PROTEZIONE CIVILE |
Dicembre 2020 |
Gli alpini di Conegliano hanno lavorato per quasi 5mila ore durante
l’emergenza Covid
Sono state ben 832 le presenze sul campo dei 120 volontari di Conegliano, che si
sono distinti per solidarietà e tenacia.
Anche da parte di Gino Dorigo, Presidente della Sezione Alpini di Conegliano, sono giunti complimenti per i volontari che ancora una volta, con il loro operoso volontariato alpino e la generosa disponibilità e sensibilità, hanno saputo distinguersi.
Alpini in trincea
Come tante altre volte è capitato al nucleo di Protezione civile della Sezione
Ana di Conegliano: sui fronti dei terremoti, delle alluvioni e, più
recentemente, della tempesta “Vaia” fra le valli e i monti del Bellunese. “Ma
l’esperienza vissuta in questi 4 mesi di epidemia del Covid 19 – racconta il
coordinatore Claudio Lucchet – è stata unica. Unica perché un’epidemia di questo
tipo era inimmaginabile e unica perché siamo intervenuti a tragedia in corso e
non a tragedia già consumata come in occasione di calamità naturali”.
Ben 120 volontari divisi in 8 squadre (tante quanti sono i Comuni dell’area,
convenzionati): questa la forza messa in campo dalla Protezione civile dell’Ana
coneglianese; con gli specialisti di radiocomunicazioni Tlc e con i piloti dei
droni. Dai primi giorni di febbraio, con l’intervento all’aeroporto di Orio al
Serio per i controlli sanitari dei passeggeri, ai servizi di questi ultimi
giorni, le presenze dei volontari sul campo sono state 832 per un totale di 4932
ore lavorate. Con il segretario (Gianni Fasolo), i capisquadra (Italo Santin,
Oliviero Chiesurin, Fedele Foltran, Massimo Sanson, Roberto Stradiotto, Marsilio
Rusalen, Paolo Roncolato) e un vice (Roberto De Paoli) in prima linea.
“Una delle esperienze che più ci ha coinvolto – spiega ancora Lucchet – è stato
l’incarico di rimettere a nuovo l’ex ospedale Guicciardini di Valdobbiadene. Qui
abbiamo iniziato il 14 marzo togliendo tutta la vecchia mobilia per poi passare
al lavaggio dei muri, dei vetri, dei pavimenti. I nostri uomini erano 55 e in 5
giorni di lavoro dei nuclei delle 4 sezioni trevigiane tutto era pronto per
ricevere pazienti”.
Ma non meno impegnativo è stato il capillare lavoro di distribuzione di
mascherine alla popolazione: oltre 81mila pezzi consegnati casa per casa. E poi
il controllo del territorio in collaborazione con le Forze dell’ordine; la
consegna dei pasti a domicilio; la consegna di materiale scolastico; la gestione
dell’afflusso della gente al Centro prelievi di Soligo, al distretto sanitario
di Pieve di Soligo, ai mercati, alle piazzole ecologiche. Senza dimenticare due
servizi mirati: l’installazione di un ponte radio al rifugio Posa Puner di Miane
grazie agli specialisti di radiocomunicazioni del nucleo; e l’intervento con i
droni per sorvegliare vie e piazze durante l’operazione di sanificazione
eseguita a Conegliano dall’Esercito con il supporto della Protezione civile ANA,
senza dimenticare l’intervento della squadra sanitaria a Schiavonia.
“Ora che i Comuni hanno chiuso o stanno chiudendo i Coc – conclude Lucchet – ci
terrei a ringraziare di cuore i volontari per l’ennesima prova di solidarietà,
tenacia e abnegazione che hanno dato. Credo che le nostre comunità possano
essere fiere di loro. E c’è tanta gente, oltre agli amministratori comunali, che
ce l’ha già voluto dimostrare direttamente con gesti di affetto e riconoscenza”.
Ospedale di Valdobbiadene
coordinatore capisquadra