ROSSOSCH |
Agosto 2018 |
Un forte, emblematico segno di Conegliano e dei suoi alpini a Rossosch, e
su uno degli edifici più significativi di quella cittadina legata alla memoria
e alla solidarietà scarpona: due ceramiche bellissime, opera di nostri
artisti, apposte sotto il portico della facciata dell'Asilo Sorriso, all'insegna
di una duplice favolistica: italiana e russa.
Un ulteriore elemento di
amicizia, di fraternità profondamente sentite, concretamente-visibilmente
testimoniate, quindici anni dopo il gemellaggio fra le due città.
Ma
rifacciamola, seppur in sintesi, fin dall'inizio, questa bellissima storia
che la dice lunga sul sentire e sull'agire delle Penne Nere e dei loro "amici"
di Conegliano... e oltre, ovviamente. Settembre 2018: Alpini in Russia,
quarto "viaggio-pellegrinaggio" a livello ufficiale, per così dire, nel senso
che ci sono ben quattro date scolpite nell'albo d'oro dell'ANA.
E con penne
nere di Conegliano, con Conegliano stessa, in prima fila, come si è detto. Non diversamente pensiamo si possa dare uno
sguardo esaustivo ad una realtà unica e straordinaria, tale da farci ricordare
il motto della 91esima adunata nazionale scarpona del maggio scorso a Trento,
secondo il quale per gli alpini l'impossibile non esiste!
Non finisce di
sorprendere infatti quel che le penne nere in guerra (26 gennaio 1943 a
Nikolajewka) furono capaci di compiere dietro l'incitamento del generale Reverberi, con quel grido: "Tridentina avanti! Tridentina avanti!", quindi, mezzo
secolo più tardi portando un segno di pace, onde onorare la memoria dei Caduti,
proprio nella città dove aveva avuto sede il comando del Corpo d'armata alpino
nel periodo bellico.
Ecco, allora, l'idea, il progetto, la raccolta di fondi, la
costruzione e la donazione di un asilo-scuola materna a quella comunità, con
una presenza coneglianese, nell'impresa, all'insegna della generosità e della
competenza-professionalità.
Se il progetto della struttura recava le firme di tre alpini della
sezione Montegrappa di Bassano, Bortolo Busnardo, geometra, i suoi nipoti
Favero, ingegner Sebastiano e architetto Davide, nella esecuzione dei lavori,
infatti, un ruolo di primo piano lo svolsero il geometra Lino Chies di Ogliano
e il capo-cantiere Sante Cietto, di Solighetto, più volontari di Ogliano con
Luigi De Lucca, e benefattori generosi, fra i quali Aldo Tommasella e i suoi
fratelli.
E dieci anni dopo, in quelle indimenticabili giornate del 13 e 14
settembre 2003, ecco non soltanto alpini, ma tutta la comunità coneglianese in
primo piano, con in testa Lino Chies, presidente del comitato per un
"gemellaggio" significativo, e l'allora sindaco Floriano Zambon, pure lui
penna nera "doc", nonché capitano del Corpo degli Alpini.
La cronaca di quei
giorni la fece in maniera precisa ed efficace Francesco Tuan, ed è affidata
all'albo d'oro, per così chiamarlo, delle imprese di pace della città e della
sezione ANA.
In quella occasione,
sempre su proposta di Chies, i vertici dell'associazione a livello nazionale
decisero di realizzare davanti all'asilo (un'area di oltre tremila metri
quadrati) un parco-giardino per ingentilirne l'aspetto.
Nutrita la
rappresentanza coneglianese era stata pure nel 2013 per il 70esimo della
battaglia di Nikolajewka, con Lino Chies, Toni Battistella e lo speaker "principe" delle adunate nazionali e degli eventi più importanti del Terzo
Raggruppamento Ana, Nicola Stefani, in prima fila.
Allora, a Livenka-Nikolajewka, il sindaco della città aveva chiesto al presidente
nazionale Sebastiano Favero se l'ANA avesse potuto provvedere ad un nuovo ponte
sul fiume Valuy, stanti le condizioni veramente precarie del manufatto.
Si sa
come procedono gli alpini: rapidamente, con parole poche e fatti concreti,
soprattutto quando c'è di mezzo la memoria e la mozione dei sentimenti.
