LA CULTURA CHE RESTA |
Dicembre 2015 |
di Antonio Menegon
Nell’introdurre
la serata con il Generale Biagio Abrate, nella sala delle adunanze dell’ex
Convento di San Francesco (articolo alle pag. 14-15), ho voluto sottolineare
come la nostra Sezione, in questo 2015 del Novantesimo, si sia distinta non solo
negli eventi celebrativi di massa, ma anche nelle numerose attività culturali
promosse durante tutto l’arco dell’anno.
Tanto che mi sono spinto, rivolto al presidente Benedetti, a fare la battuta:
“Ci vorrebbe un Novantesimo tutti gli anni…”.
E l’appuntamento del 2017 con l’Adunata del Piave, assegnata alla nostra terra
dal Consiglio nazionale dell’ANA a fine ottobre, pare essere l’occasione buona
per continuare su questa linea, una linea di cultura alpina.
Sì perché la necessità che una sana cultura alpina contamini la nostra società,
che la consapevolezza della storia diventi patrimonio di molti, che il piacere
di stare in compagnia ascoltando una canta malinconica o un’allegra marcia, è
forte.
Bisognerà lavorare nei Gruppi, promuovendo eventi di cultura e soprattutto
informando con puntualità la popolazione e le altre realtà alpine della Sezione
di ciò che i Gruppi promuovono.
Non manifestazioni organizzate esclusivamente per noi alpini, ma per noi e per
tutti.
Il Novantesimo finisce il 31 dicembre e lascia un ricordo fatto di impegno e
partecipazione, di gioia e soddisfazione per come sono andate le cose.
Resta la memoria di questo importante evento, ma restano soprattutto tre
Istituzioni Culturali (lasciatemi usare la lettera maiuscola) della nostra
Sezione, che con dedizione alpina continueranno a lavorare per tutti noi e per
le comunità dove operano gli alpini.
Sono il Coro Sezionale Giulio Bedeschi diretto da Simonetta Mandis, la Fanfara
Alpina di Conegliano diretta da Italo Collodel e presieduta da Sergio Saccon, e
il Museo degli Alpini diretto da Luciano Barzotto.
Partiamo dal Museo. Inaugurato nel 2006 il Museo degli Alpini di Conegliano è un corpo vivo, che continuamente rinnova la sua proposta espositiva. Bisognerebbe che noi alpini, e parlo innanzitutto per me, trovassimo un po’ di tempo per andare a visitare quel Museo, senza fretta, con la voglia di conoscere e di sapere.
Chi ha avuto la fortuna di ascoltare Coro Sezionale Giulio Bedeschi sa di cosa parlo. Del piacere che deriva dall’ascoltare quelle note e quelle parole, prima spiegate e poi cantate. E' la musica degli alpini, parte importante della storia del corpo con la penna nera. Poi il “Bedeschi” va nelle scuole a fare da colonna sonora alle lezioni di Giorgio Visentin e qui ci vorrebbe una medaglia al valore dello spirito alpino.
Non meno onora l’articolo 2 del nostro Statuto la Fanfara Alpina di Conegliano, che con le sue note accompagna tutte le nostre celebrazioni e che al recente Triveneto ha sfilato due volte lungo il percorso cittadino, accompagnando prima una Sezione ospite e poi quella di Conegliano.
Queste tre realtà culturali, unitamente al Centro Studi ANA, sono il nostro patrimonio stabile, in grado di trasmettere cultura alpina non solo all’interno della Sezione e nei Gruppi, ma anche nella società civile: sì la chiamano così, la chiamano “società civile” anche se l’impressione personale è che il grado di civiltà di tanta parte della nostra società sia ancora lontana dal potersi fregiare dell’aggettivo “civile”, per la corruzione che frena l’economia e mortifica gli onesti, per l’egoismo, l’arroganza, il rancore, l’indifferenza dilaganti e anche per il razzismo, questo sì pericoloso per il futuro che verrà.
E allora avanti con la Cultura alpina.