PIERLUIGI DONADON |
Dicembre 2020 |
Caro Pier,
mi hanno chiesto di dire due parole in tuo ricordo, in questa situazione assurda
che ancora non mi sembra reale...
Già io solitamente in mezzo alla gente non vado oltre il “ciao”… Ma tu sei stato
un pezzo fondamentale nella mia vita e quindi, su suggerimento di un'amica, ho
pensato di scriverti questa lettera. Ti ricordi quando avevamo letto del
vecchietto di 80 anni che saliva l'Higher? Io ti dicevo: “Vedi anch'io ti
porterò lassù tra un po' di anni”; e tu ridevi sapendo che anche a 80 anni
saresti salito da primo!
Caspita, ne sono passati di anni dalla prima via che abbiamo fatto assieme! E
poi, quando ho iniziato a prendere la mia strada, tu eri lì a guardare che
facessi le cose giuste. Come quella volta sulle 5 Torri che la pioggia ha
sorpreso me e Nino all'ultimo tiro della Barancio: tu eri lì, fuori dal rifugio,
che controllavi che le doppie andassero bene e, quando le hai viste orizzontali
per il vento, hai iniziato a camminare nervosamente avanti indietro e, se avessi
potuto, saresti salito ad aiutare... per poi, una volta scesi, abbracciarci e
bere una birra in rifugio tra una risata e l'altra.
Da lì è stato un continuo susseguirsi di avventure, già, possiamo chiamarle
così: ti piacevano i luoghi poco frequentati, dove spesso se trovavi 2 o 3 bolli
in tutta la via era un successo, con quel tuo dire "ma intanto arriviamo lì e
poi vediamo" e alla fine si rideva sempre in cima, mentre ti prendevo in giro
per questo tuo modo di fare. Come quella volta sullo Jo Fuart: la pioggia era
prevista per le 12, alle 7 siamo partiti dal parcheggio e in 5 ore eravamo già
in auto sulla via del ritorno con la cima fatta. Mi facevi sempre tirare il
collo per riuscire a starti dietro... e ancora ogni tanto ti fermavi ad
aspettarmi! Poi è arrivata la fase Ski Alp... Così, con nonchalance, mi hai
detto: "Beh, ma se sai fare snowboard è un attimo che impari con gli sci".
La settimana dopo io mi sono fatto accompagnare da te a prendere sci e scarponi,
e poi via... ogni weekend a cercare di scendere dalle cime tutto intero, spesso
in Friuli, nel tuo amato Friuli, su e giù per monti dei quali nemmeno sapevo
l'esistenza. Già, perché tu li conoscevi tutti, riuscivi ad elencarli tutti da
ogni vetta, meglio di un App, e che soddisfazione quando finalmente riuscivo ad
impararli (dopo che me li avevi ripetuti almeno una ventina di volte)! Mi hai
convolto anche nelle gare con gli Alpini, di cui eri fiero. Il primo anno eri in
formissima, ma al tuo compagno si era rotto uno sci e sei stato costretto a
partire con un’ora di svantaggio… rivedo ancora la delusione sul tuo volto. Eh
sì, eri un tantino competitivo!
Una volta mi hai detto: "Il vero avversario è dentro di noi". Poi è arrivato il
mio turno, e ci siamo allenati di continuo. Quell'anno il nostro Nevegal era
scarso, così alle 18 volavo da lavoro a casa tua e su dritti a Sappada:
risalivamo la pista “a tutta”, e poi giù, a volte una ripellata, e via di
ritorno a casa. Eravamo in formissima. Ricordo ancora le tue parole prima della
partenza della gara: "Riky non partire con i forti, andiamo piano e poi a
tutta... mi raccomando". E ovviamente io, dopo il colpo di pistola, mi sono
ritrovato a salire a 1000 con i Professionisti, per poi collassare dopo 500
metri. Ma tu mi hai agganciato il cordino e siamo ripartiti, riuscendo a restare
nei tempi dei cancelletti e a chiudere la gara dignitosamente (gara che ho
chiuso solo per te, mi immaginavo come ci saresti rimasto male per un ritiro...
ma questo lo sai). L'anno dopo il tuo compagno ha sbagliato scarponi e così
niente... e alla fine quest'anno l'ultima, con altri 5 anni in più e un
ginocchio dolorante, forse è quella andata meglio. Hai provato anche a
coinvolgermi nelle marce di regolarità e in altre iniziative degli Alpini alle
quali tenevi molto.
he dire, alla fine ne abbiamo passate tante sempre con il sorriso e la fame
della prossima cima. Tante volte, mentre in macchina ci avvicinavamo al luogo di
partenza, si discuteva già dell'obiettivo successivo. Negli ultimi anni
c'eravamo un po’ staccati per vari motivi: il tuo ginocchio, la mia fame di
cime… e tu, scherzando, ci paragonavi ad Agostini e Rossi, dicendo: "Sai fa
piacere vedere la voglia e la passione che ci metti, ma se anche ne fai qualcuna
in meno..." e poi ridacchiavi sotto i baffi. Sei sempre stato una persona
sincera, pronta a dare il cuore se serviva, ma non hai mai accettato i
compromessi: se una persona non ti piaceva, basta, gli toglievi pure l'amicizia
su Facebook, non eri capace di fare falsi sorrisi. Non ti ho mai sentito
lamentare della moglie o dei figli, anzi li hai sempre sostenuti, sapevi
soltanto parlarne bene. Io posso solo ringraziare Dio, il fato o quel che si
voglia credere, per averti incontrato e vissuto così tanto a lungo. Certo, mi
manchi da morire, non ho più un riferimento con cui confrontarmi, una persona
con cui condividere le passioni, un amico, e più che un insegnante… diciamo… non
me ne voglia la famiglia… una sorta di papà alpinista, pronto ad incoraggiarmi,
come quando ho fatto il Dente del Gigante: il pomeriggio, appena arrivato al
Torino, mi hai telefonato felice e sicuro che il giorno dopo me lo sarei
mangiato facilmente. Ma eri anche pronto a rimproverarmi quando il mio istinto
mi portava a fare qualche stupidata.
Pensa che per mia madre tu rappresentavi la sicurezza che sarei tornato a casa:
quand'eravamo assieme lei era tranquilla. In questi giorni ti ho pensato tanto
nel mio vivere e nel mio andare in montagna e mi sono reso conto più che mai che
ci sei ancora in tante piccole cose, in tanti atteggiamenti e in tenta scelte
alpinistiche. Ti voglio bene, mi manchi vecchio alpino. Se solo potessi vedere
quanta gente è qui oggi per te! Questa domenica ho fatto un 3000 e, anche se tu
non credevi in un proseguo dopo la morte, per me tu eri lì: attorno a me era
tutto più basso e all'orizzonte un mare di nuvole bianche che delimitavano
nettamente il confine tra terra e cielo... e tu eri lì, forse per un ultimo
saluto o per un continuo ritrovarti vetta dopo vetta... non so se sia possibile,
ma mi piace pensarlo, mi piace credere che mentre salgo da solo tu sia lì
vicino… Come diceva qualcuno, la chiave dell'immortalità è vivere una vita degna
di essere ricordata. E la tua lo è stata... si è interrotta che eri ancora nel
pieno delle forze, così da lasciare a tutti l'immagine di un uomo forte, tenace,
riservato, ma con un cuore grande.
Arrivederci super Pier.
Riccardo Collalto