CORAZZATA ROMA |
Maggio 2014 |
La corazzata Roma fu varata il 9 giugno 1940. Questa nave faceva parte di una classe di quattro unità, comprendenti
Vittorio Veneto, Littorio e Impero ma quest'ultima non fu mai terminata. Erano super-Dreadnought che sviluppavano una
velocità di ben 30 nodi. Il calibro dei cannoni da 381mm era uguale a quello delle Richelieu francesi e delle Bismarck
tedesche. La corazza di muratura aveva lo spessore di mm 350, il ponte di coperta mm 36-45 e quello di protezione mm
100-162. Vittorio Veneto e Littorio presero parte a varie azioni senza subire gravi danni; per clausole del Trattato di
pace furono assegnate a Gran Bretagna e Stati Uniti che ne imposero la demolizione, la Roma fu affondata.
L'armistizio firmato il 3 settembre 1943 non fu divulgato e l'8 settembre gli Anglo-americani decisero di annunciare
unilateralmente la resa dell'Italia. Si scatenò l'inferno sull'intera nazione sconfitta, dilaniata dall'invasione
distruttiva delle forze di occupazione germaniche e dalla guerra civile fratricida. Ma la pagina gloriosa della
corazzata Roma fu la "prima luce" per squarciare il velo di oscurità caduto sull'Italia fin dal 1938 con le famigerate
leggi razziali.
Il sacrificio della Regia Nave Roma fu primo estremo tentativo di massa di tutti gli Italiani (nel caos totale delle
nostre forze armate) di arginare l'abisso della Storia e di salvare la Patria. Nel tratto di mare della Sardegna
compreso tra l'estremità settentrionale dell'Asinara e le Bocche di Bonifacio, al largo di Castelsardo ,alle ore 15:59
del 9 settembre 1943, dopo soli 12 minuti dall'inizio dell'attacco, si compì il tragico destino della corazzata Roma.
Venne affondata dagli aerei tedeschi mentre navigava scortata dal gruppo navale salpato da La Spezia. Morirono 1393
marinai tra cui 2 ammiragli e 86 ufficiali d'equipaggio, i superstiti furono 620. Innumerevoli gli episodi di
abnegazione per salvare i compagni feriti o gravemente ustionati.
La Roma fu attaccata da 15 bombardieri tedeschi, con un nuovo tipo di bomba-razzo "intelligenti" radiocomandate FX-1400
sganciate da grande altezza. Insieme alla corazzata ammiraglia, colarono a picco i due cacciatorpediniere Da Noli e
Vivaldi .La sua agonia fu documentata con una serie di foto scattate dall'incrociatore Attilio Regolo. L'affondamento
della Roma non fu solo un deliberato atto di vendetta dei tedeschi per il presunto "tradimento italiano", ma la
conseguenza di un piano per salvare lo Stato e la monarchia sabauda elaborato dallo Stato Maggiore della Marina e
rimasto segreto per anni.
Il pomeriggio dell'8 settembre 1943 la radio dà la notizia dell'armistizio tra Italia e le Nazioni alleate. A bordo
delle navi italiane di base a La Spezia c'è fermento, molti vorrebbero continuare a combattere anche se la prospettiva
di farla finita con la scellerata guerra a fianco dei nazisti "traditori" della Russia, è allettante. Il comandante di
squadra, l'Ammiraglio Bergamini ed i suoi ufficiali sono indignati: hanno ricevuto l'ordine di portare tutta la flotta
italiana in un porto alleato. Un ordine che non vorrebbero eseguire perché contrario al loro senso dell'onore.
Alle ore 3 del 9 settembre la Grande Squadra navale salpa dalla base, ma l'ammiraglio dà ordine di non dirigere verso
gli anglo-americani. Naviga per dodici ore e nel golfo di Bonifacio è attaccata da aerei tedeschi, fino al giorno prima
alleati dell'Italia, con bombe radiocomandate nuovissime, vere antesignane delle moderne armi "intelligenti"!(predator)
usate in vari teatri operativi.
Due ordigni colpiscono in pieno la corazzata Roma, la nave più bella mai posseduta
dall'Italia, che esplode generando una colonna di fumo alta 1.500 metri, simile al fungo di una bomba nucleare, ed
affonda con i suoi 1.393 uomini. Marinai italiani dimenticati dalla cultura, dal cinema e dalla memoria per lunghi anni.
Il relitto della Roma viene scoperto a 1200 metri di profondità in un fondale fangoso il 4 luglio 2012 dopo 69 anni.
Il relitto della corazzata Roma con le sue 46mila tonnellate di ferro ovviamente resterà lì dov’è, quale sacrario dei
nostri marinai caduti per la Patria pochi giorni prima del fatti di Cefalonia. Il mare è il luogo migliore dove i nostri
eroi possano riposare. Una nave affondata è lo scrigno della gloria.
Ai caduti del mare, Gaspare Romano, sopravvissuto della corazzata Roma, scrisse questa poesia:
Eroi senza nome
Tu che passi da Via G. Pullino
e dalle Piazze Augusto Albini
e G. Vallari
se entri nel parco leggi:
CADUTI DEL MARE
9 settembre 1943.
Noi siamo in fondo al mare
con le nostre navi.
Tutto ci fu negato dalla
sorte avversa:
le carezze
delle nostre mamme
il conforto delle nostre spose
il grido gioioso dei nostri figli.
Nulla abbiamo chiesto
in ricompensa.
Tutto abbiamo donato alla Patria con amore.
Ricordateci!
L'ammiraglio Carlo Bergamini