TUTTI UNITI DAVANTI AL TRICOLORE |
Dicembre 2018 |
E' un pezzo di storia patria che, dopo un secolo, è tornato a casa la
bandiera italiana con lo stemma sabaudo ammainata dal pennone del municipio di
Susegana da un geniere del regio esercito in ripiegamento dopo Caporetto.
Nei primi giorni di novembre del 1917, il soldato del genio pionieri Umberto
Savoia, in esecuzione di un ordine del suo capitano, era salito sul terrazzino
della casa municipale e aveva ammainato il tricolore, sottraendolo al nemico che
già incalzava l’autocolonna italiana diretta a resistere sul Montello.
Il 9 novembre, una volta passati gli ultimi della Brigata Sassari, sarebbero
stati fatti saltare i ponti e attestata la linea del Piave per difendere la
piana dall’avanzata austro-ungarica.
Conservata fino alla fine della Grande Guerra, la bandiera ha seguito il geniere
a Sant’Ambrogio di Valpolicella in provincia di Verona, dove, successivamente,
Umberto Savoia avrebbe ricoperto anche la carica di sindaco. Il tricolore è
stato custodito per un secolo dalla famiglia finché Giulio Savoia, 89 anni,
figlio di Umberto, ha parlato di che cosa fosse meglio fare della bandiera con
l’amico generale Flavio Zordan. È stato convenuto che la cosa migliore fosse
restiuire la bandiera alla comunità di Susegana.
Il generale di corpo d’armata Amedeo Sperotto, all’epoca comandante delle forze
operative nord dell’esercito italiano, comune amico di Savoia e Zordan, si fatto
carico di contattare l’amministrazione comunale per donare il tricolore alla
municipalità.
Nel settembre scorso in Piazza Martiri della Libertà, partecipazione e
commozione hanno caratterizzato una cerimonia solenne per la 14 Giulio Savoria,
interviene commosso Il sindaco Scarpa custode del Tricolore Un aviatore e un
alpino per l’alzabandiera riconsegna del drappo tricolore. Una cerimonia ricca
di simboli e riferimenti ai valori che devono animare una comunità civile. Tante
le persone, le rappresentanze alpine e delle altre associazioni d’arma in piazza
a Susegana per accogliere quel vecchio tricolore che dopo un secolo tornava a
casa.
Numerosi gli interventi che la regia dell’alpino Nicola Stefani ha introdotto
davanti al monumento ai caduti, a partire proprio da Giulio Savoia, visibilmente
commosso, ai generali Flavio Zordan e Amedeo Sperotto, ai rappresentanti di
Prefettura, Questura e Regione. Infine i sindaci: quello di Sant’Ambrogio di
Valpolicella Roberto Zorzi e quello di Susegana Vincenza Scarpa.
Nel corso della cerimonia i bambini della scuola primaria, portati in piazza
dalle loro insegnanti, hanno cantato l’inno nazionale con un tricolore nella
mano sinistra e la destra sul cuore. Bambini di diverse etnie, accumunati dal
grembiule nero, che hanno intonato l’intero “Canto degli Italiani”, anche nella
parte dove recita “Noi siamo da secoli / calpesti, derisi, / perché non siam
popolo, / perché siam divisi. / Raccolgaci un’unica / Bandiera, una speme / di
fonderci insieme / già l’ora suonò”. Un passaggio ripreso nella sostanza dal
sindaco Vincenza Scarpa che nel suo intervento si è soffermata sui valori che un
secolo fa hanno spinto degli uomini in ritirata a fermarsi per “salvare” una
bandiera. “In un’Italia in cui la bandiera viene frequentemente vilipesa e
offesa, quanti rifarebbero quel gesto? – ha detto il sindaco Scarpa – Che cosa
di importante, di fondamentale è andato perduto nel tempo? È questa la chiave
della nostra commozione. La commozione di percepire come un tempo la bandiera
italiana fosse un vero valore condiviso, simbolo e orgoglio di appartenenza,
rispetto delle istituzioni, rispetto dei ruoli e delle competenze”.
Davanti al monumento ai caduti, sotto un sole caldo, la bandiera è stata
affidata alla custodia dei volontari della Protezione Civile e sostenuta, in
modo da poter essere vista, durante tutta la manifestazione. Un folto pubblico
ha assistito alla cerimonia iniziata con l’alzabandiera e proseguita con gli
interventi degli oratori ufficiali, tra gli applausi dei presenti. La bandiera è
stata infine ripiegata e portata in municipio dal sindaco Scarpa e da Igor
Pavlica, sindaco del consiglio comunale dei ragazzi. Sarà conservata al buio
fino al suo restauro per essere poi collocata in una teca ed esposta al
pubblico, come ha indicato la Soprintendenza consultata per tempo su come
trattare il cimelio, tornato a casa dopo oltre un secolo.
Antonio Menegon