IL 3° DA MONTAGNA A QUOTA m. 3343 |
Dicembre 2019 |
Nel mese di settembre, gli uomini del 3° reggimento Artiglieria Terrestre (da
Montagna), con il Comandante in prima linea, hanno svolto un’incursione sulle
Dolomiti, per raggiungere i 3343 metri di Punta Penìa, la vetta della Marmolada.
Il Comando della Brigata “Julia”, per i settant’anni dalla costituzione della
Brigata Alpina, ha proposto la salita alla cima più alta delle splendide
Dolomiti, estremamente significativa per le eccezionali pagine di storia
militare e non solo che vi sono state scritte durante la 1^ Guerra Mondiale.
Nelle prime fasi del conflitto, un plotone di Alpini scalò l’inviolabile parete
Sud, scacciò gli Austriaci e si impossessò degli avamposti di Serauta. Il
potenziamento italiano del crestone con scalette, sentieri, baracche e caverne
con la conseguente incrementata capacità di battere, anche con le artiglierie
trasportate in quota, le sottostanti postazioni imperiali, portò questi ultimi a
trasformare progressivamente le trincee di fortuna in un sistema di gallerie
scavate nel ghiacciaio che, con il progetto del Tenente Ingegnere Handl, si
rivelò talmente articolato ed attrezzato da assumere il nome di “città di
ghiaccio”. Le rispettive linee rimasero presidiate ininterrottamente in
condizioni di vita estreme fino a Caporetto.
L’occasione è stata estremamente utile per iniziare i giovani quadri non
impegnati nell’Operazione “STRADE SICURE” a Roma al severo ambiente del
ghiacciaio, dal momento che le aspre cime delle Alpi Carniche e le ardite
cuspidi delle Alpi Giulie, dove il reggimento è di casa, non presentano questo
particolare scenario la cui familiarità completa la capacità dei reparti alpini
di muovere, vivere e combattere in montagna.
Al primo giorno di attività, la compagine ha raggiunto il Pian dei Fiacconi, ove
ha effettuato, con il sostegno dei capaci Istruttori Militari di Alpinismo del
reparto, una prima sessione addestrativa di attività tecniche, necessarie per lo
svolgimento in sicurezza dell’ascensione, quali l’impiego dei ramponi e della
piccozza su varie pendenze ed in diverse situazioni, le modalità di progressione
in cordata, le azioni da intraprendere in caso di caduta su pendii ghiacciati o
dentro i crepacci. Mentre i militari si addestravano simulando eventuali
incidenti, gli istruttori hanno dovuto fronteggiare un reale evento di soccorso.
Sul pendio soprastante, infatti, due escursionisti polacchi si erano avventurati
in un terreno estremamente insidioso chiedendo e ricevendo l’aiuto dei militari,
che hanno dapprima raggiunto in un lampo e rassicurato i due malcapitati, per
poi calarli ed accompagnarli in tutta sicurezza, scongiurando le conseguenze ben
più gravi che una caduta avrebbe potuto comportare. È stato un intervento
spontaneo, d’iniziativa, effettuato con la naturalezza di chi conosce il proprio
lavoro e mette le proprie capacità a disposizione del bene comune.
Il giorno successivo, con sveglia anticipata per prevenire il maltempo previsto
per il primo pomeriggio, il reparto ha risalito inizialmente le levigatissime
rocce lasciate libere dallo scioglimento del ghiaccio per intraprendere poi il
movimento sull’opalescente pendio, risalito tra i crepacci fino al delicato
passaggio sulla roccia, superato con l’utilizzo di corde per sopperire al crollo
dei ponti di neve. Risalito il camino attrezzato, il rapido passaggio sulla
spalla ha dato accesso alla vetta della “regina delle dolomiti”. Qui, come da
tradizione delle Truppe Alpine, cantando l’Inno, il reparto ha innalzato la
Bandiera e si è raccolto per qualche attimo recitando la “Preghiera
dell’Alpino”.
Le unità alpine rappresentano a tutt’oggi uno strumento di efficiente
eccellenza, capace di un rapido dispiegamento di dispositivi snelli ed autonomi
estremamente qualificati, capaci di superare ostacoli in quota e raggiungere con
successo l’obiettivo prefissato.
3° REGGIMENTO ARTIGLIERIA TERRESTRE (DA MONTAGNA)
Pubblica Informazione
Preghiera dell'Alpino ai 3343 m di Punta Penìa
In salita sul ghiacciaio
In arrampicata sul salto roccioso
Piccozza e ramponi...
Galleria austro-ungarica dentro il ghiacciaio