La linea dell'ANA


Giugno 2014

La linea dell'ANA per il Centenario della Grande Guerra

L'Associazione Nazionale degli Alpini celebra la Grande Guerra fin dalla sua costituzione, da quel 1919 quando sulla colonna mozza dell'Ortigara sono state incise le parole "per non dimenticare".
Quello che l'ANA nazionale vuole fare in questi anni di celebrazione e ricordo (2015-2018) non sono solo cerimonie, corone d'alloro e discorsi, ma soprattutto costruzione di un ricordo collettivo che segni la coscienza di tutti.
Questo concetto è stato ribadito a Marostica, neò corso del CISA 2014.
L'idea è quella di far rivivere la memoria di tanti uomini semplici, di tanti soldati, del loro coraggio e della loro tenacia, del loro senso del dovere e del loro amor patrio, per indicarli come testimoni di una cultura che poi è quella degli alpini.
Partire quindi da "piccoli" uomini per arrivare a "grandi" storie che suscitino emozioni vere e segnino l'animo soprattutto di chi, ad esempio proprio le giovani generazioni, potrebbe credere che la Prima Guerra Mondiale sia stata solo un evento lontano, una leggenda eroica, la parte drammatica di un romanzo di inizio Novecento.
Recuperare, quindi, per quanto possibile, la storia e la memoria di quei soldati, di quegli alpini. La Grande Guerra è stata l'esperienza umana del dolore, della fame, del sacrificio totale non solo di milioni di soldati, ma anche di intere popolazioni civili: si pensi agli abitanti della Sinistra Piave occupata dagli Austro-ungarici, alla fame e agli stenti che hanno dovuto patire, fino alle conseguenze più tragiche.
"E allora - si è sostenuto al CISA - occorrerà per prima cosa fare in modo che i nomi incisi sui monumenti ai Caduti tornino ad essere abbinati ad un essere umano fatto di carne, di sangue e di ossa. Ad un essere umano che aveva i suoi affetti familiari, le sue amicizie, le sue attività, come chiunque di noi. Occorre cioè restituire la dignità di uomo a quello che oggi altro non è che un semplice nome inciso su una lapide".
C'è poi da restituire al soldato italiano la sua dignità di uomo in armi che ha combattuto da eroe con scatti  di amor patrio che sono lì a testimoniarlo: si pensi solo alla battaglia finale sul Piave e sulla piana della Sernaglia.
Recuperare i manufatti, le trincee, le postazioni e gli osservatori o essere parte attiva in questo recupero. Pulire targhe, lapidi e cippi; tenere in ordine i sacrari.
Coinvolgere i giovani e gli studenti, portandoli anche a visitare questi luoghi. Portare gli studenti nei sacrari, piccoli e grandi per instillare loro l'idea del valore della memoria e per onorare così, per davvero, il ricordo e la memoria di tanti nostri eroi.
A 100 anni dagli eventi non possono ormai più le sole parole incidere nelle coscienze di ragazzi che sono quotidianamente bombardati di messaggi che tutt'altro fanno che invitarli all'impegno civile e sociale. Solo un coinvolgimento diretto, sul campo, può sortire qualcosa. Portiamoli a tocccare con mano, a visitare, a pulire un pezzo di trincea, col massimo impegno e la massima sicurezza

"Dobbiamo coglie questa occasione del Centenario della Grande Guerra - si è detto ancora al CISA - per ricostruire ciò che dal secondo dopoguerra in avanti è stato scientificamente distrutto: il concetto di Patria e di identità nazionale".

Antonio Menegon