CORRADO PERONA |
Luglio 2023 |
Leggendo le molte riviste che riceviamo in sede Sezionale, abbiamo avuto il piacere di trovare un articolo interessante e degno di nota, pubblicato sul numero di marzo del giornale “Tucc Un” della Sezione di Biella, riguardante il presidente emerito Corrado Perona. Ringraziamo il Direttore Enzo Grosso ed il Presidente Marco Fulcheri per il permesso di pubblicarlo sul nostro giornale. Buona lettura.
Corrado Perona al Bosco delle Penne Mozze
Il Direttore del nostro TuccUn, Enzo Grosso, mi ha invitato a comporre, nero su bianco, una traccia del mio lungo iter associativo commentandolo, alla luce dei ricordi e delle mie 90 primavere. Per facilitarmi il compito, mi ha consegnato un promemoria contenente una ventina di quesiti. Deluderò l'amico Enzo ma, pur seguendo le indicazioni consigliate, scriverò a ruota libera così come meglio si addice al mio carattere.
Temporibus illis facevo parte del Consiglio Sezionale e avevo iniziato, questa
impegnativa esperienza, quando Mario Balocco era Presidente Sezionale. L'impatto
non fu semplice. Soprattutto perché ho dovuto confrontarmi con personaggi di
elevata esperienza, quasi tutti reduci che avevano vissuto sulla propria pelle
le terribili vicende delle guerre. Più che portare il dovuto apporto, per me, fu
più utile ascoltare per apprendere. Quando, purtroppo, Mario Balocco “andò
avanti” fu rimpiazzato da Alvise Mosca, eletto unanimemente dall’Assemblea dei
Delegati.
Per me Alvise fu il Presidente che meglio ci capì levandoci di dosso quel timore
reverenziale che, giustamente, dovevamo agli anziani. Ci diede fiducia e
confidenza, legò l'ambiente con unanime soddisfazione, conseguenza logica che
rilanciò l'ambiente facilitando il cambio generazionale, necessario perché la
Sezione di Biella, peraltro come le Sezioni consorelle, stava crescendo di
numero ed i nuovi iscritti erano sostanzialmente giovani congedati. Ciò premesso
la mia esperienza crebbe e si consolidò grazie ad un inserimento più congruo e
fattivo grazie anche, è doveroso rimarcarlo, all'esempio trasmessoci dai
Consiglieri anziani.
Quanti ricordi, quanti amici ho incontrato e stimato, quanta riconoscenza devo a loro. Fanno e faranno sempre parte della mia memoria. Senonché un giorno Mosca e Gatti mi convocarono in sede per annunciarmi che avrei sostituito Edmondo, in scadenza di mandato, presso la Sede Nazionale. Risposi con un no secco perché l'eventuale nuovo incarico mi spaventava. Oltretutto sostituire Gatti, Vice Presidente Nazionale, non era nelle mie immaginazioni. Non vi racconto come andò a finire, tanto lo sapete!
A Milano la mia presenza, almeno per alcuni mesi, fu quella dell'uditore. Il
consesso era di primo piano, pertanto cercavo di muovermi con oculatezza.
Mi e ci venne in aiuto il Presidente Franco Bertagnolli affidando a noi giovani
consiglieri, compiti gratificanti quanto impegnativi quali il rilancio del
Premio Fedeltà alla Montagna e l'allargamento del numero delle discipline
sportive, cercando di sollecitare una più massiccia adesione delle Sezioni alla
attività sportiva.
I sei anni trascorsi a Milano durante le presidenze Bertagnolli, Trentini e
Caprioli, non solo mi permisero di crescere associativamente ma allargarono la
cerchia delle conoscenze.
A quel punto ritenevo di avere fornito il mio apporto e di concedermi una pausa,
dedicando tempo alla famiglia che era cresciuta e doveva essere oggetto di una
mia costante presenza.
Non ebbi tempo di fiatare e fui subito richiamato. I “veci”, e non solo, mi
comunicarono che era giunto il tempo di assumere la presidenza della Sezione di
Biella anche alla luce della esperienza e del lavoro svolto in seno al Consiglio
Nazionale.
Mi ero inutilmente illuso. La famiglia non la prese bene e neppure il
sottoscritto, conscio dell'impegno e delle responsabilità che mi stavano
piovendo addosso. Fu un momento difficile. Decisi di accettare la candidatura
poiché, ancora una volta, non me la sentii di deludere le aspettative dei tanti
amici, parecchi dei quali molto avevano dato alla Patria, all'Associazione, alla
Sezione di Biella.
Fui così il primo Presidente non combattente. Non avevo, per fortuna, dovuto
subire le tristi e tragiche vicissitudini belliche. Ma, questa mia elezione,
significò che era giunto il momento di onorare quel testimone che mi era stato
consegnato continuando ad operare come tradizione da rispettare. Furono nove
anni intensi e di forte impegno ma ricchi di entusiasmo, soddisfazioni e
amicizia. Preferisco non elencare l'operosità e le realizzazioni portate a
termine, mi basta ricordare per riviverle. Non mi sono mai sentito solo, ho dato
quanto potevo. Avevo ereditato una Sezione fantastica e, ritengo, sia rimasta
tale perché mi sono adoperato con tutte le mie forze affinché nulla andasse
perduto. A distanza di tanti anni sono debitore nei confronti di tutti coloro i
quali, nell'adempimento del proprio impegno, si sono superati, mi hanno seguito,
sorretto e confortato. Grazie!
