MUSEO DEGLI ALPINI |
Dicembre 2021 |
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La nuova mostra che si è aperta al museo degli alpini di Conegliano presenta
fatti, personaggi e mezzi utilizzati dalle truppe che sono state impegnate nelle
guerre in Africa.
Anche se la mostra si incentra in particolare sulla conquista
della Libia e sulla campagna di Etiopia (Abissinia), l’iniziativa coloniale
italiana era iniziata nel 1869.
Sicuramente una parte dei documenti che sono
esposti nel museo coinvolgono in modo più diretto alcuni visitatori, perché
riferiti ad una storia che ha visto protagonisti nonni e padri che, magari ne
hanno parlato nelle serate invernali senza TV.
Obiettivo della mostra è
rappresentare, al di là delle motivazioni che hanno spinto l’Italia, nei diversi
periodi storici qui ricordati, a intraprendere attività commerciali e poi azioni
di guerra, per una espansione fuori dai propri confini e illustrare, con
documenti e immagini dell’epoca, i risultati delle azioni intraprese.
I fatti
storici, tuttavia, che presentano, come è naturale, luci ed ombre, non possono
essere taciuti perché dietro ogni documento e ogni immagine ci sono persone e
scelte che vanno inquadrate in ciascun periodo storico.
La colonia italiana
dell’Eritrea
Nelle campagne in Africa un ruolo importante lo ha assunto
l’Eritrea: inizialmente acquisita, in una sua parte (baia di Assab) con la
mediazione del padre lazzarista Giuseppe Sapeto, dall’armatore Raffaele
Rubattino nel 1870, in seguito, con lo sbarco delle truppe italiane nella città
portuale di Massaua (1885- 1890) i due territori vennero dichiarati possedimento
italiano.
Nel 1890 l’Eritrea fu ufficialmente dichiarata colonia italiana.
L’operazione non si svolse pacificamente e l’espansione italiana verso
l’entroterra (Axum,MacallÈ, Adua) portò nel settembre del 1895 alla battaglia
dell’Amba Alagi fra le truppe italiane e quelle etiopi del ras Menelik.
Il 1
marzo 1896 le truppe italiane furono sconfitte ad Adua.
Con il trattato di pace
di Addis Abeba l’Italia riconobbe l’indipendenza dell’impero Etiope (Abissinia)
e quest’ultimo riconobbe la colonia italiana dell’Eritrea.
La conquista della
Libia
Il primo intervento fu nell’ottobre del 1911, al quale fu opposta una dura
resistenza da parte della popolazione libica. Il trattato di Onchy (12 ottobre
1912) con il quale la Turchia (la Libia era un possedimento dell’impero
ottomano) rinunciò alla sovranità sulle regioni libiche, non comportò, tuttavia,
la fine della resistenza.
Il dominio italiano in Libia fu raggiunto nel 1923-25,
con il controllo della Tripolitania settentrionale e poi delle regioni
semidesertiche centrali. Tra il 1923 e il 1930 le truppe del generale Graziani
occuparono le regioni meridionali fini al Fessan.
Un ruolo importante lo ebbero
gli aerei e la radio che permisero che permisero di superare le difficoltà
create dall’essere l’ambiente desertico, impenetrabile per le truppe italiane ed
i suoi pesanti convogli. Complessivamente le forze mobili in Tripolitania non
superarono mai i 10-15 mila uomini, in gran parte eritrei e libici. Erano
italiani gli ufficiali, gli aviatori e gli specialisti.
I reparti di fanteria nazionale e la milizia avevano compiti di presidio nelle
località costiere.
Il controllo sulla Cirenaica fu più difficile per la resistenza organizzata
della popolazione e per le caratteristiche del terreno formato dall’altipiano
quasi a picco sull’Adriatico e declinante verso il deserto.
L’intervento del maresciallo Badoglio, governatore della Tripolitania e
Cirenaica per portare a termine la conquista fu portato avanti con la
deportazione di gran parte della popolazione e con la distruzione dell’economia
fondata in gran parte sul bestiame.
Con la cattura e l’impiccagione del capo della resistenza Omar al Mukhtar la
resistenza fu definitivamente stroncata e, come proclamò Badoglio, nel gennaio
1932 la Libia fu pacificata.
La conquista dell’Etiopia
Il 2 ottobre 1935 Mussolini annunciò alle piazze italiane e al mondo
l’invasione dell’Etiopia ed il 3 ottobre le truppe italiane varcarono il confine
Etiope senza che vi fosse una dichiarazione formale di guerra. La preparazione
era durata quasi tre anni.
La guerra iniziò sotto la guida di De Bono, che ben presto fu esonerato e arrivò
Badoglio.
La gestione della guerra non fu facile, per le difficoltà legate al territorio:
mancano le strade e si dovevano perciò trasformare le piste. Sullo sfondo c’era
anche il problema del rapporto tra Mussolini e l’esercito. Per Mussolini
contava, comunque, un ritorno di immagine.
Le forze in campo erano impari e l’ordine arrivato dall’alto, tuttavia, era di
usare qualsiasi mezzo per battere le forze abissine: dagli aerei che dovevano
attaccare senza sosta fino all’utilizzo dell’iprite, un gas tossico.
L’avanzata italiana fu impegnata in una serie di battaglie (Amba Aradam, Scirè)
dove le forze abissine, pur inferiori per numero e armamenti, opposero una
strenua resistenza.
Nell’avanzata verso Addis Abeba fu importante la battaglia di Mai Cen o lago
Ascianghi, del 31 marzo 1936, dove si scontrarono le truppe abissine, guidate
dall’imperatore Hailè Salassiè e le truppe guidate da Badoglio con gli ascari di
due divisioni eritree e gli alpini della divisione Pusteria.
La differenza la fece l’artiglieria (con pezzi da 65 e 75) e l’aviazione.
Il 9 maggio 1936 Mussolini annunciò agli italiani la nascita dell’impero
italiano d’Etiopia.
Bibliografia: GIORGIO ROCHAT, Le guerre italiane 1935-1943 - editrice Einaudi
Gianfranco Losego
Mitragliere indigeno con Schwarzlose del 5°
Btg Indigeni Eritrei “Ameglio”. Divisa del Tenente Martinetti Angelo (di Genova)
ufficiale dello stesso reparto ferito a passo Mecan mentre dava manforte agli
Alpini del “Pusteria” accerchiati dalla Guardia Imperiale Etiope.
Intervento del Presidente Gino Dorigo
La visita inaspettata del gen. Garofalo
Gianfranco Losego