Naja obbligatoria? Ho alcuni dubbi


Giugno 2019

 ... di Antonio Menegon

Il dibattito sulla reintroduzione, o meglio sulla fine della sospensione della naja obbligatoria, tiene banco da anni, ma più il tempo passa, a parer mio, più sembra un argomento improponibile. Mi rendo conto di essere controcorrente nella nostra associazione e per questo cercherò di spiegare nel dettaglio la mia posizione.

Ho cominciato a ragionare per davvero sul problema della reintroduzione della naja dopo la conferenza del generale Biagio Abrate, ospite a Conegliano nel 2015 per parlare del modello di difesa militare dello Stato italiano, in occasione del 90° di fondazione della Sezione. La fonte era sicuramente autorevole; infatti il generale Abrate, già Capo di Stato Maggiore della Difesa dal 2011 al 2013, è stato anche Segretario Generale della Difesa e Capo di Gabinetto del Ministero della Difesa, lavorando con 3 diversi governi.

All'inizio del 2012 il generale Biagio Abrate aveva promosso un progetto di rinnovamento della struttura militare italiana, alla luce delle difficoltà derivanti dalla crisi economica internazionale e proprio su questo modello di Esercito ha relazionato.

Il generale Abrate illustrò il programma di "dimagrimento" già programmato dal Ministero per l'esercito nazionale e sostenne che la "vecchia" impostazione di un esercito fatto di tanti uomini e pochi mezzi non era più sostenibile nello scenario internazionale e che quindi la scelta politica di passare a un esercito di professionisti, ridimensionato nei numeri ma potenziato nelle professionalità, era stata la scelta giusta.

Reintrodurre un servizio civile e militare obbligatorio costerebbe tantissimo (la vecchia mini-naja di tre settimane costò 8 milioni di euro l'anno); se poi si dovesse metter mano anche la ristrutturazione delle caserme...

Ora la Camera dei Deputati ha approvato, quasi all'unanimità (453 voti favorevoli, 10 contrari e 6 astenuti), la nuova mini-naia di sei mesi, un percorso formativo civile e militare su base totalmente volontaria e non retribuito.

Per restare in ambito politico vale la pena ricordare che, nel 2004, approvò la sospensione della naja obbligatoria: la legge che anticipava al 2005 la sospensione del servizio miliare ebbe il seguente risultato: favorevoli 433, contrari 17, astenuti 7. Si potrebbe dire una legge approvata a furor di popolo... (solo Rifondazione Comunista votò contro, mentre i Verdi si astennero).

A questo punto sorge spontanea una seconda domanda: perché la politica non ci pensò allora? Sono passati solo 15 anni...

Il generale Abrate ha spiegato che il militare moderno è un soldato che deve saper sparare ma anche utilizzare un bulldozer, saper guidare un mezzo anfibio, ma anche utilizzare con competenza un computer, un sistema di rilevamento o di puntamento. Insomma un soldato capace di adattarsi alle diverse situazioni, che necessita di addestramento specializzato sia fisico che psicologico.

Anch'io, fino all'illuminante intervento del generale Abrate, pensavo che reintrodurre la naja fosse una cosa da fare, anche perché dal 2005 sulla testa dell'ANA pende la spada di Damocle dell'estinzione naturale della nostra associazione, che nessun alpino vuole. Ma poi mi sono chiesto quale ruolo avrebbero potuto avere i nostri giovani nell'attuale Esercito Italiano?

I militari di oggi sono impegnati nelle missioni all'estero; quelli di leva, da un punto di vista militare, non servirebbero a nulla, è la risposta che mi sono dato.

Poi nella recente legge di bilancio si parla, addirittura, dell'utilizzo dell'esercito per rattoppare le buche del Comune di Roma; ma lasciamo perdere.

lo credo non si possa pensare a un Esercito che supplisca ciò che le Amministrazioni pubbliche non sanno fare; non si tratta di un terremoto, di un'alluvione o di un'altra catastrofe naturale. E non si può nemmeno pensare a un Esercito che supplisca alle deficienze di famiglie e Istituzioni (scolastiche soprattutto) perché non riescono più dare una "sana" educazione ai giovani.

La naja concepita come uno strumento per dare una "drizzata" ai nostri ragazzi è un'operazione sbagliata e antistorica. I nostri giovani sono il frutto delle nostre famiglie, sempre più inclini a separazioni e divorzi, sempre più occupate a "fare altro" piuttosto che a educare. E sempre più impegnate a proteggere e accontentare desideri e vizi dei figli piuttosto che stare loro vicini, dando l'esempio, correggendoli quando serve. Sono figli delle nostre famiglie sempre più in crisi di valori e della nostra scuola lasciata a se stessa, con personale sempre più demotivato, malpagato e frustrato. E per sistemare questo stato sociale dovrebbe pensarci, in sei mesi, la naja? Quella naja obbligatoria istituita nel 1861 perché fosse il popolo a difendere i confini nazionali? A me pare proprio di no.

Antonio Menegon