LEZIONI CONCERTO


Settembre 2014

Lezioni-concerto coro Giulio Bedeschi

Il coro Bedeschi nell’ambito del progetto di cultura Alpina ha tenuto quattro lezioni-concerto agli studenti delle terze medie di Sernaglia, Pianzano, San Vendemiano e Ormelle.
Si è trattato di lezioni, concordate con gli istituti scolastici, nelle quali viene narrata la storia d’Italia e la nascita del corpo degli Alpini ponendo l’accento sui valori Alpini.
La musica e il canto sono da sempre componenti inscindibili dell’alpinità più vera e genuina. Sono, per certi aspetti, gli elementi peculiari che fin dalla nascita dell’A.N.A. hanno ornato di connotazioni specifiche la vita stessa degli Alpini in ogni tempo, sia in pace che in guerra.
In caserma come in marcia, in trincea come all’osteria, all’adunata nazionale come al più semplice raduno di paese, gli alpini sentono il richiamo delle belle note e non vi sanno resistere, perché dove c’è musica c’è allegria e dove c’è allegria c’è amicizia, il collante universale di tutte le penne nere.
Ed è proprio in quest’ottica di forte richiamo aggregazionale che va letto ed interpretato il ruolo del coro Bedeschi nell’ambito di tutte le iniziative sezionali.
Il coro A.N.A. di Gaiarine, unico coro alpino della Sezione di Conegliano, infatti sfila compatto nello schieramento delle Adunate, non a caso è intitolato a Giulio Bedeschi, scrittore italiano divenuto famoso nell’immediato dopoguerra per il suo libro Centomila gavette di ghiaccio che narra l’anabasi drammatica delle divisioni alpine in ritirata dal Don.
Il coro, formato da oltre trenta voci, è nato nel 2001 con lo scopo di tenere vive le tradizioni delle cante militari alpine, della montagna e del folklore veneto-friulano.

Da alcuni anni ormai è diretto dal m° Simonetta Mandis, di alta formazione professionale e strumentale, sotto la cui guida meticolosa, esperta ed appassionata il Bedeschi sta raggiungendo traguardi sempre più alti, prestigiosi ed appaganti.
Un impegno costante all’esercizio vocale e polifonico che ne ha ampliato il repertorio e grazie al quale il coro sta acquisendo sempre più spazio e visibilità nei palinsesti e nelle iniziative che enti, istituti scolastici e associazioni varie promuovono nella Marca trevigiana, connotata da luoghi sacri quali il Piave, il Grappa, il Montello e Vittorio Veneto, soprattutto in preparazione delle commemorazioni per il centenario della Grande Guerra. Rispondendo, infatti, allo specifico progetto regionale, il coro ha intrapreso un percorso educativo-didattico di diffusione della cultura alpina tra i più giovani, proponendo delle lezioni-concerto nelle scuole secondarie della Provincia di Treviso con finalità propedeutiche.
Il repertorio si basa sulla canzone riferita alla vita degli Alpini nei tanti momenti del passato che ne hanno segnato le tappe principali. E sono storie che parlano di orgoglio, di fierezza, di umanità ma anche di dolore, in particolare quelle di guerra, eseguite e raccontate con partecipazione, sofferenza e grande rispetto.
Sono brani legati ad un’epoca lontana, ma che danno voce a generazioni di uomini che hanno sacrificato la loro giovinezza per un’idealità superiore, narrandone le vicissitudini e le tradizioni, le passioni e i drammi, i momenti di nostalgia e le struggenti pagine dell’epopea alpina. Note che vogliono essere un tributo doveroso di riconoscenza verso i Caduti, evocazione della Famiglia e della Patria visti come valori fondamentali della società, e infine canto d’amore per la Montagna che l’alpino ha imparato a conoscere, rispettare e onorare. Sempre.
Un ampio repertorio, quindi, contestualizzato da introduzioni storiche di Giorgio Visentin sulla storia delle Penne Nere dalle origini fino ai nostri giorni, e proiezione di straordinari documenti fotografici, di cui molti inediti, e iconici da parte di Innocente Azzalini. Un mix equilibrato di musica, immagini ed emozioni. Una parentesi temporale della nostra storia che, presentata in veste mediatica e più accattivante rispetto quella tipicamente scolastica, suscita l’interesse e la partecipazione diretta di ragazzi e docenti. Il programma, infatti, è stato studiato e impostato appositamente per ripercorre, attraverso le classiche cante alpine, dai primi fatti d’arme degli Alpini in Libia fino al commovente Joska la rossa, gli eventi storici principali che ne hanno creato la leggenda.
Una trasmissione di quelle patrum virtutes, le virtù dei Padri, che si possono compendiare in sapienza storica e pedagogica. Un’eredità che i più vecchi davano quale ideale passaggio di consegne ai loro discendenti: le radici e le ali, ossia l’interiorizzazione del proprio passato e nel contempo la voglia di sognare ancora, di volare alto in una proiezione consapevole verso un futuro fatto di nuove conquiste e aspirazioni. Ecco, in sintesi, il messaggio intrinseco di queste lezioni-concerto.
A chiudere Amici miei, versione italiana del noto gospel Amazing grace, per ribadire come l’amicizia, concetto sottolineato dal presidente Lucio Poletto nel saluto di commiato, sia il collante empatico che lega in un unico cuore i sentimenti più intimi della vera alpinità che oggi si manifesta in impagabili opere di solidarietà e generosi slanci di impegno civile.
Un piccolo seme gettato nelle coscienze delle nuove generazioni affinché, un domani, questo grande patrimonio etico non si disperda nel nulla come lacrime nella pioggia. Attraverso la conoscenza del passato si può, infatti, consapevolmente interpretare il presente in cui viviamo perché, come recita un’antica massima, solo “chi conosce le proprie origini conosce veramente se stesso.”

Giorgio Visentin