LAURO E MONDO, ALPINI PER SEMPRE |
Luglio 2015 |
Mondo Piaia suona la spinetta per gli alpini |
Lauro Piaia canta per gli alpini |
Due fratelli, due storie alpine nel Triveneto 2015 celebrato a Conegliano.
Sabato sera, reduce da una toccata e fuga ai vari luoghi dove si esibiscono i cori, entro nella chiesa di San Martino.
Non c’è il caldo soffocate della chiesa dei frati Cappuccini e nemmeno il brusio dei concerti nelle gallerie del centro,
o il frastuono alpino che penetra insidioso nella chiesa di San Rocco. È fresco e c’è un’atmosfera quasi irreale, un
silenzio che sembra dell’altro mondo, anche perché fuori, allegra e rumorosa, impazza la festa delle penne nere
trivenete.
Il Coro Conegliano intona cante alpine, intona quell’Era una notte che pioveva che sempre mi commuove, anche
perché io, sotto naja, non sono mai stato sotto una tenda sentendo l’acqua giù per le spalle e sentendo i sassi rotolar…
Penso sempre, però, a quei ragazzi in tempo di guerra che erano lì di sentinella, nelle condizioni peggiori, ad
affrontare situazioni più grandi di loro e che con la loro forza, il loro coraggio, la loro fedeltà al cappello, hanno
saputo combattere e resistere, purtroppo in tanti anche morire. Bene.
All’ultima canta l’ottimo Poldo Miorin (con la sola colpa di non aver citato con nome e cognome l’autore delle musiche
della struggente Io resto qui. Addio!) invita ai piedi dell’altare Lauro Piaia, voce storica dei cori di
Conegliano, testimone primo della Colletta Alimentare, che ogni anno raccoglie quintali di cibo per chi non ne ha.
Lauro si alza e piano raggiunge i suoi compagni di tante cantate, di tante prove, di tanti concerti. Dal pubblico si
leva un applauso lungo, fragoroso e sincero e la mia commozione scatta ancora. Ho pensato al cuore alpino del vecjo
Lauro, alla soddisfazione di vedere riconosciuto il suo valore di uomo e di alpino da un semplice applauso. Una
collettiva pacca sulla spalla da parte del Triveneto di Conegliano.
Poi il canto, un altro di quelli che mi fanno venire il groppo alla gola, perché lo intono anch’io, ogni tanto, coi miei
amici Cantori da filò (che non vogliono essere chiamati coro) durante una rappresentazione sulla Grande Guerra. È Il
testamento del Capitano.
Lauro è lì nel gruppo, canta, forse canta piano, non si sa. Il Coro Conegliano lo avvolge in un abbraccio che alla fine
diventa un altro grande applauso e poi arrivano gli abbracci veri dei coristi e di tanti del pubblico per dirgli solo
grazie: grazie Lauro!
Ora il fratello Raimondo. Anche lui fedele servitore della causa alpina. Parco di parole ma presente con gli alpini,
fin che gli è stato possibile, autore del libro “Un ragazzo del ‘25 ricorda gli anni di guerra 1943-45”.
Ebbene Mondo Piaia ha visto sfilare il Triveneto dalla terrazza di casa affacciata su Via Colombo, un attimo prima che
il serpentone di penne nere si sciogliesse in prossimità della stazione ferroviaria. Lui era lì in piedi, col cappello
in testa e la spinetta in bocca a intonare motivi alpini che dalla strada affollata di penne nere appena si udivano.
È bastato un “ma l’è Mondo Piaia quel là…” per scatenare, saluti, applausi, grida di approvazione. Anche in
questo caso ho pensato a come si stesse sentendo Mondo Piaia, cosa provasse nel profondo del suo cuore. Certo con un po’
di rammarico per non essere lì in strada a marciare anche lui al ritmo del Trentatré, ma certamente col cuore gonfio di
soddisfazione e di gioia per come quel suo gesto semplice, quella sua testimonianza di fedeltà fino alla fine ai valori
alpini sono stati capiti dalle penne nere della Sezione ANA di Conegliano. Grazie Mondo!
Antonio Menegon