Ritenni, a impegno terminato, di poter prendere fiato. Una pausa ci fu, ma non
di lunga durata. Avevo ripreso fiato durante il 1994 ma fui richiamato
all'ordine nel 1997 su “fraterno” invito del compianto Presidente Franco Becchia.
Mi ripropose, con risoluta insistenza, di ritornare a Milano anche perché, per
rotazione, spettava alla Sezione di Biella segnalare la candidatura a
Consigliere Nazionale. Risposi negativamente in quanto ritenevo che la
segnalazione sarebbe stata ottima scelta farla ricadere su un nuovo nominativo
in quanto, per quanto mi riguardava, quella esperienza la avevo già vissuta.
Franco non volle sentire ragioni.
Mi spiegò il motivo della sua scelta, quindi mi ritoccò andare nuovamente a Milano anche perché, se Biella non avesse espresso una candidatura, avrebbe dovuto rinunciare. Furono anni filati e assai impegnativi anche perché mi toccò l'incarico di Vice Vicario con annessi incarichi. Tuttavia furono anni splendidi, ebbi la possibilità di esprimermi e di operare su più fronti curando di identificare, nella giusta ottica, i vari aspetti associativi.
Due colonne dell'ANA:i Presidenti emeriti Beppe Parazzini
e Corrado Perona
Il Presidente
Parazzini ci e mi contagiò con le sue capacità, con il suo entusiasmo, la sua
dedizione. Furono anni fantastici per qualità, lavoro, determinazione e
buonumore, anni che mi fecero constatare quanto fossero elevate le qualità e le
disponibilità degli Alpini e della gente che ci segue da vicino. Furono anche
anni difficili e di non facile gestione: la sospensione della leva obbligatoria
fu un dramma morale, e non solo, e che ancora pesa e condiziona il proseguo
associativo.
Poi capitò l'imprevisto. Beppe Parazzini ci annunciò che, per ragioni di lavoro,
non avrebbe più potuto riproporre la propria ricandidatura alla presidenza.
L'annuncio ci rese sgomenti, seguì una pausa di eloquente silenzio e di
smarrimento in quanto Beppe era il nostro Presidente, il nostro trascinatore, la
nostra guida. Il silenzio fu interrotto dal Presidente stesso che pressappoco
così ci parlò: nessun problema per il futuro, dopo di me toccherà a Perona.
Altro momento di stupore interrotto da una mia istintiva reazione troncata da
Beppe che non mi concesse replica. Successivamente, a bocce ferme, desiderai
chiarire il tutto sopratutto per farmene una ragione e ricevetti la seguente
chiarificazione: vedi Corrado, un Presidente Nazionale potrebbe anche essere un
mediocre ma non riuscirebbe mai a rovinare questa nostra formidabile
Associazione perché dietro a quel Presidente ci saranno sempre gli Alpini.
Nei tempi che seguirono, queste parole mi convinsero a considerare con maggiore
attenzione quelle sue idee e, con tanta incoscienza, finii per accettare. Il
seguito lo conoscete, è cosa abbastanza recente anche se gli anni sono passati…
Non fu una passeggiata, men che meno un vernissage. Lo zaino fu pesante, anche
se lo sapevo a priori. Ho stretto i denti cercando di dare il massimo di me
stesso, esattamente come fate tutti voi quando sentite che il momento lo
richiede. Ho cercato di dare l'esempio sperando di essere riuscito.
Oggi parlare di me stesso e rievocare quegli anni mi pare una asserzione
incredibile perché ho avuto tutto e mi sentivo nel giusto. Devo e dovrò sempre
ringraziare questa nostra Associazione Nazionale Alpini perché mi ha dato modo
di arricchirmi moralmente, di incontrare persone straordinarie quali voi siete,
di imparare la qualità dell'umiltà che è sinonimo di grandezza.
La vita associativa è composta di storie umane, storie che rappresentano la
nostra identità.
Il direttore Enzo Grosso mi ha posto una domanda: con la leggerezza e la
saggezza dei tuoi novant’anni cosa diresti agli Alpini? Dico loro di non
demordere e di continuare ad essere Alpini, di affrontare le sfide del domani
tenendo conto che, molto probabilmente, sarà necessario rivedere alcune nostre
regole. Se sarà indispensabile lo faremo tenendo conto che rivedere non
significa snaturare.
Desidero concludere questa mia lunga chiacchierata con un ringraziamento
dedicato alla mia famiglia che ha sempre accettato le mie prolungate assenze
senza farmelo pesare più di tanto.
Devo moltissimo ad Anna che ha sostenuto il peso della lontananza con saggezza e
determinazione. La sua sofferta accondiscendenza mi ha consentito di affrontare
le numerose incombenze con serenità: non è poco.
Dedico ad Anna, Silvia, Antonio e Marta un grande abbraccio!
È tempo di chiudere.
Vi saluto con calore.
Gli Alpini sono stati protagonisti del passato, lo sono nel presente, lo saranno
nel futuro se manterremo le convinzioni e la serenità di sempre!
Corrado Perona a Soligo