DON NATALE TALAMINI UN PRECURSORE DEI TEMPI |
Giugno 2022 |
Francesco, Don Natale e gli Alpini
Così Papa Francesco nell’udienza del 26 febbraio scorso si è rivolto alla
nostra delegazione nazionale:
“È noto il vostro impegno nelle emergenze che fa
della vostra Associazione una moderna forza di intervento e di soccorso.
…
Penso alla vostra presenza accanto ai terremotati e a quanti sono colpiti da
calamità; al vostro sostegno nel realizzare infrastrutture per le persone
fragili; alla vostra generosa disponibilità durante la pandemia.” …
E aveva
premesso: “Vorrei incoraggiarvi ad andare avanti così: ancorati alle radici …
solerti nell’aiutarvi … valori che da sempre contraddistinguono le Penne Nere
e che acquistano ancora più rilievo in questo anno, che è il 150° dalla
fondazione del Corpo degli Alpini.”
Pari apprezzamento di questa vocazione alla
"fraternità" ed al "servizio agli altri" del soldato di montagna lo ritrovo in
questi versi:
“dovunque è un disastro, là vola in aìta
il nostro soldato,
periglia la vita:
per tutto soccorre, divide il suo pane,
incendi, colera, tremuoti e fiumane:
salvar i fratelli, salvar la sua terra” …
Colpisce il fatto che siano versi scritti nel lontano 1875 quando erano passati solo tre anni da che il Corpo degli Alpini era stato fondato, ed era difficile già allora immaginare una vita militare intesa non solo a dar morte o riceverla, ma al soccorso di ogni sventura, ed alla formazione di caratteri “forti e teneri insieme” come definiti da Papa Bergoglio.
Chi fosse questo illuminato autore lo
lascio dire a chi redasse la lapide che è sulla casa natale di Pescul, frazione
di Selva di Cadore:
“Don Natale Talamini (1808-1876), scrittore, pensatore,
poeta, primo deputato del Cadore al Parlamento Italiano, martire per
l’indipendenza della Patria che egli auspicò-divinò e volle libera per essa
attivamente operando e crudelmente soffrendo persecuzione e carcere”.
E in
faccia al cimitero dello stesso borgo natìo, ove pure morì, forse ancora si
legge:
“qui riposa a fianco dei suoi cari e l’ossa fremono amor di patria”.
Sacerdote a 24 anni, a 26 titolare di cattedra in ginnasio veneziano, a 39
sodale di Tommaseo e di Daniele Manin, resistente alla repressione austriaca del
1849 che gli costò due anni e mezzo di carcere. Dei suoi circa 375 componimenti
in versi, vent’anni dopo la morte, Antonio Ronzon ne fece scelta di 190 per la
pubblicazione in volume “Poesie di Natale Talamini” presso la tipografia
Cogliati di Milano, e non sono poche le pagine dedicate alle amate “compagnie
alpine”:
“La fame, la sete, i soli più ardenti
durare è pur bello, le marce, gli
stenti,
varcando boscaglie, salendo burroni,
cantando di patria le forti
canzoni” …
Marco Anelli/p>