PELLEGRINAGGIO |
Dicembre 2021 |
Sul monte Ortigara, tra il 10 e il 29 giugno 1917, si consumò la fase più cruenta e aspra dei combattimenti tra la Sesta Armata italiana, comandata dal generale Ettore Mambretti e l’Undicesima Armata austroungarica del generale Viktor Von Scheuchenstuel.
L’attacco da parte delle truppe italiane era stato ordinato per riconquistare vaste porzioni di territorio perse sull’altipiano di Asiago durante l’offensiva austroungarica del maggio 1916. La zona di fronte interessata, era stata considerata inizialmente, dall’allora capo di stato maggiore dell’Esercito Luigi Cadorna, di secondo piano rispetto al più importante scenario Isontino.
Con il passare del tempo e l’evolversi del conflitto però, iniziò ad acquisire sempre maggiore rilevanza strategica dopo che nel 1916 gli austroungarici fecero capire ai comandi Italiani, che uno sfondamento lungo quella parte del fronte avrebbe consentito al nemico di entrare di entrare nella pianura padana e prendere alle spalle le nostre armate situate sul Carso e sull’Isonzo.
Il fronte interessato dell’attacco sarebbe di 14 km, principalmente situato tra i 1700 e i 2100 metri di altitudine. Dato che nelle zone più elevate presentava particolari caratteristiche “carsiche” e quindi era spoglio e privo di risorse idriche il panorama era considerato particolarmente severo.
Per assicurare il supporto logistico all’enorme massa di uomini e materiali, che gli alti comandi intendevano schierare lungo il fronte, venne avviata la realizzazione di acquedotti e di imponenti lavori stradali lungo tutto il settore degli Altipiani. Nonostante l’impegno profuso, i comandi italiani non seppero gestire al meglio le situazioni e gli imprevisti. I tentativi di avanzata furono diversi e spesso poco concreti e mal gestiti. Al contrario il sacrificio di vite umane fu altissimo, e dopo quasi venti giorni di battaglia la Sesta Armata ordinò il ripiegamento sulle posizioni di partenza, dichiarando di fatto il completo fallimento dell’offensiva.
Il bollettino di guerra riportava perdite 25.199, su 300.000 effettivi, trasformando l’Ortigara nel teatro di una totale e inutile disfatta.
Salire su questo monte significa soprattutto ricordare i tanti giovani mandati a combattere e a morire per una guerra assurda, portando loro l’onore di cui hanno pienamente diritto. Appuntamento dunque sentito e partecipato.
Domenica 11 luglio partiamo di buon mattino con condizioni meteo non proprio idilliache ma non importa. Arrivati al piazzale “Lozze” ci ritroviamo in ottima compagnia ed indossati gli scarponi e lo zaino ci apprestiamo a salire. Passiamo a fianco della chiesetta del Lozze costruita dagli alpini del battaglione Verona dopo la battaglia del 1917 e al piccolo ossario. Poco sopra troviamo la colonna della Madonnina ed ecco che si cominciano a vedere i primi sistemi di trincee, il sentiero è contrassegnato con bollini tricolore e dopo circa un’ora arriviamo sulla cima (mt 2100) dove troviamo la colonna Mozza sulla quale è incisa la celebre frase “per non dimenticare”, meta di tanti alpini provenienti da tutta Italia.
Con la celebrazione della Santa Messa, attraverso la preghiera si rende il doveroso tributo al ricordo di quei giovani caduti per la Patria, e ci sembra di sentirli presente, qui con noi, al nostro fianco. Al termine della cerimonia inizia la discesa, ed a ogni passo che facciamo ci sembra di sentire sempre più profondamente scolpita nel nostro cuore quella frase scolpita sulla colonna
Fabio Tesser