BRUNO FASANI |
Settembre 2014 |
Ormai da diversi anni ammiravi nei canali mediatici e televisivi a livello regionale e nazionale gli interventi ai
vari talk show e alle trasmissioni su etica e costume di un brillante prete che con solidarietà e fermezza ribadiva i
concetti guida del vivere nella cristianità. Valori antichi che egli sapeva porgere agli altri partecipanti alle
trasmissioni con nuovo vigore e nuova eloquenza, incurante sia delle logiche qualunquistiche imperanti in una cultura
incapace di essere libera, sia del protagonismo a tutti i costi di taluni interlocutori. Non sapevo che questo Don Bruno
Fasani, ora assunto a monsignore, avesse ottemperato il servizio di leva come sottufficiale alpino di complemento. Con
piacere venni a conoscenza di ciò quando in occasione del CISA “009 a Verona partecipai, domenica mattina presto, prima
dell'apertura dei lavori della giornata conclusiva, alla Santa Messa da lui officiata.
Venne presentato a me e a Claudio Lorenzet da Nino Geronazzo. Era ed è il direttore della testata alpina dell'ANA di
Verona “Il Montebaldo”. Nelle successive occasioni si rafforzarono in me quelle prime impressioni su quest'uomo capace
in certi momenti di svestirsi completamente dei panni dell'ecclesiastico per essere un giornalista a tutto tondo, nel
nostro caso un giornalista alpino. Tuttavia la sua nomina a direttore de “L'Alpino” mi sorprese. Ovviamente non mettevo
in dubbio le sue in discutibili doti ma ci voleva il coraggio del presidente Corrado Perona nell'insediare un prete a
successore di illustri cantori dell'alpinità, alla faccia di quella parte della nostra associazione restia ad accogliere
le novità. Ricordo che già al CISA 2012 tenutasi a Costalovara egli ribadì con forza da neo direttore che in questo
ambito egli era ed è Bruno Fasani il giornalista alpino. Nel corso di questi due anni ha dato subito una nuova impronta
ad una rivista che già era bella ma che ora ha un contatto più profondo con i lettori. Le sue risposte alle “Lettere al
direttore” rappresentano sempre più il motivo di maggior interesse da parte dei lettori perché nelle sue parole trovano
conforto, saggezza e stimolo per continuare rettamente lungo il percorso della nostra associazione. Ancora una volta
dobbiamo dire che aveva ragione il lungimirante presidente Perona nel sceglierlo come direttore e mettere così a
disposizione di tutti gli alpini tutto il suo alto spessore di cultura e umanità. Queste qualità sono emerse
puntualmente a Soligo nella serata di sabato 19 luglio 2014, quando, nell'ambito dei festeggiamenti del 60° anniversario
di fondazione del gruppo ANA di Soligo è stato invitato a presenziare dagli alpini solighesi tramite l'amico parroco Don
Brunone De Toffol. L'evento, denominato nel manifesto “Racconti di storia alpina” è stato moderato dall'impareggiabile
speaker alpino nazionale Nicola Stefani. Non spendiamo mai parole sufficienti per elogiare questo avvocato e capitano
degli alpini che ci fa sempre infervorare ed entusiasmare. Poco prima delle ore 20.00 presso il centro parrocchiale di
Soligo è iniziato l'incontro con Monsignor Fasani. Il salone era gremito da alcune centinaia di persone, nonostante la
calda serata, accorse ad accogliere l'illustre ospite. Egli seduto al centro del palco, dopo i saluti di rito, si è
presentato così: “... sono uno spirito libero in questa società che rischia perché è sempre di corsa”. Racconta un
aneddoto che raffigura quell'uso smodato e deleterio del telefono cellulare che per chi scrive è una vera sciagura.
Parlando di sé ha voluto dire:
“... dopo la scuola non avevo tanta voglia di fare il prete. Sono andato a fare la naia con gli alpini e mi sono
divertito e spero che possa prima o poi ritornare. Dopo il seminario ed un a esperienza in una comunità, sono stato
scelto per altri ruoli e così posso dire che la mia parrocchia ha un tetto di carta ed una antenna perché scrivo nei
giornali e vado spesso in televisione”. Una ragazza tra le coordinatrici del grest locale gli ha chiesto un commento su
Sante Dorigo, la medaglia d'oro nata a Soligo che in questi giorni viene commemorata. Egli ha detto: “... aveva una
forte personalità dimostrata in un durissimo periodo di guerra. Sarebbe stato comunque un personaggio anche adesso,
magari un politico di spessore o un industriale. Quando l'Italia ha avuto bisogno ha detto ...vengo io... . Bisogna fare
del bene per tutti e non essere individualisti. La politica deve essere un servizio. Politica non per arricchirsi. Una
volta la ricchezza nasceva dalle proprie mani non dalla politica. Pensiamo ad esempio all'abusivismo edilizio o al
mercato dei rifiuti. Sante Dorigo da soldato a Maggiore ha detto: Presente! Questo è l'insegnamento per voi ragazzi,
bisogna dare tutto senza lodarsi mai, come diceva anche a me mia mamma, perché voleva che rimanessi umile. Sante Dorigo
ha messo tutto il suo coraggio ...”.
