4 NOVEMBRE


Dicembre 2019

IV Novembre sul Piave, la sofferenza dei civili

Una riflessione sulla sofferenza delle popolazioni civili ha accompagnato la celebrazione provinciale del IV Novembre, sul Piave, a Ponte della Priula.
A causa del maltempo, la cerimonia ha avuto luogo nel Tempio Votivo alla Fraternità Europea che è lì a testimoniare il sacrificio di tanti soldati, di tutte le nazionalità, e il desiderio cristiano di vivere in pace. Con la logistica curata dal Gruppo alpini di Ponte della Priula, la cerimonia del IV Novembre (pomeriggio di domenica 3 novembre) ha fatto registrare la sentita partecipazione dei Gruppi alpini sezionali, del Vessillo sezionale e di numerose associazioni d’arma, nonostante il tempo inclemente.
Sul Piave il momento più toccante della cerimonia dopo l’alzabandiera del capogruppo di Ponte della Priula Ivan Bardini con la deposizione di una corona d’alloro e il silenzio intonato dalla tromba di Ugo Granzotto.
Nel Tempio Votivo, il relatore ufficiale della cerimonia è stato il professor Luigino Bravin, alpino, componente della Redazione di Fiamme Verdi. Bravin ha sottolineato come la vittoriosa conclusione della guerra abbia “messo la sordina” ai tanti drammi personali e umani dei milioni di soldati che vi hanno partecipato. “Nella mia gioventù – ha affermato il professor Bravin - ho immaginato lo spirito eroico delle centinaia di migliaia di giovani che combattevano dall’altra parte dell’argine: i nostri.
Ho fatto in tempo a conoscere alcuni di loro ma solo poche volte mi hanno trasmesso l’eroismo del loro vissuto; ho intuito piuttosto la paura, le sofferenze, la fame, la morte che ha camminato al loro fianco per anni. Poi chiudevano i loro racconti dicendo “Ma l’aven vinta”.
Ecco che tutto sembrava scomparire ma non il dolore e la paura, le tragedie delle loro famiglie, delle mogli, dei figli piccoli, quelle dei genitori che li avevano visti partire fra fanfare e discorsi dei quali magari poco capivano”.
Bravin ha posto l’accento soprattutto sulle sofferenze della popolazione civile: “Ebbene se è giusto il dovuto tributo all’eroismo e allo strazio di tanti uomini non dobbiamo dimenticare i civili. Le loro sofferenze non sono mai state scritte sui libri di scuola.
Ecco la testimonianza di don Pasin parroco di Soligo: ”intanto nel buio della notte lampeggiano fuochi rossastri, fiamme nei cortili, nelle vie, un odore acre di carne bruciata. Si sentono urla di bestie, grida strazianti di donne, canti stranieri, un concerto selvaggio che assorda.
E'incominciata la gozzoviglia, la baldoria: ossi, tizzoni in ogni angolo; case aperte, disabitate, mobili squassati, biancheria a terra, pozze di vino. Nel giro di una settimana i tedeschi s’insediano nelle case, dormono nei letti cacciando fuori di casa i proprietari, ingoiano le riserve di cibo”.

(A.M.)