ALPINI SEMPRE 1925-2015 - I 90 anni della Sezione di Conegliano |
1925-2015 |
Pochi anni dopo la costituzione
dell’Associazione Nazionale Alpini, avvenuta a Milano l’8 luglio 1919 con primo
Presidente Daniele Crespi, anche a Conegliano si formò un nucleo di vecchie
Penne Nere con il proposito di ricordare degnamente i tanti amici caduti nei
campi di battaglia della Grande Guerra, fondando una propria Sezione.
Da quell’evento apocalittico non
ci separa nemmeno un secolo eppure, in questo breve spazio storico, si sono
succeduti avvenimenti talmente impetuosi e vorticosi che hanno cambiato
ripetutamente la geo-politica del pianeta, hanno abbattuto muri e cortine che
parevano di granito, sgretolato stati ed imperi che sembravano invincibili,
sconfessato ideologie totalitarie (fascismo, nazismo, comunismo) che si
proclamavano eterne come i vangeli.
Ed alle spalle è pure quello che
la politologia contemporanea definisce il “secolo breve”, il XX, l’arco
temporale che va, appunto, dall’attentato di Sarajevo del 1914 che scatenò il
conflitto fino ai primi anni Novanta, con la caduta del muro di Berlino, la fine
dei blocchi contrapposti e l’inizio della globalizzazione che sta mettendo in
grave crisi tante economie nazionali, quali la nostra.
Un secolo generato dall’idea
positivista ed utopica di un nuovo mondo pacificato non solo dalle straordinarie
scoperte della tecnica e della scienza, ma anche da eventi sportivi
internazionali, quali le moderne olimpiadi, che dovevano avvicinare i popoli.
Una nuova era nata nei lustrini illusori della belle époque e
ignobilmente morta nei massacri di tante, troppe guerre, due mondiali ed
innumerevoli locali.
Un secolo elettrizzato da grandi
pulsioni ideali, tra cui la rivoluzionaria visione sociale della Rerum
novarum, ma anche ragnato da risvolti tra i più aberranti che l’Umanità
ricordi: dal filo spinato delle trincee carsiche all’yprite di Verdun; e poi dai
campi di sterminio nazisti ai gulag staliniani; dalle fosse comuni alle foibe;
da Guernica ad Hiroshima; dalle leggi razziali all’apartheid; dalla barbarie dei
genocidi etnici alla cieca follia degli attentati kamikaze; e, nello specifico
per gli alpini, dall’Ortigara al Pasubio e dalla Vojussa al Don.
Un secolo bifronte, da un lato
sempre di corsa verso nuovi traguardi tecnologici e scientifici, che ha lanciato
la sfida al mistero dell’universo e della vita stessa, dall’altro quasi
indifferente di fronte ai nodi di pura sopravvivenza che flagellano tre quarti
del mondo.
E in ogni caso, una Storia
lastricata sempre da caterve di morti. Milioni di morti, povere vittime del
cedimento frequente di quel sottile concetto morale che separa la civiltà dalla
bestialità, l’Uomo dalla sua negazione naturale, il male latente dal male fine a
se stesso e perciò male assoluto. E la memoria dei più ha subito per troppi anni
la colpevole indifferenza della grande Storia, l’oltraggio della
generalizzazione di fronte all’ingombrante paragone degli olocausti più noti ed
atroci, più universalmente assimilati e commemorati.
Un’epoca, a dirla con il nobel
tedesco Günter Grass, piena di errori ed orrori smisurati.
Ebbene, il contesto
storico-sociale in cui nacque la Sezione di Conegliano era ancora profondamente
segnato dalle ferite ancora aperte del primo di questi smisurati orrori, la
Grande Guerra. Un evento che nello scenario italiano aveva avuto, per un anno
intero, il Piave come ultimo baluardo della Patria minacciata dall’avanzata, che
sembrava inarrestabile, degli austro-tedeschi dopo il tracollo di Caporetto. E
il territorio di Conegliano si trovò in prima linea.