"Su quel
ponte che attraversa il fiume Valuy due chilometri circa ad ovest del terrapieno
della ferrovia, nel gennaio del 1943 passò un gran numero di alpini che dopo
lo sfondamento e l'apertura del varco nella sacca di Nikolajewka continuava
il cammino verso baita". Fu l'espressione detta dal presidente Favero a chi
scrive, sottolineando pure come si sarebbe chiamato il manufatto: "Ponte degli
Alpini per l'amicizia".
Che è stato costruito "a pezzi", da montare in loco,
dalla Cimolai di Pordenone su progetto del gardesano Luciano Zanelli.
Si tratta di un manufatto in acciaio di dodici metri di lunghezza (unica
campata), largo sei e alto quattro.
Sui parapetti sono raffigurati alpini e
muli, nonché i loghi dell'ANA e della città di Livenka. Ma anche qui, ecco,
oltre all' ANA, la memoria del cuore. Armando Cimolai, novantenne, ha voluto
ricordare il fratello alpino Giovanni, classe 1919, reduce di Albania e Russia,
morto qualche anno fa, donando il materiale.
Ed è poi qui, nel 75esimo di
Nikolajewka, nel quarto di secolo dell'Asilo Sorriso e nel quindicesimo
anniversario del gemellaggio, che si inserisce, per così dire, Conegliano.
Un
intervento per ingentilire (ci sia concessa l'espressione) il porticato
della bella facciata dell'asilo stesso.
Una idea di Lino Chies, a suo tempo
presidente del comitato per il gemellaggio, che l'Amministrazione Comunale ha
realizzato, avvalendosi della disponibilità e professionalità della Scuola di
Ceramica di Scomigo, fondata, come noto, negli anni Sessanta del Novecento dal
maestro Pietro Marcon, storico insegnante della frazione, diventata famosa
proprio per essere diventata "il paese della ceramica".
Oggi, presidente
dell'istituzione è Renzo Salvador, che ha stretti collaboratori i ceramisti
Gianni Da Re, Isidoro Dal Col, Angelo Zanini e Giuseppe Lorenzet. Ma oltre ai
maestri, l'opera ha coinvolto anche gli allievi della scuola, ed è firmata da
ventisei artisti.
Per gli aspetti cromatici c'è stato l'intervento del pittore
Gianni Sartor, figura ben nota nel campo dell'arte. Ecco, allora, l'opera che fa
bella mostra di sé a Rossosch: ceramica maiolicata policroma a doppia cottura a
mille gradi: sei metri per uno e ottanta; lunghezza delle figure, metri 2,70 e
metri 2,55. Si tratta delle immagini di due elementi della favolistica
italiana russa, all'insegna de "Il sorriso delle fiabe" (come indicato da
Chies), e cioè Pinocchio e Ricciolo d'oro e i tre orsetti.
L'illustrazione è
costituita da una serie di formelle all'interno delle due grandi figure unite da
un fiume, l'emblematico Don. Unitamente alle ceramiche, una targa bilingue ad
illustrare in sintesi il significato del dono.
Tutto il materiale è stato portato
a Rossosch su di un tir russo e messo in opera da volontari alpini, quasi tutti pordenonesi, sotto la direzione di Aldo Dal Bianco.
Al
viaggio-pellegrinaggio a Livenka-Nikolajewka e a Rossosch non poteva mancare
Floriano Zambon, il "sindaco del gemellaggio" di quindici anni fa, delegato
peraltro a rappresentare il Comune dall'attuale primo cittadino Fabio Chies.
Come si può constatare, un'impresa, nel suo complesso, grandiosa: Livenka-Nikolajewka, Rossosch, senza dimenticare quello che è stato, dai primi
anni Novanta del secolo scorso, un punto di riferimento all'insegna
dell'amicizia in terra russa: lo storico professar Alim Morozov, al quale il
presidente nazionale Sebastiano Favero conferirà il titolo di "Benemerito
dell'ANA".
E anche per quel che riguarda lo studioso di Rossosch, il legame con Chies e le Penne Nere coneglianesi si è mantenuto molto forte.
Giovanni Lugaresi