CITTADINANZA ONORARIA AL 3° ART. DA MONTAGNA


Luglio 2015

Quello di sabato 13 giugno 2015 è stato un pomeriggio intenso. L’inaugurazione del Triveneto col fuoco giunto dal Bosco delle Penne Mozze,la memoria al restaurato monumento di piazza IV Novembre, la cittadinanza onoraria al 3° Artiglieria, l’esibizione della Fanfara Congedati della Cadore e la messa di Mons. Eugenio Ravignani in Duomo

Un pomeriggio da mettere nella scatola dove sono racchiusi i momenti da ricordare. Questo è stata la cerimonia ufficiale pomeridiana del giorno di apertura del Raduno Triveneto degli alpini.
La sequenza di momenti pregni di significato ha avuto inizio nella sala consiliare del municipio di Conegliano nel pomeriggio di sabato. Di fronte ai consiglieri comunali, alla giunta tutta, al comandante attuale del Gruppo artiglieria da montagna “Conegliano”, al Presidente nazionale dell’ANA Sebastiano Favero, al Presidente della Sezione di Conegliano Giuseppe Benedetti, il sindaco della città Floriano Zambon, ha tenuto il discorso di apertura ripercorrendo la storia del particolare legame fra le truppe alpine e la città.
A Conegliano sono nati il 6°, il 7° reggimento alpini e, malgrado il 3° artiglieria da montagna sia stato formato all’origine in Lombardia, dal febbraio del 1915 annovera fra i suoi gruppi il “Conegliano”, fucina per decenni di giovani coneglianesi in armi.
Il sindaco ha ribadito il profondo legame fra militari e cittadini nato ancora prima della Grande Guerra e proseguito fino agli anni ’70 del secolo scorso.

 


Accoglienza in sala consiliare

Scambio di doni con il com.te del 3°

Ha preso la parola poi il presidente dell’ANA confessando la sua emozione nel trovarsi di fronte ad una prova organizzativa di grande valore anche perché sente in particolar modo, in questa occasione, il suo essere cittadino della Marca.
Ha confermato la sua preoccupazione per la perdita di valori che sta permeando ogni settore della nostra società, ma nello stesso tempo confida che gli alpini proseguano ad operare con generosità, come sempre hanno fatto, e ad essere di stimolo e di aiuto.
Da ultimo, spinto dalle brutte immagino ai politici. “Pensate che possiamo essere d’aiuto? Basta che lo chiediate. Politici decidete cosa fare e noi ci saremo!”. Queste poche frasi sono state una vetrina dell’alpinità, non della generosità pelosa fatta di parole e buoni propositi ma scarsa di opere. L’evento si è concluso con lo scambio dei doni fra autorità civili e militari.


Inizia la cerimonia degli Onori ai Caduti

Prima l'accensione della fiamma del Raduno

Lo schieramento

Onori ai Caduti

Tutti i partecipanti si sono poi spostati in piazza IV Novembre attorno al monumento ai caduti restaurato a cura della Sezione locale dell’ANA.
Di fronte ad un folto pubblico di alpini e cittadini partecipi e orgogliosi di questo scampolo di città, riportato ad una luce nuova con la delicatezza del colore delle pietre ripulite e della smagliante lucentezza delle statue bronzee, sono stati resi gli onori ai caduti, al gonfalone della città, a quello di Sernaglia e al labaro dell’ANA nazionale, accompagnati dalla fanfara di Conegliano.
E' stato prima acceso il tripode con la fiamma portata dai tedofori con una staffetta ricca di simbologia, direttamente dal Bosco delle Penne Mozze di Cison.


Il picchetto armato

Le sentinelle del Lagazuoi

Tra le autorità il prefetto Maria Augusta Marrosu

Il Presidente Corrado Perona

In corteo poi, autorità, alpini, cittadini orgogliosi e convinti, sono saliti in piazza Cima dove la cerimonia ha avuto il suo epilogo con la consegna della pergamena ufficiale con le motivazioni della cittadinanza onoraria al 3° reggimento Artiglieria da montagna.
Il colonnello comandante con un breve discorso ha ringraziato per il riconoscimento ribadendo lo speciale legame fra i militari del 3° e la città. Anche il presidente Favero ha pronunciato parole accorate sulla presenza sempre più necessaria degli alpini nel volontariato e nell’aiuto alla società tutta.


Il sindaco di Conegliano Floriano Zambon

La piazza

Il conferimento della cittadinanza onoraria

Il Presidente Sebastiano Favero

La "Cadore"

Il carosello della Cadore

Sotto un sole ormai nascosto dietro i palazzi della piazza ha fatto ingresso la Fanfara dei Congedati della Brigata “Cadore”. I quasi settanta musicisti si sono esibiti in un carosello di suoni e coreografie che non avevano niente da invidiare a quelle delle Frecce Tricolori. Hanno eseguito, sempre suonando, musiche e marce militari, incroci, separazioni e ricongiungimenti con una maestria unica.

Viene spontaneo rimarcare come la regia di Nino Geronazzo che tanto si è prodigato assieme a decine di volontari per la riuscita della cerimonia si percepisca in tutto il suo valore.
Cosa dire di un pomeriggio così denso di emozioni?
Voglio riportare solo un quadretto formato da tre alpini con i capelli bianchi e certamente ridotti come numero, che si intravedevano spuntare da sotto un cappello reduce di molte adunate.
Ebbene questi tre ormai anziani hanno accompagnato con voce grave ma convinta tutte le canzoni suonate dalla banda e sorridendosi emozionati hanno lanciato il loro grido “Cadore!!!”, con orgoglio e uno spirito di corpo e senso di appartenenza che sembra non sia più di moda ai nostri giorni.
Il pomeriggio così ricco di eventi ed emozioni è proseguito in Duomo con la S. Messa officiata dal Vescovo emerito della Diocesi di Vittorio veneto Mons. Eugenio Ravignani.

Luigino Bravin