MONTE CAVALLINO


Giugno  2016

Percorrendo i sentieri della memoria sulla vetta al Monte Cavallino

Nella ricorrenza dei 100 anni di entrata in guerra dell’Italia, insieme ad alcuni amici abbiamo deciso di percorrere alcuni sentieri di montagna che portino a conoscere i luoghi dove si è combattuta la Grande Guerra.

In particolare ci è nata l’idea di salire sulla cima del monte Cavallino (m. 2689), dove gli abitanti del Comelico e di Kartitsch hanno eretto, insieme, una croce alta 13 metri con una corona di stelle (Croce Europa) simbolo di pace e di unione tra i popoli. Tutti gli anni le popolazioni confinanti si ritrovano l’ultima domenica di agosto a celebrare una solenne cerimonia in ricordo dei caduti.

Sabato 8 agosto, dopo vari rinvii a causa del brutto tempo, siamo partiti: giornata stupenda, le previsioni erano di qualche possibile temporale nel tardo pomeriggio. Arrivati a malga Silvella (1827) in val Digon, abbiamo lasciato le macchine e iniziato a salire lungo una mulattiera sino ad arrivare a casera Rigoiéto (2080 m). Da lì abbiamo proseguito lungo un sentiero sino a forcella Cavallino, dove abbiamo iniziato l’ultimo tratto di salita prima su di un ghiaione e poi su una ripida cengia aiutati anche da una fune metallica. Una volta saliti sul pianoro antecedente la sommità, ci siamo trovati in un ambiente che risulta ancora sconvolto da trincee e resti di costruzioni, ma la sorpresa più grande l’abbiamo trovata una volta saliti in cima: dall’Austria avanzavano velocemente oscure nuvole che non promettevano nulla di buono anche se erano le 11.30 del mattino e non il tardo pomeriggio.

Quando siamo stati sotto la croce il pensiero è andato a tutti quelli che erano morti e a quanta sofferenza aveva dovuto sopportare chi ne era coinvolto, al loro coraggio, alle loro paure e alle loro famiglie ed è per questo che lì abbiamo voluti ricordarli con una preghiera e con un “mai più la guerra” dal profondo del nostro cuore.

Il panorama verso il Popera e il passo Sentinella con la Croda Rossa che faceva da spalla, era stupendo,illuminato anche da quella strana luce che si vede poco prima del temporale, che si è presentato con la sua voce “tuonante” pochi minuti dopo. E da bravi alpini, che sanno quando è il momento di ritirarsi e aspettare un’altra occasione per ritornarvi con il bel tempo, abbiamo iniziato la classica discesa a “a rotta di collo” cercando di evitare di prenderci in pieno il temporale, che poi abbiamo saputo ha scaricato tutta la sua forza in val del Boite. Quasi 800 metri di discesa percorsi a tempo record per arrivare a malga Formaggio dove ci siamo fermati a mangiare. Nel ritorno ci siamo fermati anche nella chiesetta costruita lungo la val Digon,a rendere un doveroso omaggio alle vittime di cima Vallona e ai Caduti di tutte le guerre “per la difesa dei confini d’Italia”.

Eros Donadi, Fabio Tesser, Gianfranco Baro