ANNIVERSARIO DEL VAJONT

di Gino Ceccherini


Dicembre 2023

60° anniversario della tragedia del Vajont

Tra quanti parteciparono alle operazioni di soccorso, i militari dell’Esercito Italiano svolsero un ruolo di primaria importanza a sostegno della popolazione

La notte del 9 ottobre 1963 un’enorme massa di roccia, del volume di 260 milioni di metri cubi, si staccò dal versante settentrionale di monte Toc, al confine tra Veneto e Friuli Venezia Giulia e piombò rapidamente nel sottostante bacino idroelettrico artificiale che raccoglieva le acque del torrente Vajont.
L’onda di acqua e melma che scese nella valle sottostante era alta oltre 100 metri e, correndo velocissima, preceduta da una violentissima onda d’urto, distrusse tutto ciò che si trovava davanti, radendo al suolo interi abitati e lasciandosi dietro una lunga scia di morti. Per fronteggiare i danni, intervenne prontamente l’Esercito Italiano.
In particolare, tra i primi soccorritori giunse la Brigata Alpina “Cadore”, che partecipò all’opera di ricerca dei dispersi con una presenza media di 2014 unità di varie armi e specialità.
Fino al 17 novembre si alternarono, in totale, 3.488 militari. Giovani militari di leva, Ufficiali e Sottufficiali per 38 giorni scavarono tra il fango, anche a mani nude, per estrarre le vittime.
Alle attività di soccorso, oltre agli alpini del 7° Reggimento, parteciparono centinaia di paracadutisti, fanti, artiglieri, genieri, trasmettitori, cavalieri ed elicotteristi. Un impegno per il quale le Bandiere del 7° Reggimento Alpini e del 6° Artiglieria da Montagna vennero decorate con la Medaglia d’Oro al Valor Civile.


IL PUNTO DI VISTA DEGLI STUDENTI DELL’ISTITUTO GALILEI DOPO L’INCONTRO CON L’ALPINO-SOCCORRITORE LINO CHIES

In data 11 ottobre 2023 al teatro Dina Orsi di Conegliano l’I.S. Galilei ha organizzato un incontro-testimonianza con il Sig. Lino Chies, uno dei primi alpini soccorritori giunti sul posto la notte stessa della tragedia del Vajont. A 60 anni dal disastro del Vajont (9 ottobre 1963) l’istituto ha voluto ripercorrere e rivivere quella storia attraverso una serie di tappe quali: la Maratona di Lettura (29/09/23) incentrata su testi di Autori come lo scrittore e giornalista bellunese Dino Buzzati e la maestra di Longarone Teresa D’Incà; le letture in filodiffusione a scuola nei giorni precedenti all’anniversario del disastro; la visione in tutte le classi dell’Orazione Civile di Paolini (09/10/23); l’incontro-testimonianza con il Sig Lino Chies (11/10/23). Ricordare significa tenere nel cuore, conservare, custodire, questa è l’unica possibilità per trasmettere ai più giovani quel tesoro prezioso che è la vita, la storia; la testimonianza viva di esperienze significative, per i singoli e per le comunità, è uno strumento privilegiato perché altri possano ricordare e tramandare l’insegnamento ricevuto: di forza, di solidarietà, di partecipazione attiva, in una parola: di senso civico.

Alla fine dell’evento con il Sig. Chies sono state poste alcune domande da parte di noi studenti e ciò che più mi ha colpito è stata la risposta alla domanda: “Se potesse tornare indietro e avesse la possibilità di scegliere, rifarebbe ugualmente il soccorritore?” Lino non solo ha confermato, ma anche ribadito con forza che un’esperienza del genere per quanto traumatica, fa crescere la persona e fa diventare uomo. Questa affermazione è stata certamente la più formativa di tutte le risposte date quel giorno per un ragazzo che si affaccia alla maggiore età e sta diventando adulto. Ho apprezzato molto l’incontro perché l’unico modo che abbiamo per ricordare e per evitare che un tale avvenimento accada di nuovo è ascoltare i testimoni, coloro che hanno vissuto quella tragedia, soprattutto perché ascoltare un’esperienza del genere non capita tutti i giorni e per me studente dell’ITIS, una scuola che ha come obiettivo quello di costruire oggetti e strutture civile ed industriali, fa capire come tutto ciò che studio non sia semplicemente un capitolo di scuola. Babuin Francesco – 4AM – I.S. Galilei

Al termine dell’incontro con il Sig. Chies ho avuto la possibilità di vedere la tragedia del Vajont anche con gli occhi delle persone che hanno vissuto sulla propria pelle i momenti successivi al disastro. Molto spesso, quando sentiamo parlare del Vajont, ci viene da pensare solamente al numero di vittime e quasi mai ci chiediamo cosa sia successo dopo quella notte. Involontariamente, ci dimentichiamo dei sopravvissuti e dei soccorritori, che per il resto della loro vita hanno dovuto convivere con questi dolorosi ricordi. Il disastro del Vajont è stata una tragedia che ha segnato migliaia di vite innocenti e la storia di quella fatidica sera, il 9 Ottobre 1963, è per molte persone una ferita aperta che non si può rimarginare. Bressan Ettore 4AM-IS Galilei Raccontando la sua vicenda di alpino-soccorritore in quella tragica notte del 9 ottobre 1963 il Signor Chies ha affermato, tra emozione e fermezza, che ritornerebbe subito a Longarone per dare una mano, per aiutare, perché, a parer suo, bisogna sempre aiutare il prossimo. Questa risposta mi ha fatto riflettere sul fatto che, se io mi trovassi in una situazione del genere, come chi ha perso tutto, un aiuto, anche se piccolo, conterebbe molto e quindi, la scelta fatta dal Signor Chies non è solo una questione di buonsenso, ma anche è parte integrante di una mentalità che ti porta ad aiutare chi è in difficoltà anche se, si sa già, che si andrà incontro ad un’esperienza logorante che può segnare la vita. Casagrande Antonio 4AM- Galilei

Il Progetto Vajont che ci è stato proposto a scuola è storia “recente” e tutto ciò che è successo va celebrato ed analizzato proprio come è accaduto in modo da mantenere vivo il ricordo, come una luce accesa all’interno del nostro cuore. Sono grato agli insegnanti e alla scuola per il tempo a noi dedicato con questa modalità di scuola alternativa che ci fa crescere come cittadini italiani. De Carlo Nicola 4AM-I.S. Galilei