Un'altra ragazza chiede dell'asilo di Rossosch, di cui è stato capocantiere l'indimenticato alpino solighese Sante
Cietto. Monsignor Fasani ricorda il lungo viaggio durato 14 ore da Mosca a Rossosch, quando per comunicare con un
anziano suo compagno di viaggio che conosceva solo il russo, fece dei segni per spiegare chi era e dove voleva andare.
Ha poi voluto dire: “... sono andati in 100.000 in Russi e ne sono rimasti lì 90.000. Sono morti vittime delle armi e
del freddo. Gli alpini che sono tornati, hanno voluto ricordarli con questo asilo. Pensate che anche le autorità russe
hanno detto che è il più bello. Da quell'asilo sono sorte tutte le altre strutture e quel paese è diventato bellissimo.”
Viene chiesto a Mons. Fasani il senso dell'impegno del gruppo alpini di Soligo che nella comunità ha fatto molte cose.
“... qui non c'è parte del paese ove gli alpini non abbiano lasciato la loro impronta. Don Brunone mi ha detto ...gli
alpini hanno fatto questo e quest'altro e sono sempre pronti nel bisogno... .
Io posso spiegarvi il senso dell'alpinità. Sono un montanaro veronese della Lessinia, vicino al trentino. Della mia
infanzia ricordo la neve, i giochi nella mia contrada ma anche gli scherzi dei miei fratelli che erano tutti più
grandi”.
Dopo un aneddoto racconta su una sua partecipazione al Maurizio Costanzo Show molto pungente e divertente. Riprende il
suo ricordo: “... quando si doveva raccogliere il fieno lo si faceva volentieri assieme con le altre famiglie: Si
facevano molte cose assieme, ci si consigliava e ci si informava sui valori del mercato dei nostri prodotti perché
l'interesse di tutti era anche l'interesse personale. Così sono ancora gli alpini e per questo fanno tanto per i paesi e
questa è la vera famiglia allargata”.
Infine viene chiesto a Mons. Fasani: “… cos'è l'associazionismo?”
“... E' facile parlare di associazionismo che talvolta è frenato dalla burocrazia. Penso che vivere voglia dire anche
cambiare e bisogna cambiare le regole sbagliate per migliorare. Se abbiamo dei sogni potremo realizzarli solo con le
altre persone. L'associazionismo è fondamentale per riuscire in questo. Mi rivolgo ai più giovani e ricordo a loro che
saranno bravi se sapranno collaborare con gli altri. Si diventa adulti solo se si è in grado di collaborare con gli
altri.”
Dopo quest'intervista che ha catalizzato la più sincera attenzione e suscitato il più naturale entusiasmo, il regista
della serata Nicola Stefani ha presentato da par suo le corali che si sono poi esibite, salutando le varie autorità che
nel frattempo erano giunte. Oltre al presidente ANA di Conegliano Giuseppe Benedetti e agli emeriti Paolo Gai, Antonio
Daminato e Giovanni Battista Bozzoli, al presidente ANA di Vittorio Veneto Angelo Biz, erano presenti il consigliere
nazionale Giorgio Sanzogni, già vice presidente ANA, il sindaco di Farra di Soligo Giuseppe Nardi ed il sindaco di
Conegliano Floriano Zambon.
Per primo si è esibito il nostro coro sezionale “Giulio Bedeschi” di Gaiarine, diretto dalla splendida maestra Simonetta
Mandis. Ha sfoggiato il suo classico repertorio che ha dato modo al pubblico presente di applaudire entusiasticamente.
Ai cantori di Gaiarine hanno replicato quelli del “coro Conegliano” guidati dal maestro Diego Tomasi riscontrando
identico successo. Ma chi ha catturato ancor maggiore simpatia è stato il coretto “Io canto” composta dalle bimbe di
Soligo così dolci e così carine e supportate da un complessino composto da percussioni, violino e due chitarre.
Tra gli interventi che si sono susseguiti durante la serata, vogliamo ricordare quello del padrone di casa , il
capogruppo degli alpini di Soligo, Carlo Dal Piva. Egli, dopo aver salutato le varie autorità e le maestranze presenti,
ha voluto inviare un commosso ringraziamento al parroco Don Brunone De Toffol per aver dato ospitalità a questo evento e
soprattutto per aver portato qui Mons. Bruno Fasani. E' stata veramente una serata intrisa di cultura alpina , degna di
essere il prologo ad una commemorazione importante come il 60° di fondazione. Complimenti dunque agli alpini solighesi
che rinomati come generosi enogastronomi e sempre simpatici e disponibili con tutti, hanno dimostrato di tenere in alta
considerazione ciò che moralmente dà il senso dell'esistenza dell'ANA nel ricordo delle gesta dell'illustre ed
indimenticato eroe concittadino Sante Dorigo.
Renzo Sossai