Mozze, al Monte Tomba e al
monte Bernadia.
Quest’ anno, per poter aver il tempo necessario a visitare tutto il teatro di
guerra, abbiamo deciso di anticipare la partenza al sabato pomeriggio e di
trascorrere la nottata in quota al Rifugio Generale Papa.
Erano presenti il gagliardetto di San Vendemmiano con Christian Boscarato e
quello di Santa Lucia con Roberto Pelizzer e chi scrive, mentre il gagliardetto
di Pieve di Soligo era ospite con il vessillo sezionale, presso il gruppo di
Valli del Pasubio.
Raggiunto il parcheggio alle ore 16 caricati in spalla gli zaini abbiamo subito
imboccato la mitica “strada delle 52 gallerie”. Un’ autentica opera di
ingegneria militare, costruita tra il marzo e il dicembre del 1917, si snoda tra
la località Bocchetta Campiglia (1219 m s.l.m.) e le porte del Pasubio (1934 m
s.l.m.). Una mulattiera che si inerpica in un susseguirsi di gallerie, alcune
anche elicoidali tra cui la 19° che oltre ad essere la più lunga (320 m) si
avvita ben 4 volte all’ interno della montagna. Sempre riparata al fuoco nemico
delle ripidi pareti del versante meridionale, è stata progettata per il
passaggio contemporaneo di almeno due muli, con una larghezza minima delle
gallerie di 2,20 m. Ogni galleria e numerata e porta un proprio nome legato ad
una compagnia o ad un battaglione o ufficiale.
Nel cammino non è mancato di trovare alcuni camosci che sicuri dall’alto delle
creste si soffermavano a guardarci curiosi. L’ unica nota dolente che ci ha
rammaricato durante l’ascesa era vedere come quelle postazioni che una volta
servivano per riparo ai soldati ora siano diventate delle vere e proprie latrine
a cielo aperto, piene zeppe di rifiuti. Purtroppo l’inciviltà si manifesta anche
su questi luoghi oscurandone spesso la magia.
All’ imbrunire siamo giunti al Rifugio Papa a 1929 m s.l.m. ma già da lontano si
sentivano i cori di ci aveva preceduto. Appena il tempo di posare gli zaini, ci
siamo radunati per la cena dove si è manifestato subito l’animo conviviale degli
alpini che davanti ad una ottima zuppa e un buon bicchiere di vino hanno
sfoggiato un nutritissimo repertorio di canti. La serata si è conclusa sulla
terrazza del rifugio ad ammirare la stupendo panorama verso la valle e un
bellissimo cielo stellato. Purtroppo l’indomani, come peraltro già ampiamente
preannunciato, il tempo non era dei migliori e già di buonora c’erano le prime
goccie d’ acqua. Incuranti di questo abbiamo deciso di proseguire lo stesso il
giro programmato, ossia di raggiungere il dente italiano e austriaco (2220 m
s.l.m. e 2203 m s.l.m.). Da li a poco siamo stati premiati da una schiarita su
tutto l’altopiano con dei suggestivi panorami sulle montagne che ci
circondavano. In quei luoghi si possono trovare ancora reperti bellici ed anche
ossa umane disseminate tra le rocce, a testimonianza di quale immane sacrificio
sia avvenuto su quei monti.
Arrivati alla chiesetta giusto in tempo per la cerimonia, ci siamo uniti al
nostro vessillo sezionale e al gagliardetto di Pieve di Soligo. La
partecipazione, forse per le previsioni del tempo o per la concomitanza con
altre celebrazioni, non è stata delle più numerose ma questo non ne ha
certamente sminuito l’importanza, anzi. In un silenzio surreale non sono mancati
i momenti di commozione con il ricordo di chi è morto lì tanti anni fa e di chi
è morto in terre lontane come pochi mesi fa l’ alpino Matteo Miotto i cui
genitori erano presenti alla cerimonia. Nel frattempo le nubi avevano iniziato a
rinforzarsi, per questo al termine della cerimonia ci siamo affrettati nella
discesa. Vista la pericolosità delle gallerie con il terreno bagnato abbiamo
deciso di scendere per la strada dei “Scarubi”, una mulattiera carrabile lunga
circa 8 Km che porta dritta al nostro parcheggio. Purtroppo la pioggia ci ha
raggiunto copiosa a poco più di mezz’ora dalle macchine, ma comunque ci ha dato
il modo di ringraziare la provvidenza per i due splendidi giorni di cammino e di
alpinità.
Simone Sanson
Lo striscione per Matteo Miottto